InTheArchitecture: RossiProdi Associati, interview

RossiProdi Associati è una delle realtà più influenti nel mondo dell’architettura italiana. Lo studio è nato venti anni fa dal lavoro individuale del suo fondatore che ha poi aggregato nel tempo nuovi soci e collaboratori, sempre più giovani con esperienze diverse, alla ricerca di novità con cui alimentare un percorso di ricerca e conoscenza di ciascuno di noi che diventa anche un servizio svolto per i futuri abitanti delle nostre architetture. Lo studio è nato a Firenze, con il desiderio di fare arte, di costruire delle architetture significative, degli spazi dove le persone possano vivere bene la loro vita ed è poi è diventato una società estendendosi all’Italia e anche in alcuni paesi stranieri.

Studio: RossiProdi Associati
Team: Fabrizio Rossi Prodi, Simone Abbado, Emiliano Romagnoli, Tommaso Rafanelli, Francesca Genise
Anni: 24-60
Città: Firenze
Nazionalità: Italia
Professione: Architetti
Sito web: www.rossiprodi.it

RossiProdi

Come nasce lo studio RossiProdi Associati?

Nasce con il desiderio di fare arte, di costruire delle architetture significative, degli spazi dove le persone possano vivere bene la loro vita. Nasce con il desiderio di abbellire le città e il paesaggio, come una ricerca continua di novità, di sperimentazione di materiali, strumenti e modelli di comportamento. Lavoriamo in gruppi interdisciplinari, siamo interessati a tutto quel che non sappiamo già. Ci occupiamo di architetture sempre diverse e ogni volta è una sfida nuova, non riusciamo a ripeterci.

Lo studio è nato venti anni fa dal lavoro individuale del suo fondatore; poi ha aggregato nel tempo nuovi soci e collaboratori, sempre più giovani con esperienze diverse, alla ricerca di novità con cui alimentare un percorso di ricerca e conoscenza di ciascuno di noi che diventa anche un servizio svolto per i futuri abitanti delle nostre architetture. Lo studio è nato a Firenze, poi è diventato una società e si è ingrandito, all’inizio i lavori erano tutti locali, poi si sono estesi all’Italia e adesso stiamo lavorando anche in alcuni paesi stranieri.

Il vostro team è costituito da numerosi professionisti: quali figure professionali si trovano nel vostro studio?

Siamo uno studio fiorentino mix di giovani ed esperienza, in cui l’età varia dai 24 ai 60 anni. Ci lavorano perlopiù architetti e ingegneri che provengono da scuole di Architettura e Ingegneria Edile. La maggior parte è cresciuta e vive, tuttora, nella città di Firenze ma abbiamo tra noi molti non fiorentini.

Abbiamo sviluppato nel tempo competenze molto ampie: tra noi lavorano esperti di progettazione architettonica, di interni, di progettazione urbana, abbiamo conoscenze molto approfondite di alcuni tipi particolari di edifici, come gli ospedali, i laboratori chimici, le università e le scuole, i complessi residenziali urbani. Lavorano all’interno della nostra struttura esperti di organizzazione funzionale, di comunicazione, di acustica, di gestione rischi, di valutazioni economiche, di storia dell’architettura, di sostenibilità e di tecnologia, insomma di tutte le dimensioni del progetto di architettura

Come sono divisi tra di voi i vari compiti?

L’organizzazione è orizzontale e trasversale, si basa su un lavoro in team, ogni progetto viene gestito dal membro del gruppo con più esperienza che si occupa, quindi, di prendere le decisioni rilevanti in modo che i progetti siano soluzioni in linea con la filosofia e poetica di Rossiprodi Associati, ma tutte le scelte vengono assunte in collaborazione e discusse democraticamente.

I gruppi variano in continuazione. Crediamo che questo porti un valore aggiunto allo scambio. Poi ogni gruppo chiede suggerimenti agli altri membri dello studio, per avere una critica o uno stimolo in più. Alcuni sono più impegnati sul versante creativo, altri su quello tecnico-costruttivo, ma in generale tutti ci occupiamo di cose sempre diverse, in modo da crescere nella propria formazione ed esperienza. L’ideazione nasce nel gruppo e diviene proprietà condivisa da tutti coloro che ci lavorano. Nessuna posizione è data come acquisita, ma viene continuamente rimessa in discussione.

Vi occupate di architettura e paesaggio, fornendo servizi che vanno dalla progettazione alle consulenze. Cosa fate nello specifico?

