Nome: Massimo Cognome: Castagliuolo In arte: MonkeyMax Età: 23 Città: Isola d'Ischia (NA) Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: 6. Periodo di attività: dal 2013 Genere musicale: Hip Hop, Pop Piattaforme: YouTube, Spotify e tutti i Digital Stores
Ciao Massimo, raccontaci di più su di te!
Ciao, parto col dire che sono molto logorroico e mi piace tanto scrivere quindi…sedetevi.
Mi chiamo Massimo Castagliuolo, in “arte” MonkeyMax, ed ho 23 anni. Vengo e vivo da un paradiso terrestre, o almeno così diciamo quasi per giustificare il fatto che qui non ci sia un c***o da fare, l’isola d’Ischia! Molti invidiano gli ischitani, ci dicono frasi del tipo: “wow, vorrei viverci io ad Ischia!“. Davvero? No davvero vorresti vivere in un isoletta di 30 km in linea d’aria vedendo sempre le stesse persone, non avendo opportunità di fare nulla, andare sempre nelle stesse due discoteche, allo stesso bar, allo stesso belvedere, guardando sempre lo stesso orizzonte. Davvero vorresti? Facciamo cambio allora, grazie. Cosa faccio nella vita? Lavoro d’estate nell’albergo di m***a di turno, giusto quei 6 mesi per poi abbandonarmi ad un inverno vuoto ed insensato. Con il lavoro cerco di pagarmi le spese per fare musica, purtroppo non ho un amico che mi produce strumentali oppure uno con lo studio o magari ancora qualcuno che mi gira video gratis. Automaticamente ciò che guadagno con il lavoro lo spendo tutto per qualche progetto musicale, ma sono fiero di ciò… le mie uniche soddisfazioni personali nella vita vengono proprio dalla musica quindi va bene così.
Prima di passare alla domanda successiva rispondo ad un quesito che si saranno posti i più attenti, perché ho messo la parola arte tra virgolette? Perché non mi considero un artista, così come non mi va di chiamare i miei supporter con la parola “fan”, ma fan di che! L’arte ormai è sottovalutata, bisogna rispettarla. Il mio sogno è diventare un artista in ambito musicale, quand’esso si sarà realizzato toglierò quella virgolette dalla parola Arte.
Monkeymax è il tuo nome d’arte: come nasce e cosa significa?
La vera e propria risposta preferirei tenerla per me, ma cercherò ugualmente di darne una adeguata e sufficiente. Il mio nome d’arte mi accompagna fin da quando andavo all’asilo, per una stupida foto che dovemmo portare ed appendere in bacheca gli altri bambini mi iniziarono a chiamare “Massimo scimmia“. La cosa proseguì e non si fermò nemmeno quando un ragazzo si prese una pietra in bocca scagliata dalla scimmia qui presente, quindi il soprannome mi accompagnò anche per tutti gli anni delle elementari e delle scuole medie. Strano ma vero. Agli inizi della scuola superiore poi, quando tutti si inventano un nome d’arte per fare un po’ di freestyle, un amico mi disse: “oh Massimo, sei una scimmia no? E allora chiamati MonkeyMax! “. E così fu.
In che modo ti sei avvicinato alla musica e cosa significa per te?
Fin da piccolo ho avuto un ottimo rapporto con la musica, mi piaceva molto ballare e quando capii di farlo abbastanza bene mi iscrissi ad un corso di Hip Hop e Break Dance. Finita quell’esperienza iniziai a studiare la musica con un corso che si faceva vicino casa. Mi facevano fare solfeggio e altre cose che manco ricordo, ma che col tempo sono tornate molto utili. Intanto gli anni passavano e più che Hip Hop ascoltavo moltissimo la musica italiana da radio, Laura Pausini e Tiziano Ferro sopra tutti però conoscevo a memoria anche tutte le canzoni degli Studio3, Gigi D’Alessio, Zero Assoluto e chi più ne ha più ne metta. Poi ci fu il boom “Fabri Fibra” o meglio dire “lo scandalo”, i suoi testi erano troppo duri ai tempi per passare inosservato e così facendo arrivò agli orecchi di tutti, me compreso. Imparai a memoria in pochissimo tempo tutto l’album “Pensieri Scomodi“, non capendo nemmeno tutto di ciò che diceva probabilmente data l’età. Da lì in poi ascoltavo sempre e solo lui, non esisteva nessun altro rapper per me, anche perché prima non erano messi in prima linea come ora.
