Nome: Marella Cognome:Campagna Anni: 32 Città: Londra Professione: Scrittrice/Creativa Nazionalità: Italiana Sito web: www.marellacampagna.com
Ciao Marella, parlaci di te!
Ciao Ragazzi di SILOUD!
Che dire, amo definirmi come un’italiana nostalgica e malinconica, londinese d’adozione, cresciuta sul mare e la pelle intrisa di salsedine. Ho da sempre nutrito un grande interesse per l’arte, la moda, la mente e la psiche umana, ambiti in costante e continuo divenire. Ed è proprio questo eterno scorrere, cambiare ed evolversi che ha stimolato in me profonde riflessioni e grande interesse.
Spinta dalla mia costante e genuina curiosità, ho dedicato gran parte della mia vita allo studio di diverse materie, dall’ambito classico e umanistico durante il liceo, al periodo universitario più legato alla moda, marketing e sociologia per poi finire (ad oggi) con la ricerca scientifica, tra i meandri della psicologia della creatività e neuroscienza. Un grande amore, quest’ultimo, nato e sbocciato durante la stesura del mio primo libro “From blank canvas to garment”, un diario sulla mia personale esperienza nel mondo della moda, in qualità di designer, che fornisce con onestà una prospettiva interna e veritiera sul patinato mondo della moda, una sorta di finestra su questa complessa realtà da molti agognata e spesso non capita nel profondo.
Attualmente mi sto dedicando alla promozione e realizzazione di alcuni seminari e workshops, in Italia e UK, volti a riscoprire e potenziare le capacità creative del singolo, sconfessando la purtroppo radicata visione comune che ancora etichetta gli individui come creativi e non, altresì attribuendo alla creatività un carattere elitario ed innato. Con alcune colleghe inoltre, ho fondato una comunità tutta al femminile chiamata “Women of Brixton”, volta a sfatare vecchi miti e convinzioni legati alle disparità di genere, sessualità e libertà individuale, fornendo inoltre un supporto ed un luogo familiare per spogliarsi di dubbi, paure e preconcetti e finalmente essere se stessi.
La tua carriera universitaria è iniziata nell’ambito moda, ma la tua passione per gli argomenti ti ha spinta ad andare molto oltre. Ci piacerebbe sapere di più riguardo i tuoi studi e, soprattutto, cosa ti ha fatto innamorare del mondo della moda!
La passione, che spesso assume i connotati di una vera e propria ossessione, è quel motore, forza propulsiva che consente all’individuo di eccellere, in un ambito di interesse e quindi anche di liberare il proprio potenziale creativo, proiettando la sua volontà e desiderio di sapere sempre oltre, su nuovi orizzonti, come in un’eterna ed intrigante sfida. Nel mio caso è stata proprio la varietà delle fenomenologie umane e psicologiche del mondo della moda a farmi innamorare ed il complesso legame che si crea tra l’ambiente esterno, gli abiti e il soggetto che li indossa.
Ho sempre considerato gli abiti come un prolungamento, una sorta di interfaccia tra immaginario interno ed esterno dell’individuo, mitigati e intrisi della realtà esterna in cui il soggetto è immerso e della sua spontanea capacità di reagire ai diversi stimoli. Ovviamente la prima volta che ho preso una matita in mano e ho disegnato una giacca ancora non avevo sviluppato questa consapevolezza e visione, piuttosto mi lasciavo sospingere dalle infinite personalità e possibilità descrivibili e realizzabili attraverso un abito. Con gli anni ho iniziato a comprendere il vero e profondo significato che avevano ai miei occhi e a definire un personalissimo approccio agli stessi. Dopo il periodo universitario infatti ho avuto la possibilità di lavorare svariati anni per noti brand italiani a Milano e migliorare le mie conoscenze e capacità tecniche nonché iniziare a definire la mia personalità creativa, riconoscendo ciò che mi apparteneva e ciò che invece non parlava del mio essere.
La moda intesa come mero fenomeno commerciale, appiattito dalle feroci logiche di mercato, ha smesso di essere il mio goal e questo mi ha spinto a riprendere gli studi, questa volta in una città straniera, più libera, aperta ed inclusiva. Sono volata a Londra per fare un master alla Central Saint Martins School, scoprendo un mondo, duro, difficile, complesso e davvero stimolante, un luogo in cui la moda è parlante, una forma di narrazione ed un veicolo sociale. Questo mi ha portata a confrontarmi con il mio vero essere e a dar un corpo e una strada alle mie grandi passioni.
Sei una fashion designer e una writer: diciamo che il tuo lavoro si può riassumere nella parola “FashionStoryTeller” e tutto si unisce perfettamente sul tuo sito http://www.marellacampagna.com. Cosa ti ha spinto a creare uno spazio online e di cosa trattano i tuoi articoli?
Il sito è nato inizialmente dalla necessità di avere una sorta di portfolio o interfaccia digitale con il mondo del lavoro che racchiudesse le mie prospettive, idee, considerazioni, progetti, esperienze e sperimentazioni.