Sviluppiamo tutte le fasi del progetto e seguiamo la costruzione dei nostri progetti, di solito fin dall’inizio. Siamo molto impegnati in concorsi e in gare, perché crediamo che la competizione stimoli la qualità. Cerchiamo di sviluppare il lato umano di ciascuna architettura e di innovarne i contenuti e i metodi.

Ci interessa essere molto precisi per il controllo dei costi e per la bontà della costruzione, siamo molto attenti anche all’equilibrio ambientale. Ogni progetto è per noi una scommessa e una passione. Un nostro progetto è riconoscibile, perché ha un cuore generoso, una forma rigorosa e spazi accoglienti, la materia è esatta e le relazioni con il contesto in cui sorge sono molto studiate.

Intervenire sull’ambiente è una cosa molto delicata, si parla sempre e comunque di modifiche irreversibili sul territorio. Come nasce un vostro progetto e quali aspetti bisogna tenere presenti in fase progettuale?

Si può dire che tutti i lavori eseguiti sono svolti sempre in un contesto assai delicato e complicato. Come si può sopperire alla difficoltà del nostro tempo, non disponendo di un pensiero forte come i Grandi Maestri del ‘400 o del ‘500 o ancora dei secoli scorsi, se non andando a cercare le matrici vere del paesaggio? Il paesaggio è una stratificazione storica di vicende trascritte che appunto possiamo rileggere e rispetto alle quali noi possiamo che continuare e trasformare delicatamente?

Apparteniamo a un tempo più debole, rispetto ai pensieri forti dei nostri predecessori. Credo sia per questo ce spesso ci ritroviamo a cercare ispirazione nelle cose più concrete e semplici, come i modelli di vita, i fatti del paesaggio o gli elementi della cultura materiale. Nei lavori che vengono svolti l’impostazione è inequivocabilmente razionalista, anche per la necessità di comunicare fra noi e di sviluppare gradualmente un processo, infatti uno strumento fondamentale del progetto è di essere, nelle sue fasi, motivato, comunicabile e trasmissibile, deve esser riconducibile a un racconto a parole, pur trattandosi di scelte formali, di spazi e di volumi, di paesaggi, di relazioni con le persone. Quando si disegna un progetto di deve comprendere il significato profondo dell’istituzione che si va a creare, e quindi del modo in cui l’istituzione si racconta alle persone e a chi le abita.

Negli anni passati l’attenzione era posta sul creare reti di comunicazione e spazi dedicati alle residenze e alle attività. Oggigiorno il trend è quello di creare spazi, all’interno delle città, in cui l’uomo possa in qualche modo ‘ricrearsi’: ne sono esempio le nuove proposte di spazi verdi e di parchi a Milano. Quale pensate sia il ruolo dell’architettura nella società moderna?

Purtroppo oggi l’architettura è autoreferenziale, oppure tende a riferirsi solo alla firma del suo autore. Non ci interessa tutto questo. Pensiamo molto alla gente che va ad abitare nei nostri luoghi, pensiamo alle loro relazioni, a come si muove e come si aggrega e cerchiamo di costruire intorno a loro degli spazi commisurati, una concatenazione di scenari per la loro vita. Inoltre, un progetto è un pensiero su un organismo più ampio del lotto da prendere in considerazione: un progetto prima di tutto è un’offerta alla città e al paesaggio, anche a quello naturale. Deve aumentare la bellezza dei luoghi, deve creare valore. E oggi deve rispondere con gli strumenti dell’arte, ma anche della tecnica, ai problemi fondamentali della civiltà contemporanea, come quelli del risparmio delle risorse, della vita in equilibrio con l’ambiente, dell’accoglienza e dell’integrazione, della crescita delle competenze di ciascun abitante.

Ricollegandoci alla domanda di prima, i temi oggi sensibili sono due: l’abitare sociale e l’architettura degli spazi pubblici. Cosa significano queste tematiche e in che modo state cercando di contribuire in questo senso?