Arrivarono gli anni delle superiori e, ricollegandoci alla risposta di prima, iniziai a fare qualche rima in freestyle per puro divertimento o meglio dire per moda. Sì lo ammetto, ho iniziato per moda. Era il periodo di maggior spicco per il Rap Italiano, in televisione passava MTV Spit, la prima edizione… e tutti volevamo provare ad emulare quei rapper. Quindi MonkeyMax nacque fuori al terrazzo di quella scuola superiore tra una rima banale ed una non chiusa, ma devo ammettere molto modestamente che mi facevo rispettare. Col tempo ad Ischia formammo delle crew ed anche se facevamo finta di essere tutti amici c’era un bel po’ di astio e competizione… altro che Rap Game! Feci uscire un paio di canzoni con la mia crew e poi riuscì a portare la mia musica in terra ferma perché arrivai alle orecchie di un manager che mi propose di entrare a far parte di un ulteriore crew che gestiva lui. Io accettai, aprendo le porte anche agli altri rapper isolani, ma nessuno volle seguirmi… preferirono andare a dire in giro che li avevo abbandonati. Iniziai a lavorare più seriamente, produzioni inedite e studi di registrazione veri e propri non Home-Studio, dopo poco uscì il mio primo video ufficiale. Andò molto bene facendo circa 10k di views in poco tempo e quella fu la mia conferma per entrare a far parte ufficialmente della nuova crew chiamata “Mister TV“. Da quel momento in poi passavo più tempo sugli aliscafi per fare le tratte “Ischia-Napoli” e “Napoli-Ischia” che in terraferma, il nostro manager era bravo a darci possibilità e noi eravamo bravi a sfruttarle.
Intanto io continuavo ad allenarmi in freestyle ed ero diventato anche abbastanza bravo, evidentemente mi ero appassionato un po’ troppo, così partecipai a MTV Spit Campania ed arrivai ad essere l’unico minorenne tra i 20 finalisti. Purtroppo non vinsi, ma per me fu già una grandissima vittoria perché mi trovai a sfidare rapper napoletani che fino al giorno prima ascoltavo su YouTube. Col tempo son riuscito ad aprire il Live di molti artisti rinomati: Guè, Gemitaiz, Madman, Nitro, Capo Plaza, Achille Lauro, Low Low, Mostro, Sercho, Sac1, ecc…
Poi alcuni legami iniziarono a sfasciarsi fino a che decisi di uscire dalla Mister TV. Da quel momento in poi cercai in me la mia vera identità musicale, mi presi del tempo e abbandonai il MonkeyMax che rappava Hardcore ed anche sulla Dubstep, anche se ad oggi ogni tanto mi diverto a farlo. Voltai pagina e cercai di darmi un tocco di serietà in più, anche se mi risultava difficile perché in quel periodo avevo tutta l’isola d’Ischia contro semplicemente perché in terraferma riscossi un minimo di “successo”. Mi ritrovai solo, senza quei falsi che chiamavo amici e insieme ad un mio carissimo collega chiamato “Pseudo” feci uscire su YouTube con video ufficiale “Ciao S*****a“. Ciao S*****a non è solo la canzone più amata dai miei supporter, è per me il vero inizio del mio cammino musicale. Nella biografia avrei dovuto scrivere 13 brani, ma di questi considero solo gli ultimi 6, ecco perché 6. Ciao S*****a è la prima degli ultimi 6 che reputo mie canzoni. A seguire negli anni la mia vita è stata abbastanza monotona, non essendo in terraferma non facevo tutti quei live e quegli open act, ma in compenso ho avuto maggior tempo per studiare la musica e soprattutto studiare me stesso. Dopo 1 anno di stop pubblicai “Figli Dell’Estate“, brano chiaramente estivo che mostrava per la prima volta la mia voglia di cantare oltre che rappare. 