Nome: Gianmarco Cognome: Saurino Età: 27 Città: Roma Nazionalità: Italiana Professione: Attore
Gianmarco Saurino indossa Luca Larenza
Ph: @davide_musto
Grooming: @emanueladigiammarco
Location: Rome Life Hotel
Classe ‘92, Gianmarco Saurino fa parte della nuova generazione di attori italiani. A considerarsi dai suoi ultimi ruoli – tra i più recenti in “Che Dio ci aiuti” e “Non dirlo al mio capo” – Gianmarco ha tanto talento e una larga schiera di fan. Per questo motivo abbiamo pensato ad un’intervista!
Ciao Gianmarco, chiunque ti abbia visto recitare (in tv e a teatro) sa bene chi sei, ma i lettori di Siloud vogliono sapere qualcosa in più. Raccontaci un po’ della tua vita!
Hola! Descrivermi credo sia la cosa più difficile che potessi chiedermi, ma vediamo.
Sono Gianmarco Saurino, ho 27 anni, sono nato a Foggia, un paesone spesso conosciuto per motivi non sempre felici, vivo a Roma da quasi 10 anni e sono un attore. O faccio l’attore. Nell’indecisione, diciamo che ci provo.
Banale chiedertelo ma indispensabile saperlo: quando e come è nata la tua passione per la recitazione?
Credo che sia nato tutto nei villaggi turistici, dove per anni ho lavorato. Vivere il palco con una certa spensieratezza mi ha fatto venir voglia di scoprire di più e capire se veramente il mestiere dell’attore potesse essere una strada da intraprendere nella vita. Quindi più che dalla passione o da certi fuochi fatui mi sono mosso spronato dalla curiosità, la recitazione è il mio coniglio bianco che guarda l’orologio e mi grida “E’ tardi, è tardi, è tardi!”.
In tutto questo la mia famiglia è stata sempre un enorme sostegno, non ce l’avrei mai fatta senza di loro e quando esco dalla porta di casa sono le persone che più voglio rendere orgogliose di me.
Qual è stato il ruolo, tra quelli teatrali e televisivi, che ti ha maggiormente formato come attore?
Credo un po’ tutti. In ognuno di loro c’è una parte diversa di me e ad ognuno loro devo scoperte di aspetti di me che non conoscevo fino in fondo. Ma se dovessi pensare ad un ruolo specifico, sono anni che porto in giro per i carceri e i teatri d’Italia, grazie al sostegno di Amnesty International, un monologo tratto da un testo di Victor Hugo della metà dell’800, “Ultimo giorno di un condannato a morte”.
Metto in scena il narratore, condannato a morte, e altri 8 personaggi con i quali interagisce, una sorta di lunghissimo flusso di coscienza scandito dai rintocchi delle campane che segnano lo scadere del tempo e l’arrivo al patibolo. E devo dire che nonostante il tema sia così lontano dalla nostra terra, la possibilità di entrare nelle carceri e discuterne con i detenuti, o di interfacciarmi con le nuove generazioni e discutere con loro del problema del sovraffollamento delle prigioni italiane è stato frutto di enorme crescita per Gianmarco persona tanto quanto per il professionista. A certi progetti non puoi che dire grazie.
Hai lavorato con attori italiani importanti, tra cui Elena Sofia Ricci, Lino Guanciale, Vanessa Incontrada e altri. Com’è stato ambientarti in serie tv di grande successo?
Sono sempre stato abbastanza avvantaggiato nell’aver trovato cast, troupe e registi molto gentili nell’accompagnarmi nell’inserimento ai progetti. Ho amici e colleghi per i quali non è stato lo stesso, quindi mi ritengo molto fortunato: Elena è stata ed è una zia, un’insegnante, mi ha preso per mano accendendo la luce su questo meraviglioso ecosistema che è il set, mentre Lino è stato ed è un amico, col quale confrontarsi e al quale ispirarsi continuamente, magari davanti ad una carbonara e un bicchiere di vino.
Prossimamente ti vedremo sui piccoli schermi con la nuova serie “Doc – Nelle tue mani”, ispirata alla storia vera del Dottor Pier Dante Piccioni. Parlaci di più della serie e del tuo ruolo!
Io trovo che la serie sia un meraviglioso esperimento e non vedo l’ora che la vediate.
Lorenzo Lazzarini, che è il ruolo che interpreto, è stato sicuramente uno dei ruoli più difficili che mi sia mai capitato: è un medico chirurgo, rampante, ambizioso e self-confident come direbbero gli inglesi.
Ma dietro la maschera da Don Giovanni c’è un terreno di vetri rotti che non trova il modo di riunire. Il puzzle di una vita costruita su basi poco solide e che a poco a poco, con il proseguire della serie, crolleranno ad una ad una.
Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Yes! Appena concluse le riprese di DOC, tornerò sul set di Che Dio ci aiuti 6, in quella che sarà una stagione meravigliosa e ricca di sorprese: la stagione della maturità.
A inizio anno ho girato l’opera prima di Matteo Pilati e Alessandro Guida, prodotta da MP Film, che uscirà l’estate prossima, e ho preso parte ad una serie internazionale che uscirà invece il prossimo anno.
A giugno comincerò le riprese di un film straniero che non vedo l’ora di iniziare, ma come si suol dire, non posso dire altro!
Domanda di rito: quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Saranno di più i sogni nel cassetto o gli scheletri nell’armadio?
Non saprei dire, sono costantemente insoddisfatto e lo sarò per sempre, è parte del mio carattere: mi sono abituato negli anni a spostare l’orizzonte della soddisfazione personale sempre più lontano per abituarmi alla fatica della corsa.
Quindi nel cassetto c’è la speranza di riuscire a placarmi! E Scorsese, quello sempre.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Che non so quando uscirà quest’intervista, se avremo o no risolto questo enorme problema chiamato CoVid-19 e che da un po’ sta martoriando le nostre vite e cambiando le nostre abitudini: ma una volta usciti da questa piaga, spero che l’insegnamento che ognuno di noi potrà aver tratto da questo periodo è la capacità di riuscire ad immaginare piuttosto che a credere.
E con questo intendo spostare il focus più lontano da noi, anche in cose che non ci tangono nell’immediato: penso al cambiamento climatico, che sembra così lontano nel tempo e nello spazio, ma che in realtà ci riguarda molto da vicino. Più di quanto pensiamo.
Gianmarco Saurino for Siloud
Credits: IDentity Communication
Adoro Gianmarco sia come attore (l’ho potuto vedere solo in tv e non ancora in teatro) sia come personaggio pubblico, in disparte, non al centro del gossip, impegnato attivamente in battaglie per l’uguaglianza, collaboratore di Amnesty.
Grazie per l’intervista
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