C’è chi ha parlato di una Milan Fashion Week sottotono, tuttavia pensando a Miuccia Prada risulta molto difficile essere dello stesso parere. Scrivere questo articolo è stato più complesso del previsto, anche perché l’approccio alla collezione Primavera-Estate 2020 firmata da Miuccia ed al Pamphlet di Jonathan Safran Foer, non è stato del tutto semplice. Non tanto per i contenuti, quanto per il profondo messaggio di rivoluzione che si trascinano dietro. “Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi”, non può definirsi semplicemente un saggio, e nemmeno un romanzo.
Rappresenta in tutto e per tutto un colloquio interiore esteriorizzato verso il mondo circostante. Le parole di Foer non sono forti, o tendenti all’allarmismo, sono semplicemente vere. Attraverso dati statistici ufficiali ed esperienze intime racconta come, effettivamente, migliorare la nostra esistenza e salvare il pianeta in cui viviamo sia possibile, partendo non solo da noi stessi, ma dal concetto di comunità. Perché è proprio la comunità ad aver motivato le più grandi rivoluzioni del sistema. Cambiare il mondo non può e non deve considerarsi come scelta radicale, Foer lo racconta facendo riferimento alla sua, di esperienza. Rinunciare di punto in bianco ai cibi di origine animale, specialmente per chi vive di determinate abitudini, sarebbe persino utopico, come risulterebbe impossibile pensare di muoversi solamente con biciclette e mezzi pubblici. Molto spesso Foer utilizza il verbo limitare. Un concetto semplice dalle accezioni graduali e delicate. Come un miglioramento lento e continuo, perché è proprio quello a cui si deve tendere. E questo senza più fermarsi, senza più sentirsi schiavi del consumismo dettato dalle nuove potenze presenti nel mondo. La limitazione è essenziale per salvarci tutti, come anche la parsimonia. E solo insieme potrebbero dettare le regole per una società privata dei suoi eccessi.
Allo stesso modo, nel sistema moda, è applicato il principio di “less is more”, riproposto dalla stessa Miuccia Prada per la sua nuova collezione, studiata appositamente per consumatori responsabili e, soprattutto, etici. Il risultato? Una collezione che rappresenta un inno alla semplicità, all’esaltazione della donna intesa come fautrice del proprio cambiamento… a partire dall’abbigliamento.Da qui, la scelta di tessuti estremamente basici ed unisex: si passa dalla garza alla seta grezza, dai tessuti uomo alla maglieria leggera. Le linee morbide ed adattabili ad ogni fisico sono indice di come l’imperfezione passi in secondo piano, diventando, anzi, un nuovo punto di forza. Le giacche avvitate in stama tapestry sono abbinate a gonne a tubo dai ricami unici, mentre polo a coste dalle e maglie dalle geometrie uniche strizzano un occhio alla nostalgia degli anni Sessanta. L’artigianalità si rende manifesta attraverso l’accessorio. La scarpa allacciata è alternata a sandali metal, ispirati all’art déco. La borsa ritorna con forme a secchiello, con manici in corda intrecciata.
Il ritorno alla semplicità si conferma anche con i colori portanti della collezione, principalmente neutri: beige e nero si uniscono all’oro, all’arancio ed ai verdi.E se salvare il mondo non sarà facile, per lo meno, vestire eticamente non sarà più un obiettivo lontano.
Non parliamo di Fashion, non parliamo di Book. Parliamo dell’&.
(Images credits: Vogue)
Martina Marianella for Siloud
Martina Marianella è tra le ultime scoperte di Siloud. Il suo angolo nel web è una fusione perfetta di fotografia, design, libri e lifestyle. I suoi contenuti, mai banali e sempre sul pezzo, permettono di farsi un’idea su un mondo ai più sconosciuto: la moda.
“Fashion&book nasce a fine del 2016 come un progetto volto alla rivalutazione […]. È un portale che non parla di abiti in o out, ma delle idee che si sviluppano dietro ad una collezione.”: così parla del suo sito Martina, sempre attenta non solo alla moda ma anche all’ambiente.
Instagram: @fashionandbook.blog
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