InTheMusic: Ibisco, interview

Filippo Giglio è un ragazzo che odia gli stereotipi e il modo in cui occultano la realtà eversiva. Il progetto Ibisco nasce come esperienze di vita vissuta, sono una risposta al cercarsi dentro e allo spogliarsi di ogni pregiudizio. Ibisco è chiunque sia in costante ricerca di sé stesso e della sua natura primitiva e anti-retorica. Ciò che più ci ha colpito è la profondità che caratterizza le sue produzioni. Ciò che si dice delle ambientazioni sonore che riesce a creare è: “I suoni sono viola, blu scuro e le parole amano venire come macchie sulla retina dopo che a lungo si è fissata la luce”.
Meduse” è il singolo che segna l’inizio ufficiale del suo percorso nella musica come artista.

Nome: Filippo
Cognome: Giglio
In arte: Ibisco
Età: 25
Città: Bologna
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Meduse
Periodo di attività: dal 2020
Genere musicale: Alternative Songwriting
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi c’è dietro Ibisco?

C’è un ragazzo che vive in provincia ma con un ascendente urbano, che odia gli stereotipi e il modo in cui occultano la realtà eversiva. Ibisco è chiunque sia in costante ricerca di sé stesso e della sua natura primitiva e anti-retorica. Studia, lavora e scrive canzoni.

Da cosa deriva il tuo nome d’arte? 

La scelta del nome mi ha sempre tormentato, cercavo qualcosa che non mi stancasse mai, che fosse evocativo, unico, perentorio. Ovviamente non ci sono riuscito, ma Ibisco non mi dispiace affatto, è un fiore (come il giglio) e mi sono accorto a posteriori, in modo se vogliamo maniacale, che ha le stesse vocali (e disposte nello stesso ordine) del mio nome e del mio cognome.

Come ti sei appassionato alla musica e quando hai deciso di voler intraprendere un percorso in questo mondo? 

È da quando ho 14 anni che frequento la musica da grande appassionato ascoltatore. Suono la chitarra e il piano da autodidatta e ho preso qualche lezione di canto. Il desiderio di scrivere è nato forse dalla curiosità di scoprire cosa ci fosse dietro a tutti i miei ascolti, come potessero nascere dalle persone le canzoni. Amo l’arte in generale, specie quella che mette al centro l’esigenza, da parte di chi la crea, di comunicare qualcosa che non abbia ancora trovato il modo di uscire allo scoperto. L’approccio che preferisco è basato sull’istinto.

Quali sono le tue maggiori influenze musicali e in quali aspetti della tua musicalità vengono richiamati?

Il mio primo grande amore sono stati i Baustelle. Alle medie ero l’unico ad ascoltarli. I miei riferimenti attuali sono per lo più esteri: MGMT, Arcade Fire, Joy Division (più che mai contemporanei) fino ad arrivare ad Alt-J, DIIV e Beach Fossils. Ho molto apprezzato negli anni i lavori di Vasco Brondi aka Le Luci Della Centrale Elettrica. Sono un grande adoratore di Lucio Dalla, il suo modo di cantare va oltre i confini di qualsiasi spiegazione.

Il progetto Ibisco nasce come esperienze di vita vissuta, sono una risposta al cercarsi dentro e allo spogliarsi di ogni pregiudizio. Quale messaggio si nasconde dietro la tua musica e cosa definiresti il tuo stile? 

Il mio stile faccio fatica a definirlo con una parola sola. I pezzi spaziano molto, credo che il filo conduttore siano i testi e l’intenzione della voce unito ad un suono poco patinato. Il mio obiettivo è comunicare attraverso le canzoni delle sorte di inconsci collettivi in un modo sincero che rifletta il mio modo di pensare, che poi credo sia lo stesso di tanto altri. Abbiamo fatto insieme al mio produttore Marco Bertoni un attento lavoro per minimizzare qualsiasi tentativo di ammiccamento o retorica. Dovessi scegliere un genere di appartenenza, essendo un cantautore, sceglierei il cantautorato, magari dark/alternative (rido).

Ciò che più ci ha colpito è la profondità che caratterizza le tue produzioni. Ciò che si dice delle ambientazioni sonore che riesci a creare è: “I suoni sono viola, blu scuro e le parole amano venire come macchie sulla retina dopo che a lungo si è fissata la luce”. Ci spiegheresti questa definizione?

Il mio approccio alla scrittura si basa molto sull’improvvisazione di melodie di voce su basi elettroniche o di piano. Spesso mi rendo conto che le parole a cui poi mi affeziono provengono da una sorta di inconscio, sono lampate che non sai spiegare. Il sole, nella similitudine, è un retro-pensiero che emerge spontaneo e lascia il segno nel processo di scrittura. Per quanto riguarda il suono Marco ha fatto un lavoro a mio avviso fantastico, abbiamo ricercato la mia natura sonora a partire dai testi e molto spesso ci siamo accorti che i suoni più coerenti fossero quelli crudi e viscerali.

Sei ai tuoi esordi, ma siamo certi che c’è un lato di te che ancora non ha visto la luce o che forse mai la vedrà. In che modo le tue prime produzioni sono confluite in quello che sei oggi?

La ricerca che si fa sulla musica è in realtà un lavoro che prima di tutto viene fatto su sé stessi. Sono cresciuto molto anche come persona durante questa fase creativa che soltanto oggi si sta traducendo in pubblicazioni, ma che è frutto di un paio di anni di lavoro in studio. Credo che ogni aspetto della vita sia in profonda sinergia con altri, per questo credo che ogni esperienza in un ambito abbia tanto da insegnarci di riflesso su altri che potremmo pensare abbiano un ruolo marginale.

“Meduse” è il singolo che segna l’inizio ufficiale del tuo percorso nella musica come artista. Con questo brano inserisci l’ascoltatore nel bel mezzo di un racconto crudo di relazioni e futuro, di provincia e semplice esistenza. Come nasce questo brano? 

Questa traccia nasce dopo aver realizzato per l’ennesima volta che le cose a cui più ci leghiamo non sono spesso esempi di serenità, piuttosto altalene emotive e tormentate che a causa della loro forma segmentata si avvinghiano all’anima. Le immagini che cito nel testo sono elementi iconici dei luoghi che abito, angoli di mondo a cui non mi stancherò mai di pensare.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro e qual è il tuo sogno nel cassetto? 

Il mio progetto più grande è la coerenza artistica, voglio creare un percorso alla cui base ci sia forte sincerità espressiva e costante ricerca su me stesso. Il mio sogno è che la mia musica faccia sentire le persone più comprese.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Sì, magari quando li incontrerò.

Ibisco for Siloud

Instagram@ibiscogiglio
Facebook@ibisco.musica

Credits: Astarte Agency

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