InTheTrip: We Africa | To red earth, Adriano Nuzzo & Giulia Bassano

Dietro il grandioso progetto di “We Africa | To red earth OdV” ci sono Adriano Nuzzo e Giulia Bassano, due italiani che hanno scelto di fare della propria vita una missione. Rispettivamente fondatore e co-fondatrice del progetto, Adriano e Giulia hanno una sola visione: portare aiuto e sostegno al popolo burkinabé attraverso la realizzazione di pozzi d’acqua, la distribuzione di cibo, la formazione scolastica dei bambini e la gestione di un programma di sostegno a distanza. Oggi, con questa piccola intervista, vogliamo farvi conoscere una bellissima realtà che sta cambiando le vite di tante persone e rende il mondo un posto migliore. 

A voi lettori, non resta che leggere la loro intervista per scoprire come aiutare Adriano e Giulia con le loro missioni We Africa.

Nome: Adriano         
Cognome: Nuzzo
Età: 45
Città: Castrignano del Capo in provincia di Lecce
Nazionalità: Italiana
Professione: idraulico missionario
Nome: Giulia
Cognome: Bassano
Età: 44
Città: Castrignano del Capo in provincia di Lecce
Nazionalità: Italiana
Professione: assistente sociale - casalinga

Prima di passare al vostro progetto, parlateci di voi Adriano e Giulia! 

Siamo due salentini cresciuti in Svizzera e ritornati nella nostra amata terra nel 2011 per occuparci dei genitori di Giulia. Il papà è in coma vegetativo da più di 19 anni e la mamma ha superato un brutto male. In Svizzera Adriano svolgeva il lavoro di idraulico presso un’azienda comunale della città di Bienne e Giulia, dopo la nascita della loro primogenita Ania, gestiva da casa l’azienda del suocero. I nostri tre figli, Ania, Samuel e Lidia sono nati in Svizzera. Ed è lì che abbiamo vissuto fino al giorno in cui la mamma di Giulia si è ammalata e non ha più potuto assistere il marito da sola. Spinti da una profonda fede, in tre mesi abbiamo lasciato la Svizzera per raggiungere il Salento per onorare padre e madre. 

Arriviamo subito al sodo: quando e come è nata l’idea di “We Africa | To red earth”?

Nel Salento, mentre ci adattavamo alla nostra nuova vita, incontriamo un uomo di fede chiamato Umberto Trapi. Lui insieme alla moglie Lisa viveva in Burkina Faso e gestivano una scuola materna. Per motivi di salute, Umberto doveva lasciare il Burkina nei mesi più caldi. Il nostro amico ci invita ad andare a trovarlo in Burkina. Nel dicembre 2014 Adriano intraprende il suo primo viaggio in Africa. 

Al rientro di quel viaggio e profondamente sconvolto dalle condizioni di vita di quel popolo dovute soprattutto a un elevato tasso di mortalità per mancanza di acqua potabile, decidiamo di fondare We Africa. Mentre nasce We Africa, Umberto viene a mancare il 25 marzo 2015. La chiamata di Dio diventa molto chiara e da quel momento abbiamo sacrificato tutto per migliorare la vita di un gran numero di bambini e adulti nel cuore del Burkina.

Non è stato molto facile fondare l’associazione per due italiani cresciuti all’estero e ignoranti della burocrazia italiana. Ma Dio è grande è ha sempre messo sulla nostra strada persone competenti che ci hanno aiutato molto. Abbiamo pochi collaboratori fidati ma molto preziosi. 

La vostra mission è una e chiara: volete aiutare il popolo del Burkina Faso realizzando pozzi, distribuendo cibo e formando i bambini. Avete cominciato nel 2015 con la realizzazione del primo pozzo. Com’è stato vivere questa esperienza?

Il nostro primo pozzo è stato realizzato nella scuola materna della vedova Trapi nel settembre 2015. Proprio quell’anno 2015, è uscita un’ordinanza che prevedeva per ogni stabilimento pubblico l’obbligo di possedere un pozzo d’acqua all’interno della struttura. Senza quel pozzo, la scuola avrebbe dovuto chiudere. È stato bello trovarsi al posto giusto e al momento giusto disponibili con la nostra associazione appena nata per salvare l’asilo di Lisa. 