6 mesi dopo, mentre ero a Londra per lavoro, feci uscire forse il mio pezzo più sentito che ho mai scritto intitolato “Via di qua” in collaborazione con Giovanni Apetino nonché mio insegnate di canto. Il pezzo purtroppo andò male, o meglio non andava bene come “Ciao S*****a” e “Figli dell’estate“, ed il fatto che aprii il mio cuore in quelle strofe e la gente non apprezzò non mi scese. Di conseguenza una volta tornato in Italia, a 6 mesi di distanza da “Via di qua” feci uscire “Male Male“. Un brano AfroTrap con stile sicuramente più conforme a quello che era il commercio musicale del momento, tant’è vero che il pezzo andò fortissimo. Per i miei numeri fu un boom incredibile. A distanza di 3 mesi partii per un viaggio con gli amici ad Amsterdam e fu proprio li che girammo il video di “Itamsterdam“, ad oggi il pezzo di cui forse vado più fiero per musicalità e argomento che ho voluto affrontare. Da quel momento ho preso un lungo periodo di stop durato 1 anno e 7 mesi per poi tornare con il mio ultimo brano pubblicato ad oggi ” 1 + 1 = 3 “.
Quando prima dicevo che Itamsterdam forse era il brano di cui andavo più fiero ero indeciso proprio perché 1+1=3 non teme il confronto. Sono stati proprio questi miei due ultimi brani a portarmi alla vittoria del secondo posto alle Honiro Audiozioni svolte a Napoli 1 mese fa. Ora spero solo di sfruttare al meglio l’occasione che mi daranno.
Punto e accapo perché questa dovrebbe essere una domanda a parte a parer mio, cosa significa per me la musica. Questa è l’unica risposta che non so darti, per averla dovresti guardarmi negli occhi.. solo a pensarci mi brillano. La musica, caro mio intervistatore, è tutto ciò che ho. Essa mi ha rovinato la vita, mi ha complicato l’adolescenza il presente e mi complicherà il futuro, ma non potevo chiedere guaio più bello. Ripeto, è tutto ciò che ho.
Chi sono gli artisti che più ti ispirano in ciò che fai?
A differenza di quando ero piccolo adesso cerco di ascoltare più artisti possibili, ad un unica condizione: che siano italiani. Ebbene sì, ascolto solo musica italiana, di qualsiasi genere ma solo italiana. Se dovessi dirti che mi ispiro a qualcuno ti direi una bugia, ma un artista preferito ce l’ho: Mecna.
Come nasce un tuo brano?
Un mio brano nasce dal nulla, da un lampo di genio. Non sforzo mai la mia scrittura, aspetto sempre che sia il mio cervello a decidere quando e se scrivere, non mi lascio pressare da tempi o scadenze immaginarie.
I testi sono tutti scritti da me, le strumentali invece sono realizzate da Alessandro Aspide nonché colui da cui registro e che mi mixa i brani. Mentre per quanto riguarda il video, da 1+1=3 ho avuto il piacere di conoscere Andrea Napolitano che è un ragazzo dell’isola che studia cinematografia a Roma e si è rivelato molto molto bravo!
Le tue canzoni hanno un sound leggero e allegro, ma ad ascoltarle bene trattano di temi attuali e di una certa importanza. Cosa vuoi raccontare con la tua musica e in che modo cerchi di dare risposta alle problematiche odierne?
Con la mia musica voglio raccontare ciò che sento, non scrivo mai di cose che non penso o di cose che non credo vere. La trasparenza nei miei testi viene prima di tutto, non mi nascondo e soprattutto non fingo di essere chi non sono a differenza del 70% della scena italiana. Non c’è qualcosa in particolare a cui punto di raccontare, come già vi ho detto i miei testi nascono dal nulla, semplicemente cerco di raccontare sempre al meglio e nel modo più originale possibile.
