InTheMusic: Arsen Palestini, interview

Arsen Palestini è un rapper e compositore italiano di stanza a Bologna. È nel mondo della musica ormai da molto tempo, ha iniziato la sua attività col gruppo rap pionieristico Menti Criminali, fondato ad Ascoli Piceno nel 1990. Un mix di hip hop, jazz rap, trip hop, electronica e lo-fi downtempo: la sua musica è tutto questo e altro ancora. Dopo due decenni di dischi e un gran numero di esibizioni live, ha recentemente dato il via ad Amusin’ Projects, un “laboratorio” collettivo in cui collaborare con musicisti, produttori, beatmaker in Italia e altrove. Nel 2019 il primo EP “Mistery in the Making, Vol. 1”, oggi è tornato con “Mistery in the Making, Vol. 2”: un concept dai molteplici temi trattati.

Nome: Arsen
Cognome: Palestini 
In arte: Amusin' Projects 
Età: 47
Città: Ascoli Piceno/Bologna/Roma 
Nazionalità: italiana 
Brani pubblicati: Love is Nothing Less Than a Bet, Funk Life, Remain Sane, Movida, Love and Music, Lovedown, Phantomwise, First Term Test
Album pubblicati: Mistery in the Making, Vol. 1, Mistery in the Making, Vol. 2
Periodo di attività: 1992-oggi (con Menti Criminali), 2019-oggi (con Amusin' Projects), più feat vari sotto il nome di Larsen o Larsen MC
Genere musicale: Rap, Jazz Rap, Funk, Electronica, Trip Hop

Arsen Palestini è un rapper e compositore italiano di stanza a Bologna. Chi è, però, nella vita reale?

Faccio addirittura il ricercatore e insegno Matematica alla Sapienza, a Roma, dove vivo da qualche anno. Più alternativo di così… E ovviamente, da sempre, grande appassionato di Musica, da costruire e da ascoltare. 

Sei nel mondo della musica ormai da molto tempo, ma com’è nata questa tua passione?

Ah, fin da quando ero bambino, ascoltando i vinili che trovavo in casa per ore ed ore. A volte anche sfasciandoli. Chissà se avrò distrutto qualche disco raro, boh. A 13 anni feci la prima cassetta di canzoni pop in Inglese con mio cugino. 

Hai iniziato la sua attività col gruppo rap pionieristico Menti Criminali, fondato ad Ascoli Piceno nel 1990. Quanto questa esperienza ha segnato il tuo percorso musicale?

Molto, naturalmente. Vivemmo insieme la primissima ondata del Rap in Italiano, quella giornalisticamente definita ‘delle posse’. Facemmo un sacco di concerti in giro, soprattutto nei centri sociali. Molto bello e formativo. Probabilmente il Rap me lo porterò dentro a vita. Invece col mio gruppo, negli anni, abbiamo avuto alti e bassi e anche fasi vuote, ma tutto fa esperienza. Anche i vuoti creativi hanno un loro senso. 

Un mix di hip hop, jazz rap, trip hop, electronica e lo-fi downtempo: la tua musica è tutto questo e altro ancora. Cosa c’è alla base del tuo sound? 

Un po’ tutto, ci tengo molto a svariare e a sperimentare, grazie ai tanti e bravi producers con cui lavoro e che purtroppo non hanno la visibilità e il successo che meritano. Inoltre, amo scrivere testi un po’ su qualsiasi cosa, dagli esami universitari alla situazione della Musica alle situazioni varie della vita, alla politica. 

Dopo due decenni di dischi e un gran numero di esibizioni live, hai recentemente dato il via ad Amusin’ Projects, un “laboratorio” collettivo in cui collaborare con musicisti, produttori, beatmaker in Italia e altrove. Raccontaci di più!   

Ci tenevo molto a conoscere musicisti nuovi con cui lavorare, in modo che non fosse un progetto solista, ma più un percorso musicale e artistico collettivo. Con alcuni ho fatto un solo pezzo, altri invece come Kato, DJ QVP, Simone Romani, che sono anche cari amici, mi accompagnano in modo più profondo. Ma chiunque può dare qualcosa. La fusione di esperienze, approcci, idee, è fantastica. Escono fuori cose fighissime. E poi essere indipendenti (e ‘poveri’) ha i suoi vantaggi. Io adoro i jazzisti che creano e sperimentano tutta la vita, rischiando pure di morire in povertà. Quella è arte pura. 

Nel 2019 il primo EP “Mistery in the Making, Vol. 1”, oggi sei tornato con “Mistery in the Making, Vol. 2”: un concept dai molteplici temi trattati. Come è nato questo progetto?

Volevo fare sperimentazione musicale mescolando generi e persone con l’humus dell’Elettronica. Forse la cosa migliore è ascoltare, piuttosto che fare troppe elucubrazioni e definizioni. 

“Lovedown” è un pezzo jazz rap prodotto dal beatmaker giapponese NES, la prima di 5 tracce. Qual è stata la scintilla che ha fatto nasce il brano e com’è stato produrlo? 

L’esperienza del lockdown è stata unica (e speriamo che lo rimanga). Impossibile non parlarne. Uno stato di reclusione, di deprivazione, di sospensione dei diritti civili. Però questa base di NES, con cui purtroppo ho interagito solo on line, è sostenuta, quasi allegra, non suonava cupa. Ma il testo l’ho scritto dopo il lockdown. Tutto Marzo non sono riuscito a scrivere quasi nulla, ero come paralizzato. Ma non tutti hanno reagito così, ad esempio Kato ha fatto un sacco di roba in quelle settimane, tra cui la base che ha fatto per me. 

“Phantomwise”, invece, è un pezzo lo-fi sognante e onirico. Il secondo beat dell’album prodotto nell’area romana e il primo firmato da Mr Tav. Cosa puoi dirci su questo brano?

È tratto da una spettacolare poesia di Lewis Carroll, in cui dei bambini gli chiedono una storia da ascoltare, mentre fanno un giro in barca sul fiume. E Alice lo ossessiona ancora, e così sarà tutta la vita. Nel volume 1 avevo inserito in forma di Rap, una poesia di Edgar Allan Poe. Ci tengo molto a fare un ‘ponte’ tra Rap e Poesia, sono chiaramente legati in modo indissolubile. Troppo intellettuale? Forse, ma non me ne frega niente. Ci sarà pure uno spazio nella Musica per chi non parla di Rolex, denti d’oro e codeina, spero. 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? 

Comincio a lavorare sul Volume 3, che spero esca nel 2021, e intanto cerco spazi per cantare dal vivo. Tasto dolente, in Italia, anche prima del Coronavirus, erano pochi, difficilmente raggiungibili, e soprattutto pagano quasi zero. Mantenersi solo con la Musica in Italia è da eroi. Per fortuna c’è qualche vago segnale di risveglio, anche politico, finalmente. 

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Ascoltate i pezzi! E siate curiosi in generale nella Musica, ascoltate anche i gruppi sconosciuti, ci sono tante cose belle in Italia e fuori. La Musica non è solo quella che passa a Sanremo o nelle radio commerciali. Ci vuole più coraggio in questo Paese, in questa e in tante altre cose. 

Amusin’ Projects for Siloud

Instagram@amusinprojects
Facebook@amusinprojects
YouTubeAmusin Projects

CreditsPeyote Press

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