InTheMusic: Khem, interview

Nome: Giovanni
Cognome: Fiore
In arte: Khem
Età: 19
Città: Ischia (NA)
Nazionalità: Italiano
Brani pubblicati: Risposte Freestyle, Ti scrivo, Trilussa, Notte
Periodo di attività: dal 2016
Genere musicale: Rap, Trap, Jazz.
Piattaforme: YouTube 

Khemoff

Chi è Khem?

Mi chiamo Giovanni, ho 19 anni e vengo da una piccola isola chiamata Ischia. Per potermi permettere di fare musica faccio più lavori, anche se di professione lavoro in cucina. Diciamo che oltre alla musica ho sempre avuto questa grande passione per la cucina. Come extra, invece, lavoro anche come cameriere due o tre giorni a settimana.

In che modo è nato il tuo nome artistico?

A dire la verità il mio nome artistico non è nato da me, bensì da mio fratello. È fissato coi videogiochi, mi pare che il mio nome artistico fosse una bomba di Black Ops 2. A primo impatto mi è piaciuto e quindi, non avendo molta fantasia sui nomi, ho tenuto quello.

Cosa ti ha spinto a prendere un microfono e iniziare a cantare?

Avevo questa passione già da piccolo, mi è sempre piaciuto scrivere, a scuola ricordo che ero bravo nei temi e soprattutto in italiano. Poi a sette anni ho scoperto il Rap e da lì mi sono innamorato anche della musica. Ricordo che stavo tutto il giorno ad ascoltare Fibra, è stato il primo artista che ho iniziato ad ascoltare.

Quali sono gli artisti che hanno caratterizzato la tua crescita musicale e personale? 

Ci sono parecchi artisti che mi hanno influenzato, lo stesso Fibra di cui stavamo parlando prima. Probabilmente l’artista italiano che mi ha influenzato di più è stato Gemitaiz. Oltre lui ci sono altri artisti che allo stesso tempo mi hanno fatto innamorare di questa cultura, potrei fare anche qualche nome estero, come Kendric Lamar, Rick Ross, Eminem, Drake, Young Thug, SCH, anche se messo a confronto con qualcuno ho uno stile un bel po’ diverso. Sono molto poco melodico e sto cercando di migliorarmi soprattutto su questo aspetto. Essendo uno che non si accontenta di nulla, cercherò sempre di migliorarmi su qualsiasi campo musicale.

Puoi parlarci di Notti, il tuo ultimo brano?

Probabilmente, insieme a Trilussa, è stato il pezzo più difficile da scrivere. Venivo da un momento molto pesante, avevo perso due zii, entrambi per droga. Il messaggio che voglio far passare alla mia generazione è quello di stare attenti a cosa si prova: tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo fatti una canna, ma bisogna stare attenti a quando si va altre, ci sono droghe che ti ci fanno rimanere. Sono del parere che ognuno della propria vita fa ciò che vuole, ma ci sono pur sempre dei limiti da rispettare, ma non per gli altri, per noi stessi. Sono stato vari mesi senza registrare un pezzo, perchè ho avuto un po’ di problemi con lo studio qui ad Ischia, quindi ho dovuto cambiare totalmente studio e andare a registrare a Napoli. Il suono lo cura totalmente Alex Aspide, il ragazzo dello studio, mentre il video è stato prodotto da Francesco Pio Cioffi, un videomaker molto bravo di Avellino.

Con riferimento a Trilussa, abbiamo percepito un brano testualmente più personale, ma con flow e sonorità più Rap. In Notti si percepisce un sound proiettato verso le nuove tendenze musicali. Quale delle due vuoi portare avanti?

C’è da dire che entrambi i pezzi li ho scritti in due momenti totalmente diversi. Sono un tipo che scrive su ogni base esistente, dal Boom Bap, alla Trap, ai semplici accordi di chitarra. Mi piace scrivere su un sottofondo di piano. Sono innamorato della musica, sono innamorato di vari generi, non saprei quale sarebbe quello più adatto per me. Ho sempre pensato che nella musica ci sia bisogno di un’evoluzione, perchè se suoni sempre lo stesso ti annoierai e annoierai ancora di più le persone che ti ascoltano.

Secondo te, chi è il miglior rapper italiano?

Ora come ora in Italia ci sono molti rapper davvero capaci, non saprei dirne uno precisamente. Probabilmente come emergente dell’ultimo annetto e mezzo potrei dire Tedua, che grazie al suo stile “nuovo” in Italia è riuscito a farsi spazio. Ho notato che non solo è bravo con la scrittura, ma anche metricamente e melodicamente. Ha portato una boccata di aria fresca. Invece, se dovessi dirne uno affermato già da tempo, non saprei. Come già detto, ci sono molti davvero bravi, potrei fare una mia top 5: Salmo, Fibra, Marracash, Primo e Gemitaiz. Gli ultimi due citati mi hanno “cresciuto” con la loro musica, non potrei non considerarli.

Ci sono persone che ti sostengono in quello che stai portando avanti?

Sicuramente ci sono molte persone che mi supportano in ciò che faccio, una delle prime è mia madre: senza lei, probabilmente, non avrei neanche iniziato il mio percorso artistico.

Ti sei avvicinato al Rap con il freestyle oppure partendo direttamente dalla stesura dei brani?

Come già detto, adoro la scrittura. Appena ho scoperto il Rap mi ci sono subito cimentato: ricordo che a 11/12 anni già scrivevo nella mia cameretta. Ho provato più volte a fare freestyle con i miei amici, ma non sono capace e davvero sarebbe bello migliorare anche su quell’aspetto.

I tre featuring dei tuoi sogni?

Domanda difficilissima. Potrei dire: Kendric Lamar, Fibra, Salmo.

Cosa ne pensi del fenomeno sociale della Trap e di come influisca non solo musicalmente, ma anche in altri settori come l’abbigliamento?

Non ho nulla contro la Trap, anzi. Il problema è che molti ragazzi di oggi fanno musica per moda e non per passione e questa, probabilmente, è la cosa che mi fa più male. Sono del parere che c’è chi la fa bene e chi la fa male, poi col passare degli anni si vedrà chi resterà a fare musica e chi invece sarà nel dimenticatoio. Siamo nel 2018, ognuno può vestirsi nel modo in cui vuole, se un ragazzino vuole seguire la moda del momento non vedo che problema ci sia.

Secondo te, si è snaturata la visione del Rap oppure è un processo di avanzamento?

Io credo che tutto questo sia un processo di avanzamento, sicuramente non dovremmo regredire, ci sono Paesi che, musicalmente parlando, sono dieci anni avanti all’Italia e questa cosa, sinceramente, mi rode un po’. Col passare degli anni spero riusciremo a dire la nostra.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Ringrazio a tutti voi che avete letto la mia piccola intervista per i ragazzi di Siloud. Ricordate sempre che nella vostra vita dovete sempre fare ciò che vi fa stare bene. Non ascoltate chi vi dice che non siete capaci, voi provateci e basta. Un grosso ringraziamento ai ragazzi di Siloud che davvero sono stati gentissilissimi. BIG UP!

Khem for Siloud

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