Per quanto riguarda le risposte che voglio dare alle problematiche odierne, non ce ne sono. Non mi sono mai interessato dei problemi che affliggono l’Italia, nella mia vita odierna intendo, non vedo perché dovrei farlo nelle canzoni. Certo, Itamsterdam parla proprio dei problemi italiani ma ne ho parlato in modo ironico non ho appesantito il discorso con il classico Rap-politico, anche perché di politica ne capisco meno di zero. Se proprio volete una risposta, la trovate nella canzone: “Svegliamoci“: “Per cambiare l’Italia bisogna abbandonarla, perché quest’ultima è una trappola! E noi? Topi in cerca di formaggio“.
“Pensavo”è il titolo del tuo nuovo brano, uscito da poco su YouTube con il video ufficiale. Dicci di più su questo progetto!
Questo brano ha una storia, infatti nacque ben due anni fa da una semplice voglia di sfogarmi e pubblicare un video su Facebook e così fu. Mi sedetti a terra, misi il telefono in posizione e mi ripresi mentre interpretavo il testo di “Pensavo” quasi come se stessi parlando al visionatore del video. Ricevetti qualche complimento ma nulla di eccessivo, un centinaio di like e finì li, come avevo calcolato insomma. A distanza di due anni, quest’estate, mentre ero a mare con Andrea, il mio videomaker di fiducia, gli stavo facendo ascoltare tutte le mie canzoni pubblicate e non. Arrivò il turno di “Pensavo“, gli dissi: “Vabbè Andrè questa è stata una cosa scritta al volo, però sono belle parole, ascolta se vuoi“. Lo ascoltò, posò le cuffiette e mi mostrò la pelle d’oca che gli era venuta, proseguì dicendo: “Dobbiamo assolutamente girarci un video su“, così mi convinse.
Rielaborai quel testo, mi inventai un paio di melodie senza snaturarlo troppo, un ritornello per farlo esplodere e via, lo registrai! Inizialmente non ne ero molto convinto, insomma… un brano che non sia strutturato da hit non è da me, però chiunque lo ascoltava ne rimaneva stupito allora decisi di continuare il progetto. Girammo il video e mi sento di dire che è stato forse il video più bello che ho mai girato per diversi fattori: tutte quelle luci, tutte quelle comparse venute lì per me, l’idea pazzesca, la serietà di Andrea e Michele, tutto… è stato tutto perfetto. Il pezzo è uscito prima su Spotify e su tutti i Digital Stores, poi su YouTube con il video, e sapete cosa? Ho ricevuto davvero tanti complimenti! Mi son fermato a pensare: perché questi complimenti non mi son stati fatti due anni fa? Semplice, perché non avevo l’attenzione che ho adesso dalle persone. L’ho sempre detto: se non sei nell’ambiente giusto puoi anche essere il nuovo Freddie Mercury (non è assolutamente il mio caso) resterai per sempre uno sconosciuto.
Insomma, il mio nuovo brano è la cosa più spontanea e toccante che ho mai scritto e sono felicissimo che tutti l’abbiano capito.
“1+1=3”, uno dei tuoi ultimi pezzi, conferma il tuo essere un artista poliedrico. Ogni volta riesci a trattare temi nuovi con sound nuovi. Come definiresti la tua musica e quali pensi siano i suoi tratti salienti?
Ti ringrazio per avermi dato dell’artista poliedrico, anche se “artista” è un parolone ma è il “poliedrico” che mi interessa. Io credo che ogni vero artista sia poliedrico e, dal momento in cui il mio sogno è proprio diventare un artista, cerco di evolvermi man mano non solo aumentando la qualità dei brani ma dandogli anche sonorità differenti. Credo sia stato proprio questo il motivo per cui molta gente ha iniziato ad apprezzarmi musicalmente, la stessa gente che prima parlava male di me ora mi supporta e ciò mi rende fiero. Ma non per un fatto di orgoglio o c*****e varie, perché questa è la dimostrazione che quel poco fatto fin ora l’ho fatto bene.
Ho chi mi supporta, ho chi crede in me e ad oggi credo di avere anche le doti giuste per arrivare a qualcosa di grande. Sia chiaro, non mi interessa avere soldi, p*****e e ville. VOGLIO DIVENTARE UN ARTISTA RISPETTATO NELL’AMBITO MUSICALE.