Il secondo pozzo è stato realizzato in un villaggio distante da ogni fonte d’acqua, in dicembre dello stesso anno. È impossibile riuscire a descrive con le parole la gioia immensa nel vedere il riconoscimento da parte degli abitanti di quel villaggio. Da quel momento, le donne e i bambini non avrebbero più dovuto percorrere chilometri per prendere l’acqua. 

Nell’anno seguente siete tornati in Burkina Faso, avete messo su la prima classe di scuola elementare e avete continuato con la costruzione dei pozzi. Come hanno reagito i villaggi a queste novità? E voi?

Nel 2016 We Africa ha realizzato altri due pozzi d’acqua in villaggi dispersi. OGNI POZZO È UN VERO MIRACOLO e questo lo sanno benissimo i burkinabé stessi. Il Burkina Faso è un paese senza accesso diretto al mare dove regna un clima tropicale incerto e dove piove sempre meno. Pertanto, l’acqua non si trova facilmente nel sottosuolo. 

Per quanto riguarda la scuola, è un progetto che stiamo portando avanti con grande fatica. Metter su una scuola in Burkina è molto complicato per via delle tante leggi da rispettare. In quella regione le scuole pubbliche hanno classi con più di cento alunni. Si capisce facilmente che il livello di istruzione non è dei migliori. Ma il governo non facilita la creazione di una scuola privata. Chiaramente è bello vedere studiare i bambini in un ambiente sereno. 

Negli anni i vostri obiettivi sono rimasti gli stessi ma crescendo avete avuto l’importante contributo di altre persone. Oggi siete una grande famiglia che può contare sull’aiuto di migliaia di volontari e sostenitori. Come siete riusciti a creare rete attorno al vostro progetto?

Il progetto ha vissuto un’evoluzione naturale. All’inizio è stata dura. Quando Dio ci ha affidato questa missione, non capivamo come avremmo potuto aiutare il popolo burkinabé ma sapevamo che il nostro posto era lì. Adriano è stato colpito dalla mancanza d’acqua e ha subito capito che la nostra chiamata era soprattutto quella di costruire pozzi. Abbiamo semplicemente lavorato tanto e documentato ogni passo sui social. Pian piano la gente si è fidata di noi e ha iniziato a sostenerci. Riceviamo il sostegno di gente comune come noi che rinuncia a qualcosa per donarla al più povero. 

Dai social sembra che la vita in Burkina Faso sia fatta solo di fantastici bambini sorridenti e di villaggi in festa per la realizzazione di un nuovo pozzo. La realtà dei fatti, però, è sicuramente diversa. Con cosa vi confrontate ogni volta che tornate in Africa?

Nei nostri video cerchiamo di far capire alle persone che malgrado la povertà, i burkinabé sono ricchi dentro. I bambini si divertono con dei sassi, un copertone vecchio, un pallone sgonfio, corrono scalzi, piangono raramente e non si lamentano. Invece nella nostra società di consumismo, corriamo sempre per cose frivole che procurano gioia per un attimo. Lì non è così. Purtroppo, l’altra faccia della medaglia è una mortalità elevata per mancanza d’acqua, di cibo… Gli aiuti umanitari non sono necessari, sono VITALI! Proprio oggi, lunedì 7 settembre 2020, una donna anziana è andata a trovare Adriano, che si trova attualmente in missione, disperata e in lacrime perché la pioggia ha distrutto il tetto della sua modesta abitazione. In Burkina Faso si muore perché le persone non hanno soldi per farsi curare. Per quanto riguarda la vita nei villaggi la situazione è ancor più drammatica: se un bambino cade e si rompe il braccio, non lo portano in ospedale e lo curano con metodi tradizionali portando molte volte all’obbligo di amputare il braccio al piccolo. Un anno fa esattamente sono scappati dai jihadisti dalla regione settentrionale una coppia con tre gemellini. Il padre è scomparso e Adriano ha incontrato personalmente la mamma con i bimbi appena nati. La mamma non aveva abbastanza latte e i gemellini stavano per morire. Andavano aiutati con urgenza. Oggi i tre gemellini fanno parte del nostro programma di sostegno a distanza e stanno benissimo. Questi sono solo pochi esempi che ti spezzano il cuore.

Una volta all’anno, nel mese di dicembre, un gruppo di volontari parte alla volta dell’Africa e aiuta, materialmente, i villaggi e le popolazioni del luogo. Cosa dovrebbero fare i nostri lettori se volessero partecipare?