Gli insediamenti residenziali diventano più ricchi, significativi e accoglienti grazie alla presenza di attività diverse, oltre a quella strettamente residenziale. Proprio come avviene nella città densa e nei quartieri urbani storicizzati, le attività integrative all’abitare soddisfano necessità pratiche, generano maggiori interrelazioni sociali, un ambiente semantico più ricco e formativo, contribuiscono a rafforzare l’identità dei luoghi e assicurano un maggior presidio degli spazi urbani in diverse ore della giornata. La dimensione e la scala delle attività integrative all’abitare va commisurata a quella dell’insediamento, secondo un principio di gradualità scalare. Da un punto di vista funzionale queste attività vengono definite sulla base di una valutazione di opportunità rispetto ai servizi presenti nell’immediato contesto dell’area d’intervento. Grandi esercizi commerciali di quartiere o grandi strutture e servizi possono risultare dannosi, perché turbano la trama minuta degli spazi e delle relazioni che caratterizzano i luoghi residenziali. In genere i servizi o le attrezzature di scala piccola o media generano un ambiente urbano più ricco e apprezzato.

I nostri progetti per l’abitare sociale nascono dal concetto di comunità e come questa possa essere sviluppata e consolidata anche in un contesto urbanistico monofunzionale e con una presenza limitata di poli aggreganti (senza un sistema di luoghi centrali). In particolare, i vari progetti si basano su un’idea di mixed development e sulla considerazione che ad una varietà da un punto di vista tipologico degli alloggi corrisponde una varietà da un punto di vista sociale. Il valore dello spazio pubblico come terreno su cui costruire delle relazioni è alla base di ogni nostra proposta, non solo luogo di identificazione per la comunità che vi abita, ma anche polo di attrazione per il resto delle comunità. Si tratta spesso di spazi pubblici verdi, metafora della sostenibilità intesa non solo come obiettivo da perseguire, ma anche come valore culturale da condividere ed elemento di aggregazione e sviluppo. Ad un’idea di fondo di continuità tra ciò che è pubblico, semi-pubblico e privato, si affianca una chiara suddivisione degli ambiti accessibili a tutti, da quelli accessibili principalmente da gruppi via via più ristretti; l’articolazione stessa di spazi e volumi rafforza i diversi ambiti di pertinenza e le reciproche relazioni.

Molti progetti vantano la firma dello studio RossiProdi Associati. Il vostro tocco, sicuramente influenzato dalle vostre radici fiorentine, è delicato e d’impatto. Quali sono i progetti che più vi rappresentano?

La nostra ricerca architettonica riguarda principalmente il recupero di aree degradate, il progetto degli spazi urbani e degli organismi collettivi. Fra le opere realizzate si trovano strutture ricettive e sanitarie, padiglioni universitari, una piscina, uffici, padiglioni industriali, stazioni per autobus; sono stati svolti progetti urbani di spazi pubblici e interventi residenziali e di recupero di aree degradate e in contesti storicizzati.

Amiamo tutte le nostre opere, sono tutte espressione del momento particolare in cui sono state ideate. Difficile scegliere. E impossibile dimenticare le radici fiorentine. Certamente esiste l’appartenenza a una identità regionale. L’identità è una traccia nell’opera di molti nati qui e che qui lavorano, ovviamente si manifesta sempre in modo diverso. Ma volumi, spazi, ambizione all’esattezza, umanesimo, equilibrio con il paesaggio sono tratti innegabili. Noi crediamo inoltre che ci sia un aspetto molto importante di fondazione etica del progetto, qualcosa che si lega all’origine religiosa dell’arte toscana o alla collaborazione della bottega o delle prime fabbriche, tutto questo ha a che fare con l’humanitas della cultura fiorentina, in cui vengono ideati spazi e forme, ma c’è sempre questo ruolo centrale dell’uomo che regola la composizione e la logica dei luoghi.

Quale sarà, secondo voi, il futuro dell’architettura e del paesaggio e quali sono i vostri progetti per il futuro?

L’architettura del futuro avrà un cuore antico, perché l’animo degli uomini non cambia con rapidità e perché i nostri bisogni evolvono molto lentamente, abbiamo bisogno di bellezza, desideriamo condividere le nostre esperienze, siamo orientati ad accogliere, vogliamo essere alleati della natura e del paesaggio. Al momento stiamo sperimentando i nuovi modi di concepire lo spazio architettonico e la qualità dei materiali con gli strumenti della realtà aumentata, con la realtà virtuale, con gli strumenti parametrici e la gestione cinematica di spazi e volumi nel progetto. Siamo inoltre molto interessati ai nuovi materiali.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Occorre uno spirito positivo e accogliente verso gli altri, verso il mondo che ci circonda e in definitiva verso i progetti. Noi ci crediamo.

RossiProdi Associati for Siloud

Link: www.rossiprodi.it

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