A pochi mesi dalla grande mostra su Marina Abramovic, il salotto dell’arte di Firenze, Palazzo Strozzi, punta di nuovo su una donna: forse meno conosciuta della precedente, ma ugualmente importante.
Natalia Goncharova, è un’artista a 360 gradi – pittrice, scenografa, costumista, “performer”, prima ancora che il termine fosse inventato – ed oggi come allora, riesce a portare scompiglio tra il pubblico. Se quando era in vita le sue opere e le sue performance, hanno fatto scalpore – è stata la prima a dipingere nudi nella sua terra natia e la prima a essere processata e poi assolta per pornografia, proprio per averli esposti – tuttora i suoi dipinti destano scalpore. Basti pensare che ad agosto il video promozionale della mostra, caricato sui canali social di Palazzo Strozzi, venne segnalato da Instagram per i suoi contenuti, cito testualmente: “violavano le norme” della piattaforma.
Natalia è stata una delle prime figure femminili ad imporsi nel panorama dell’arte, non solo per i suoi quadri, ma anche per la vita anticonformista. La sua esistenza artistica e personale, infatti, si intreccia a quella del compagno Mikhail Larionov con cui vivrà dai primi del ‘900 fino alla morte. Insieme condivideranno un ideale di vita votato all’arte, in una relazione aperta (tanto da convivere, negli ultimi decenni, nello stesso palazzo dell’amante di lui), ma fortissima. Le sue opere raccontano una donna capace di guardare all’arte e di seguirne i mutamenti unendo e spesso facendo scontrare il sacro ed il profano, tradizione e innovazione, Oriente e Occidente.
È un’artista che ha vissuto in modo potente i mutamenti del primo ‘900, portando gli elementi iconici, altamente espressivi, dell’arte russa all’interno delle istanze tipiche dell’arte moderna occidentale. Le sue donne sono figure forti, come forte è la sua personalità, in grado di seguire ed anticipare le Avanguardie, dall’Impressionismo fino al post-Futurismo.
Una donna a cui si riconosce il merito di aver usato l’arte in tutte le sue forme – fino alla fine della sua vita mischierà la pittura alla decorazione teatrale, alla scenografia – e di aver espresso, in tutti i modi possibili, un’ideale femminista ante litteram, capace di are più alla sostanza che alle forme vigenti.
Natalia, incarna la donna moderna. Non è forse un caso che Firenze ospiti personalità femminili di spessore, spesso incomprese e fortemente osteggiate ma dotate di una grande personalità.
La mostra è visitabile tutti i giorni fino al 12 Gennaio 2020.
Cristina Tedde & Alessia Dulbecco for Siloud
Laureata in Scienze Politiche e specializzata in Storia e Giornalismo, Cristina Tedde ha ammesso di scrivere per necessità. Ha iniziato parlando di politica sulla Nazione e solo poi si è dedicata a cultura, arte, moda e spettacolo.
Oggi vive e lavora a Firenze dove prende parte a numerosi progetti. Tra i più consolidati ci sono le riviste Elitism e Scimparellomagazine. Scrive per Siloud di argomenti sempre attuali e delicati, riuscendo a fornire ai lettori un punto di vista innovativo.
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Alessia Dulbecco, pedagogista e counsellor per adulti e bambini, scrive per Contronarrazioni e affronta con estrema serietà le tematiche di genere per i quali oggi la società sembra non essere ancora pronta. Ama raccontare, un po’ meno raccontarsi.
Crede che nella sua professione conti molto il “cosa” e il “come”: è importante cosa si dice – la qualità dei contenuti – ma anche come vengono veicolati. Le piace comunicare sui social perché si raggiungono molte persone, anche quelle che direttamente non sarebbe facile coinvolgere.
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