Recentemente, tuttavia, ho pensato di convertirlo in blog che abbia come oggetto la creatività, le persone, la nostra società e la moda, in tutte le loro mille sfaccettature. Le tematiche che prediligo ruotano intorno alla scoperta e talvolta riscoperta dell’individuo e spaziano dalla psicologia della moda (che esplora il rapporto esistente tra abito individuo, componente emotiva, percezione del proprio essere, fenomeni di transfer) alle problematiche sociali relative alla parità di genere (body positivity) per finire con considerazioni più scientifiche su come si sviluppa il processo creativo, cosa lo caratterizza e influenza. Ad oggi comunque ho raccolto molto materiale e cercherò quanto prima di iniziare a caricare i miei articoli, per cui… STAY TUNED!
Il tuo profilo Instagram ci ha particolarmente colpito, sia nella scelta dei post che dei colori e delle descrizioni. Che ruolo ha Instagram (o più in generale i social network) in ciò che fai?
Instagram, ahimè, è diventato parte integrante del mio lavoro, essendo una fonte inesauribile di contatti, idee, relazioni umane e stimolanti scambi di opinione e prospettive. Purtroppo, però, con i suoi ritmi serrati ed algoritmo pretenzioso ed imprevedibile mi riesce difficile stare al passo, richiedendo ore ed ore di pianificazione ed elaborazione dei contenuti che non sempre riesco a dedicare. Una vera sfida!
Una cosa che accomuna i tuoi contenuti, sia sui social che sul sito, è la lingua inglese: questa scelta ha a che fare con il tuo trasferimento a Londra?
E’ una scelta dovuta e strettamente legata alla mia audience e target di riferimento. Con un libro pubblicato in Inghilterra, una casa editrice inglese e svariate collaborazioni estere sarebbe davvero strano per me promuovere i miei contenuti in italiano! Inoltre, studiando ed interfacciandomi maggiormente con professionisti stranieri, vi confesso che talvolta mi risulta davvero strano scrivere in italiano, poiché la mia mente tende ad andare in conflitto e mixa un po’ di tutto. Ci sono giorni in cui mi sembra di non parlare più, dignitosamente nessuna lingua, altri di eccellere in entrambe e altre volte ancora di avere una maggiore padronanza dell’una o dell’altra, a seconda delle occasioni d’uso.
Inutile negare l’importanza che hanno lo studio e la pratica delle stesse, tramite libri, riviste, Ted, conferenze e persone, che quantomeno mi garantiscono la possibilità di non diventare all’improvviso un’analfabeta!
Cosa influenza la tua creatività? Hai dei riferimenti da cui prendi spunto?
Probabilmente la mia grandissima ed insaziabile curiosità e la grande passione per le materie, che amo, nutro, ricerco e studio costantemente. Non potrei mai compartimentale o parlare di qualcosa in assoluto, un sacco di cose, esperienze, riflessioni, occasioni hanno avuto e continuano ad avere un impatto positivo sulla mia capacità immaginativa, essendo la creatività frutto di un incontro tra idee appartenenti ad ambiti diversi che si fondono secondo un processo euristico e quindi intuitivo.
Cerco, inoltre, di potenziare la mia memoria e capacità di raccogliere ed immagazzinare dati sempre nuovi assolutamente necessari per sviluppare più collegamenti e analogie in maniera innovativa, leggendo, scrivendo, riflettendo, studiando, osservando, guardando film, mostre, parlando e condividendo idee con persone, immergendomi sempre in nuovi stimoli e sfide.
“From blank canvas to garment” è il titolo del tuo libro: come nasce e quali tematiche hai affrontato?
L’obiettivo primario è stato quello di affrontare dubbi e incertezze che molti giovani creativi vivono, sperando di poter creare una sorta di guida alla riflessione per quanti coloro siano interessati al mondo della moda e a farne parte. Lentamente, tuttavia, il libro ha acquisito una diversa sfumatura, divenendo una sorta di vero e proprio viaggio attraverso la mente di un creativo, le sue dinamiche psicologiche complesse, le interazioni con il mondo esterno e gli steps necessari per la realizzazione di un progetto artistico.
Ahimè, non posso rivelarvi più in dettaglio la scelta del titolo e copertina che all’interno del libro trovano compimento e realizzazione, poiché rischierei, chiacchierona come sono, di spoilerarmi! Però posso dirvi che entrambi (titolo e copertina) concorrono a rappresentare il processo creativo e di crescita personale che mi ha portato alla costruzione del mio immaginario creativo, passando da una tela bianca avente infinite possibilità e potenziale, ad una maggiore consapevolezza di me. Nella stesura del libro ho deciso di alternare riflessioni di natura socio-psicologica allo story-telling, guidando dolcemente il lettore a percorrere i retroscena del mondo della moda ed i meandri della mente artistica, colmando dubbi e domande riguardanti le dinamiche psichiche che intervengono nei processi creativi, gli steps necessari da compiere, le difficoltà a cui far fronte, i ritmi serrati del mondo della moda e tutta una serie di riflessioni e racconti genuini che molto spesso vengono omessi o non associati ad una realtà esternamente perfetta e patinata.
