InTheMusic: Carta Stagnola, Caffellatte

Era un giorno di febbraio 2019 e come al solito stavamo ascoltando musica, tra nuove scoperte e playlist varie. Tra i suggerimenti Spotify c’era una canzone, Endorfine, che alternava tra synth-pop e parte testuale e che ci aveva acceso una scintilla. Tra l’altro, c’era anche un video ufficiale su YouTube.

Caffellatte è un’artista che ci ha incuriositi da subito. Eravamo riusciti a trovare l’intesa con lei grazie solo a qualche secondo di quella canzone, siamo certi di essere riusciti a provare le sue stesse emozioni, proprio quelle che voleva comunicare.

Poi è arrivato Valium, un brano che ci ha confermato la voglia di conoscerla meglio, sia come persona che come artista. Siamo riusciti, in poco tempo, a farle un’intervista tramite cui abbiamo ripercorso insieme la sua vita nella musica. Nel frattempo è arrivato il 2020 ed è uscito Alcol Test, un brano dove Caffellatte non ci dà più la sensazione di una ragazza timida e introversa, anzi l’esatto contrario. Avremmo dovuto intuire che qualcosa sarebbe cambiato.

Carta Stagnola è il nuovo singolo dell’artista. È tutto nuovo, già a partire dal sound: un attrito tra l’universo della trap, del vocoder e del tune. Il brano è un viaggio nella vita di Giorgia Groccia, la persona che è dietro Caffellatte. Questa volta parla di sé stessa, senza filtri.

Caffellatte 3

“Alcol test” è stato un assaggio per far capire che qualcosa non sarebbe stato più come prima. Come sei arrivata a “Carta Stagnola”?

Carta Stagnola è arrivata come fosse un naturale evolversi della mia vita artistica in studio e non solo. Il brano era nato con un incipit buttato giù d’impulso nero su bianco e un motivetto arrangiato synth-pop a mo’ di ballad. “Ring” era il primo titolo che avevo abbozzato per questa canzone. Dopodiché, passate diverse settimane, ultimato il testo e intenta a voler chiudere il progetto, decisi di rientrare in studio. Arrivai da Alessandro Donadei (il mio produttore), dopo aver consultato Mario Ciancarella (parte integrante del progetto) la sera prima, con le idee più chiare che mai: volevo stravolgerne il sound, volevo costruire un’espressione iper-moderna di ciò che era stata la mia travagliata adolescenza, un dialogo a cuore aperto con la me di tanto tempo fa, quella bambina che ormai non riconosco più allo specchio da tanto.

Con questo brano hai voluto sperimentare tra vari generi: come sei riuscita a definirne le sonorità?

Dopo essere tornata in studio ho deciso di stravolgere il sound del brano per sperimentare qualcosa di nuovo per me; difatti, da lì in poi il brano aveva già preso forma attraverso delle sonorità trap, il tune, il vocoder, il parlato: tutta una naturale evoluzione del mio desiderio di sperimentare e raccontarmi, raccontare le tante me in diverse maniere.

Lo scorso anno la tua musica era ancora in fase di costruzione, eri ancora alla ricerca di qualcosa che ti rappresentasse completamente. Cosa è cambiato da allora e, a distanza di tempo, sei riuscita a identificare un tuo stile?

Finalmente ho compreso di voler sperimentare ogni sfaccettatura dell’elettronica, ogni sua parte, ogni delizioso cambiamento che possa effettuare da un brano all’altro. Sono sempre io con diversi abiti addosso e devo dire che sin ora sento che ogni abito indossato ha avuto il suo motivo di esistere, spero possa essere così anche per quello che verrà.

Perché hai scelto questo titolo per il brano?

Non sono solita attribuire e associare il titolo di un brano ad un pezzo del ritornello in questione. Solitamente concepisco il “titolo” come un gran contenitore di significati, ma in questo caso il contenitore corrispondeva esattamente al contenuto: la carta stagnola -oggetto tipicamente da cucina – in cui ho conservato un ricordo, è il ricordo di me a digiuno, a lottare con i miei fantasmi.

Avevamo già avuto modo di capire che i tuoi testi non parlano d’amore, nonostante lo si possa pensare ad un primo ascolto. In questo caso hai trattato argomenti molto sensibili che, in qualche modo, hanno a che fare con la tua vita privata: perché hai deciso di parlarne?

Ho deciso di affrontare questo argomento in maniera del tutto spontanea, non premeditata. Forse avevo la forte necessità di raccontarmi senza filtri e senza paura; avendo sin ora mostrato soprattutto chi sono oggi, volevo scrivere di chi sono stata, di com’ero, di quanto sono stata necessaria a me stessa sempre.

Cosa rappresenta la cover art del singolo?

Un tramonto e un’alba al tempo stesso. Come dicevo prima, chi ero e chi sono; una foto scattata sui tetti di Roma, chi sono, l’alba di una nuova me, il tramonto di certi demoni che mi hanno afflitta per tempo.

Quanto questo brano ti ha aiutata ad affrontare il tuo passato e cosa dovrebbero le persone imparare da questa storia?

Questo brano mi ha aiutata a guardare il quadro nell’insieme e non nel particolare, nonostante tratti un periodo specifico della mia vita passata. Mi ha aiutata a non aver paura di ciò che ero, perché ciò che ero ha portato la mia persona ad essere chi sono e come sono oggi. Non so cosa possano imparare gli altri da questa mia storia così intima e personale, forse solo a lasciarsi andare quando credono sia giunto il momento di farlo.

Hai già in cantiere nuovi singoli?

Ebbene sì, ma non svelo ancora nulla!

Caffellatte, Carta Stagnola

Ognuno di noi deve avere il coraggio di scavare più a fondo nella propria vita per affrontare il proprio passato e le proprie paure. Carta Stagnola è la testimonianza del coraggio di Giorgia, oltre che un brano fantastico. Andate ad ascoltarlo!

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