1+1=3 è nata molto semplicemente come ogni canzone d’amore, era dedicata ad una ragazza e inizialmente nel testo non c’era la terza incomodo. Un giorno andai in studio ad ultimare la registrazione del pezzo che nel ritornello faceva semplicemente: “mi sono innamorato di te“, ed improvvisamente su WhatsApp litigai con la ragazza a cui era dedicata la canzone, lì decisi che forse manco se la meritava. “Cambio di programma!” dissi al microfono ad Alex, rivoluzioniamo questa canzone, rendiamola più originale. Lì mi son ricordato di quante volte in discoteca il vocalist per strappare una risata sostituisce la parola “te“, di un qualsiasi testo della musica italiana, con “tre“. Un esempio? “Stasera mi butto, stasera mi butto, mi butto con TRE!“. Ho pensato a quanto fondamentalmente nessuno, che io sappia, abbia usato questo gioco di parole in una canzone ed ho colto la palla al balzo cambiando il testo e facendo nascere così 1+1=3. Che poi in realtà il vero senso del titolo sta nel video!
ITAMSTERDAM è una canzone dedicata all’Italia e ai suoi problemi, anche se la musicalità con la quale ne parli quasi tende a mascherare le tue critiche. Ad oggi il fenomeno dell’emigrazione, quantomeno in Italia e tra i giovani, è molto diffuso. Quale pensi siano le motivazioni di queste ‘fughe’?
Involontariamente ho già risposto a gran parte di questa domanda nella risposta alla domanda precedente. Per quanto riguarda l’emigrazione, come già ho detto non mi piace parlare di problemi anche perché non so dare soluzioni… o meglio ancora non credo ci siano. L’Italia è arrivata ad un punto senza ritorno, un po’ come il l’inquinamento mondiale.
Ad oggi hai all’attivo già diversi pezzi: c’è qualcosa che li accomuna?
No, fondamentalmente i miei pezzi non sono legati tra di loro e nulla li accomuna se non il fatto che siano tutte mie esperienze personali e cose che sentivo dentro. In senso inverso, invece, sarà il prossimo pezzo ad essere accomunato a tutti i pezzi precedenti, perché parlerà un po’ del mio percorso e di ciò ho affrontato per arrivare ad essere il ragazzo sicuro che sono oggi.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sorvolando la questione “singoli”, si fa sempre più grande l’idea dentro di me di iniziare a lavorare ad un album. Il problema è che quando io parlo di album, parlo di Album con la A maiuscola, non quell’insieme di tracce registrate dall’amico di turno per poi far uscire un CD di cui mi vergognerei una settimana dopo. Mi piacerebbe davvero tanto lavorare ad un Album nel modo più professionale possibile, solo che per quelli che sono i prezzi e per quello che è il mio lavoro attualmente devo lasciar quell’idea crescere ancora per molto dentro me. Poi chi sa, magari un giorno troverò il modo di iniziare a lavorarci davvero.
Progetti futuri per la vita? Niente di particolare per ora. La musica ovviamente non la farò uscire mai dalla mia vita, al primo posto viene lei. Per questo inverno sto cercando una stanza a Milano per trasferirmi lì e fare un’ulteriore esperienza fuori casa, magari stavolta in un posto che amo come Milano appunto. Solo che a quanto pare, è più facile vincere alla lotteria che trovare una stanza lì. Perché Milano? Parliamoci chiaro, è la vera capitale. E poi lì, per quanto partirei da zero, potrei trovare davvero qualcuno che mi ascolti. Dove vivo ormai mi conoscono tutti, ma qui non c’è speranza.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Credete nei sogni, non perché si avverano ma perché è l’unica cosa che ci tiene in vita. Quando avrete dei figli, aiutateli a credere nei loro sogni, invogliateli a non accontentarsi dell’esempio di vita del c***o che gli viene posta d’avanti. Sognate, lottate, piangete, piangete più forte di prima e poi piangete di gioia quando ci sarete riusciti.
La musica è il mio sogno, e piuttosto di abbassarla… lasciatemi dormire.
MonkeyMax for Siloud
Credits: Palladino Produzioni, novenovepi