InTheMusic: MOCA, interview

Band: MOCA
Componenti: Davide Casalini, Francesco D’Antoni, Manuel Maccarone, Nicola Giannarelli, Gelsomino
Età: 27, 24, 22, 23, 23
Città: La Spezia
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Bailamme, Relazionatore, Varanasi, Oh Cielo!
Album pubblicati: OPLÀ
Periodo di attività: dal 2018
Genere musicale: Indie Pop
Piattaforme: tutti i digital stores

MOCA

Chi sono i MOCA?

Ci piacerebbe definirci persone normali, ma ovviamente non è né una definizione né un aggettivo che possa significare realmente qualcosa.

Si può dire che conduciamo una vita come tutti, alcuni di noi lavorano, altri frequentano l’università; alcuni di noi vivono in città, altri in campagna; tutto sommato siamo originari della provincia di La Spezia, a parte Nicola che viene da qualche parte dall’Emilia Romagna, ma comunque è nato qua!

Da cosa deriva il vostro nome?

Essendo in 5, ed avendo idee molto diverse fra di noi nonché caratteri non troppo accondiscendenti, abbiamo scelto il nome MOCA perché era l’unica parola a cui ognuno di noi poteva dare il significato che preferiva.

Per me (Gelsomino), Moca è l’anagramma di coma e potreste sentire altri 4 pareri molto diversi da questo. Moca è una prova tangibile di come 5 idee differenti possano giungere ad un accordo senza togliere nulla a nessuno.

Cos’è MOCA e come nasce?

C’è un profondo legame di amicizia che ci lega da anni, non siamo solo compagni di studio o di prove, ogni scusa è buona per uscire insieme a bere qualcosa o per guardare un film, aggiustare la macchina, aiutare per un trasloco, insomma tutto quello che si fa fra amici.

Abbiamo sempre avuto progetti personali ed abbiamo deciso di ritrovarci tutti insieme perché c’è un buon feeling fra di noi, quindi è venuto piuttosto naturale!

La vostra band è composta da diversi componenti, sicuramente ognuno anche con influenze musicali diverse. Cosa vi ha avvicinati alla musica e con quali artisti siete cresciuti?

Veniamo tutti da educazioni musicali molto differenti, c’è chi viene dal conservatorio, chi dal liceo, chi dal maestro privato e chi è autodidatta.

Abbiamo una sala in affitto mensile a Santo Stefano di Magra, la numero 7, se vi presentate lì potreste ascoltare dalla musica classica degli eterni Beethoven o Chopin e percorrendo tutte le decadi del ‘900 vi ritrovereste facilmente con XXXtentacion o un singolo di Dua Lipa. A tutti e 5 piacciono molto i Rolling Stones, Dalla, Battisti, Berger e Cosmo.

Una elettro-dance mescolata al funk potrebbe descrivere la vostra musica, che ne pensate?

Elettro-dance ci piace, funk un pochino meno perché ci fa venire in mente i capelli e i giacchetti di Billy Preston e dei The Meters: bellissimi, davvero, ma ci sentiamo tornare un pochino indietro. Il nostro desiderio ora più che mai è andare avanti!

Le tematiche trattate nei brani spesso sono un po’ impegnative e non così leggere, ma  il buon accordo fra di noi è che la nostra musica debba portare un po’ di allegria e di movimento a prescindere dagli argomenti trattati. In un certo senso la musica dovrebbe sollevare il peso del testo e farlo vibrare, così da poter ballare consapevolmente su temi anche molto riflessivi.

Il vostro debutto risale al 2018 e nel 2019 già eravate nella playlist “Scuola Indie”. Dagli inizi ad oggi, come descrivereste il vostro percorso nella musica?

Nel 2018 avevamo molti pezzi pronti, ma alla fine abbiamo deciso di non pubblicarli perché suonavano ancora acerbi; dovevamo trovare il giusto sound, quindi abbiamo deciso (sotto la guida de La Clinica Dischi) di procedere step by step. Abbiamo avuto modo di sperimentare e fare le cose con calma e questo ci ha permesso in poco tempo di fare salti in avanti importanti a livello creativo e compositivo. Mentre riordinavamo le idee per ricominciare tutto da capo, abbiamo deciso di fare uscire un pezzo, “Relazionatore“, che è stata la chiave che ci ha aperto le porte alle playlist e ci ha convinti definitivamente sul sound, nonostante la continua sperimentazione.

Il resto diciamo che è venuto da sé, abbiamo trovato un buon modus operandi e personalmente per le tematiche dei testi cerco di non soffermarmi mai sul solito argomento.

Uno degli ultimi singoli che avete rilasciato si intitola “Varanasi”: perché avete scelto questo singolo per anticipare il vostro album?

Credo che Varanasi sia una specie di carnevale, di quelli con i carri che sfilano, e ogni carro ha una sua rilevanza ma anche un significato diverso dagli altri.

È aperta a più chiavi di lettura, ma sicuramente la più nitida è la routine, lavorare freneticamente durante la settimana ed arrivare al venerdì cercando di ritrovarsi con sé stessi, cercando la compagnia, il divertimento, un partner. Tutto ciò per svegliarci la domenica mattina con il mal di testa, sapendo che ancora qualche ora e sarà di nuovo tempo di tornare alla routine. Su quel letto di chiodi, nell’aspirina e nel cercare di raccapezzarsi, è lì Varanasi.

Non abbiamo fatto in tempo a rendercene conto che già il venerdì e il sabato, anche loro, facevano oramai parte della routine.

“Oplà” è il vostro album di debutto: quali sono le vostre aspettative?

Non abbiamo grandi aspettative, anzi spesso ci troviamo ad ascoltarlo con orecchio critico, c’è sempre qualcosina che si vorrebbe cambiare o sistemare, ma lo vediamo all’unanimità come una buona ragione per andare in giro a farci sentire.

Cosa avete in mente di fare dopo il vostro album di debutto, in uscita dopo l’estate?

Sicuramente un album post-debutto, ma tutti mi dicono sempre che mi devo rilassare, quindi faccio un passo indietro e preparo le borse per andare a suonare qua e là.

Sicuramente nei nostri progetti a breve termine c’è di trasferirci in una sala più grande dove trovarci e una sorta di periodo d’esilio per cercare nuove ispirazioni. A prescindere dalla riuscita della pubblicazione di Oplà, siamo sicuri che ci saranno tante novità e nuovi stimoli.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Davide vorrebbe abbracciarvi tutti, Nicola non è di molte parole, Manuel e Francesco sarebbero molto felici se gli offriste da bere ed io spero che possiate comprendere le nostre parole e farle vostre!

MOCA for Siloud

Credits: Ufficio stampa Astarte Agency

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