InTheShot: Claudia Prontera, interview

Fotografia e grafica sono il pane quotidiano per Claudia Prontera ormai da qualche anno. I suoi scatti si muovono in due direzioni: foto più concettuali, in cui cerca di esprimere qualcosa che vada oltre l’immagine stessa, e foto legate ai suoi luoghi. Un dettaglio quasi dimenticato o invisibile è tutto ciò che serve a Claudia per essere catturato.

Nome: Claudia
Cognome: Prontera
Anni: 30
Città: Specchia (Lecce)
Nazionalità: Italiana
Professione: Fotografa & Graphic Designer
Sito web: www.claudiaprontera.myportfolio.com 
Claudia Prontera for Siloud
Photographer: Ilenia Urso

Ciao Claudia, dicci qualcosa in più su di te!

Ciao! Ho trent’anni, attualmente vivo nel mio paese in provincia di Lecce, Specchia. Mi occupo di fotografia e grafica, e fino ad un anno e mezzo fa non credevo di poterlo mai affermare, facevo tutt’altro!

Quella per la fotografia è una passione che ti porti dentro da molti anni, più che passione ormai è diventata un’esigenza. Cosa ti lega ad essa?

Ho ricevuto la mia prima macchina fotografica a sette anni, una Polaroid Spice Cam, lì è nato tutto, ero affascinata dal processo di creazione dell’immagine stessa, dalla magia nel vedere i soggetti emergere dal nulla e poterli conservare lì, in quel quadratino.

È diventata un’esigenza solo dopo, durante l’università. I miei studi universitari hanno poco a che vedere con la fotografia, ho iniziato con Ingegneria Aerospaziale, per poi trasferirmi a Fisica e Astrofisica, dove attualmente sono una laureanda. Ma in quegli anni avevo bisogno di sfuggire a tutte quelle leggi e formule matematiche e ho iniziato a leggere, studiare e fotografare con costanza, facendo almeno una foto al giorno per un anno, cercando sempre di migliorare e capire cosa mi piacesse fotografare. In quegli anni i miei studi e la mia passione si sono incontrati per un po’, ho scritto degli articoli sull’astrofotografia, dall’esperienza dei laboratori notturni di astrofisica. Ai miei studi è legato anche il mio nickname, Alnilam, una delle stelle che si trovano nella costellazione di Orione.

Le cose che noti diventano protagoniste dei tuoi scatti: cerchi sempre di catturare il dettaglio (più che l’attimo) giusto. Cosa ti deve colpire di una certa scena?

Un dettaglio quasi dimenticato o invisibile. In ogni cosa che riguarda noi uomini come esseri umani, credo che ciò che fa la differenza si trovi nelle piccole cose. Un raggio di luce che cade in un determinato modo, una geometria svelata, qualcosa che è lì, dato per scontato, per me è nascosto in bella vista. Spesso si danno per scontate tante cose solo perché ce le ritroviamo sotto gli occhi continuamente, cerco di soffermarmi proprio lì, e dare nuova luce e nuova importanza.

La bravura di un fotografo sta nel riuscire a rispondere alle esigenze di un cliente, ma la cosiddetta “mano del fotografo” è del tutto personale, una capacità innata: come descriveresti il tuo modo di fare fotografia?

È vero, e lavorando con la fotografia mi ritengo molto fortunata con i clienti, soprattutto chi ha creduto in me fin dai primi passi, scegliendomi per il mio modo di fotografare e fidandosi di me, è stato facile rispondere alle loro esigenze, fino ad ora almeno.

Per quanto mi riguarda, cerco di dare un taglio personale alla storia che racconto, che sia di un paese, di un’azienda o di una persona. Non mi sono mai piaciute le ‘foto da cartolina’, che ti fanno vedere un posto perfetto e patinato, un posto è bello proprio perché è imperfetto, vissuto, e spesso le sue cicatrici sono proprio ciò che lo rende più interessante e di valore.

Vorrei migliorare tante cose, ogni volta che rivedo una mia foto non mi sento mai soddisfatta pienamente, però negli anni sono riuscita a vedere un’evoluzione, quasi un filo conduttore, per cui continuerò a studiare, leggere e guardare per migliorare costantemente.