Durante la missione, seguiamo e documentiamo soprattutto i lavori dello scavo del pozzo e distribuiamo cibo.  La missione di dicembre è aperta a tutti. Dura circa 17 giorni. Non chiediamo requisiti particolari: unicamente 18 anni compiuti e chiaramente ognuno sostiene le proprie spese (biglietti aereo, visto, vaccini, …)

Per quest’anno abbiamo deciso per ovvie ragioni di sicurezza di sospendere le missioni di gruppo. Oltre al Covid19, la zona in cui operiamo è una zona rossa: IL BURKINA FASO E’ UNA REGIONE SEMPRE PIU’ PERICOLOSA! La missione sul posto comporta un alto livello di rischio per via dei movimenti estremisti islamici fortemente presenti! IL RISCHIO PER LA PROPRIA VITA E’ ALTISSIMO. La Farnesina sconsiglia fortemente ogni tipo di viaggio in Burkina Faso! In ragione del progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza nel Paese, il 31 dicembre 2018 le Autorità del Burkina Faso hanno decretato LO STATO DI EMERGENZA in diverse province.

Non vogliamo scoraggiare nessuno, ma sono veramente in tantissimi a voler partire con noi, e purtroppo non riusciamo ad accontentare tutti. Per tutti questi motivi il gruppo non può contare più di 6 persone. 

Per quanto riguarda le missioni per l’anno 2021, è ancora troppo presto per esprimerci. Comunicheremo sempre le ultime informazioni sul nostro sito www.weafrica.org.

Sappiamo che l’aiuto più importante lo ricevete dai vostri sostenitori che con piccole e grandi donazioni vi permettono di raccogliere quanto necessario per il popolo burkinabé. Noi e i nostri lettori, in che modo possiamo aiutarvi?

Riceviamo tante richieste per donare dei capi di abbigliamento. Purtroppo ogni missionario parte con sé due valigie da 23kg l’una. Il posto a disposizione è limitato e abbiamo deciso di non portare vestiti. Li possiamo comprare sul posto e permettere in questo modo di far lavorare la popolazione locale. Ma ognuno può sostenere la nostra opera in Burkina Faso con delle raccolte fondi attraverso l’organizzazione di eventi, cene, aste di beneficenza, mercatini o direttamente donando. Anche una piccola donazione è importante. Troverete tutte le informazioni necessarie sul nostro sito www.weafrica.org, sulla pagina Facebook We Africa to red earth e su Instagram @weafrica_adrianonuzzo.      

Quali sono i progetti futuri di “We Africa | To red earth?

Ovviamente i nostri progetti futuri sono i progetti del Signore per il popolo del Burkina Faso. Dio ama quel popolo e ci darà la forza per continuare ad aiutare, costruire ancora tantissimi pozzi e non fermarci davanti a nulla, occuparci dei nostri orfani sostenuti a distanza nel modo migliore e rendere felici tanti bimbi. E forse in futuro, Giulia potrà finalmente andare personalmente sul posto per vedere con i propri occhi il frutto di tanta fatica e di tanti sacrifici. Per il momento non si può muovere perché assiste il proprio padre e manda avanti la famiglia. Lei non si ferma mai ed è il pilastro della nostra associazione lavorando da dietro le quinte. 

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Vorremmo dire ad ogni lettore di fermarsi a riflettere. Il mondo continua a correre e dobbiamo avere il coraggio di uscire dalla massa per capire a cosa siamo chiamati su questa terra. Ognuno di noi ha delle opere preparate per lui e nelle quali è chiamato ad entrare. Non continuiamo a pensare solo al benessere della propria famiglia, c’è gente che deve combattere ogni giorno solo per bere un po’ d’acqua. Per istinto, in un mondo che sta attraversando un periodo tribolato, reagiamo chiudendoci su noi stessi e timorosi del futuro. Ma la vera fede ci chiede di amare il prossimo e di non dimenticare gli orfani e le vedove. Mettiamo in pratica l’Amore e il Signore provvederà Lui stesso a tutti i nostri bisogni. Lo diciamo per esperienza. 

We Africa for Siloud

Tutto il team di Siloud ringrazia dal profondo del cuore Adriano e Giulia per il loro impegno umanitario e per averci dedicato un po’ del loro prezioso tempo rispondendo a queste domande. 

Speriamo che, nel nostro piccolo, siamo stati d’aiuto per We Africa!

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