Nell’immaginario comune, infatti, la figura del creativo o designer appare essere quasi mitica e leggendaria, come di una persona capace di far diventare oro tutto ciò che tocca, ma questo non corrisponde alla realtà, essere creativi è “skilled-work”, che significa ore ed ore di duro lavoro, sperimentazione, studio, fallimenti, tentativi, complessità e sfide, significa sottoporsi a costanti critiche esterne, a coercizioni sociali e di natura commerciale, cercando di trovare un equilibrio tra il proprio immaginario estetico e ciò che le persone vogliono indossare. Spesso in molti libri di moda, viene tralasciato il cuore di questo mestiere e si parla di come facile sia stato creare un abito, quasi spontaneo e naturale per un Versace o Valentino, sorvolando sulle giornate, mesi e anni passati ad elaborare cartamodelli, tagli e abiti prima di ottenere il risultato sperato.
Ecco, il mio libro parla della paura, del sudore, dell’amore e delle lacrime che un creativo destina al suo lavoro e poi dei successi e delle opportunità e di una serie di consigli sul come farcela. Senza una grande motivazione di fondo è davvero difficile raggiungere il proprio sogno, bisogna non solo crederci ma anche lavorare su noi stessi per il raggiungimento dello stesso.
Vestirsi in maniera particolare o essere eccentrici non consegnerà agli aspiranti creativi le chiavi d’accesso per diventare designers, le loro competenze si!
Abbiamo letto che presto porterai un format innovativo per workshops e seminari nelle università di moda italiane… siamo davvero contenti per te! Cosa farai nello specifico?
Come vi ho anticipato, ho deciso di elaborare questo formato innovativo per seminari e workshops che abbia come obiettivo principale quello di aiutare i partecipanti a riscoprire, far fiorire e potenziare le proprie capacità creative, nonché un’identità personale unica e distintiva, attraverso diversi approcci ed esercizi che spingeranno le persone a liberare il proprio essere, passioni e desideri, riflettendo sui freni inibitori e dinamiche restrittive esterne, il tutto all’interno di una dimensione, onirica, giocosa legata al mondo della moda.
I corsi inizieranno nel 2020, in alcune Università inglesi e di Milano, ma non escludo la possibilità di spostarmi in altre città europee. Di recente si è anche presentata l’opportunità di riadattare il format per un ambito più corporate nel mondo del business, una sfida che ho accettato con grande entusiasmo. Dita incrociate!
La tua più grande qualità è sicuramente la voglia di fare: ti piace metterti in gioco, sperimentare e scoprire cose nuove. Quali progetti hai per il futuro? Hai un sogno nel cassetto?
Uno? Ne avrò almeno una dozzina! Vorrei avere più tempo e giornate più lunghe per dedicarmi ai miei progetti.
In primis vorrei che la nostra comunità femminile di Women off Brixton iniziasse ad avere un riscontro a livello sociale, vorrei vedere un mondo più equo, rispettoso e meno ignorante. Vorrei continuare con l’elaborazione di nuovi workshops e seminari, migliorando e affinando il format sempre di più, allargando il mio focus non solo all’ambito creativo universitario ma anche a quello aziendale, comprendo più aree e materie, essendo la creatività una componente indispensabile per le performance individuali e non solo prerogativa degli artisti. Ovviamente vorrei perseguire la mia ricerca e formazione in psicologia della creatività con un PHD e sicuramente continuare a scrivere, uno delle mie più grandi ossessioni.
Ho sempre desiderato lavorare con le persone, per le persone, interagendo e connettendo su vari piani, per cui anche se non mi pongo freni e limiti posso dire che già oggi parte dei miei sogni si stanno realizzando.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Non stancatevi di stupirvi e osservare, di cercare, di chiedervi, di domandare e di scoprire, di guardare il mondo in maniera critica, che critica non significa con attitudine negativa bensì con consapevolezza ed intelligenza. Non fatevi appiattire dalle regole banali o dai costrutti sociali, indagate e mettete in dubbio il senso comune. Siate curiosi.
Coltivate con amore il vostro essere, le vostre passioni e desideri, nonostante tutto, anche perché è tutto ciò che avete, che vi distingue e parla di voi.
Divertitevi, sperimentate e prendetevi il tempo per fare una pausa di tanto in tanto, che non significa essere pigri, ma darsi il tempo per meglio comprendere le situazioni.
Non fatevi frenare dal fallimento, è normale che capiti e rappresenta una grandissima opportunità per migliorarsi, per prendere la mira e scagliare la propria freccia più lontano, più forte. A volte la nostra strada giace lì davanti a noi, coperta dalle nostre paure.
Marella Campagna for Siloud
Sito web: www.marellacampagna.com Instagram: @marellacampagna