Tutti i tuoi soggetti sono diversi, a guardarli sembra quasi che prendano vita: è questo ciò che li accomuna?

Negli anni senza programmarlo ho realizzato più progetti paralleli diversi tra loro e aventi soggetti differenti. Il primo, a cui sono più affezionata, è “Superficie e Abisso“, che racchiude foto più concettuali, in cui cerco di esprimere qualcosa che vada oltre l’immagine stessa, spesso il significato è suggerito dalle brevi didascalie che accompagnano le foto, e he invitano a ‘leggere oltre le righe’.

Gli altri sono legati ai miei luoghi, nati per caso e in antitesi tra loro, uno racconta i nostri paesi con i colori caldi, le ombre nette e i contrasti della vita elevati, con i giovani che tornano per ritrovarsi fermi in un tempo che non appartiene più a loro; l’altro invece racconta il Salento quasi come fosse un ricordo d’infazia, con colori tenui e delicati, nostalgici e sognanti.

Il primo progetto lo sento molto personale e ogni foto è quasi un autoritratto, pur non essendo sempre io il soggetto. Quando invece sono in giro non so cosa mi porti a scattare in un modo o nell’altro, mi lascio trasportare dalla luce e dall’istinto.

“Le immagini sono un potente mezzo per emozionare, comunicare ed emergere”, questo si legge dal tuo sito e siamo totalmente con il tuo pensiero. Proprio per questo, per fare in modo che la realtà venga percepita in tutta la sua bellezza è necessario, però, avere anche la giusta strumentazione. Quali apparecchiature di produzione e post-produzione utilizzi?

A volte credo che la giusta strumentazione sia la nostra stessa mente e il modo in cui guardiamo ciò che ci circonda. Per le mie foto utilizzo varie macchine fotografiche, ho tre diverse Polaroid, una Exakta degli anni ’80, analogica, e la mia Fuji XT3 digitale, che uso quasi esclusivamente per lavoro.

Il lavoro di post produzione che faccio dopo ogni scatto consiste nello ‘sviluppare’ il singolo file su Lightroom, dove preferisco non stravolgere mai l’immagine che mi trovo davanti. 

Immagina di voler scattare una foto in questo momento; sei lì, con la tua attrezzatura, alla ricerca della giusta idea. Poi cosa succede?

Alcune delle foto che scatto sedimentano in me per mesi, appunto l’idea e aspetto la luce giusta o il tempo giusto. Altre volte invece mi faccio prendere dal momento, dai dettagli e dall’istinto.  Come dico spesso ‘ vedo la foto’ guardandomi intorno, attratta soprattutto da alcuni colori o tagli di luce particolari. 

C’è uno scatto importante per la tua vita lavorativa o personale?

Probabilmente uno degli scatti più importanti, o più fortunati, è un autoritratto, scattato al mare, in spiaggia, in cui ho uno specchio poggiato sul viso e al posto del mio viso si vede il mare. L’ho intitolato “Can you ‘sea’ me?”, giocando sulla pronuncia inglese della parola sea, mare, fonicamente uguale a see, vedere.

È piaciuto a dei galleristi di Roma che mi hanno chiesto di esporlo ad Arles 2019, e successivamente è stato scelto da una curatrice di Torino per esporlo a Parigi durante la ParisPhoto week.

Quali sono i tuoi progetti futuri nella fotografia e nella vita?

In futuro mi auguro di poter continuare a lavorare con la fotografia conservando sempre questa passione e allo stesso tempo la meraviglia di scoprire cose nuove e includerle nel mio percorso per migliorare sempre. 

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Questo è un momento molto delicato, in cui siamo costretti a rivedere tutto, e a riempire le giornate di cose nuove o diverse, mi piacerebbe invitarvi a guardare i vostri dettagli, le vostre cicatrici, a trarre ispirazione da essi.

Claudia Prontera for Siloud

Link: www.claudiaprontera.it
Instagram: @alnilam

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