InTheMusic: Tommy Kuti – Reebok Classic Collaborator, interview

Tommy Kuti è ormai una delle voci più influenti dell’afro music in Italia. Il 2016 è stato, per la sua musica, l’anno della svolta, con la collaborazione con Fabri Fibra nel brano “Su le mani”. In realtà, sappiamo che la sua passione per nasce molto tempo prima e viene da lontano. Nel 2018, poi, lo abbiamo visto sui piccoli schermi nell’avventura di Pechino Express. Partito con Mirko Frezza nella coppia de “I Poeti”, è arrivato in finale come uno de “Gli Scoppiati” con Fabrizio Colica. La sua musica è diversa da quanto si può trovare oggi nel panorama musicale attuale. Il sound è ricco di multietnicità e chi lo ascolta comprende da subito che le sue canzoni parlano anche di razzismo e politica. Oggi è diventato un Reebok Classic Collaborator e ricevendo le Classic Leather Legacy ha potuto conoscere da vicino il messaggio di questo progetto speciale: “La tua storia non è quello che lasci dietro di te, ma quello che crei nel presente”. Scoprite di più nell’intervista!

Nome: Tolulope Olabode
Cognome: Kuti
In arte: Tommy Kuti
Età: 31
Città: Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Afroitaliano, Cliché feat Fabri Fibra
Album pubblicati: Italiano Vero
Periodo di attività: dal 2015
Genere musicale: Pop/Rap
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Ciao Tommy, parlaci di te!

Io sono Tommy sono nato in Nigeria e cresciuto tra Castiglione Delle Stiviere e Brescia, in questo momento vivo tra Milano e Brescia. Mi piace definirmi un creativo slash comunicatore, mi esprimo attraverso l’arte sotto vari aspetti. Scrivo canzoni, produco beat, ho scritto un libro, recitato in teatro sono stato in televisione, dicono che dovrei fare il politico…boh, diciamo che sono un tipo un po’ confuso che fa tante cose, dicono che alcune mi riescono bene.

Il 2016 è stato, per la tua musica, l’anno della svolta, con la collaborazione con Fabri Fibra nel brano “Su le mani”. In realtà, sappiamo che la tua passione per nasce molto tempo prima e viene da lontano. Quando e come ti sei avvicinato per la prima volta alla musica?

Mi sono appassionato al rap nel 2003 mentre ero in vacanza a Londra da mio cugino. Il rap è uno stile musicale per il quale non ci sono scuole o corsi, bisogna solo farlo e farne tanto (sono della generazione in cui gli artisti facevano le rime). Ci ho messo veramente tanto a cominciare a fare uscire i miei pezzi, infatti ho fatto in tempo a laurearmi e ad essere licenziato dal mio lavoro all’Appestare prima di cominciare a pubblicare i miei pezzi. La mia passione nasce dal mio desiderio di raccontare la mia storia e descrivere il mio mondo.

Nel 2018, poi, ti vediamo sui piccoli schermi nell’avventura di Pechino Ex-press. Partito con Mirko Frezza nella coppia de “I Poeti”, sei arrivato in finale come uno de “Gli Scoppiati” con Fabrizio Colica. Quanto questa esperienza ti ha cambiato e ha influenzato la tua musica?

Partecipare a Pechino è stata l’esperienza più stimolante dei miei ultimi anni, potessi farlo prenderei subito la borsa e ripartirei. Credo che il compito di ogni artista sia quello di farsi ispirare dalle persone e dai luoghi che incontra. E posso dire che quella esperienza mi ha cambiato, rigenerato ed insegnato molto. Ha influenzato la mia musica perché ha allargato ulteriormente le mie vedute.

La tua musica è diversa da quanto si può trovare oggi nel panorama musicale attuale. Il sound è ricco di multietnicità e chi ti ascolta comprende da subito che le tue canzoni parlano anche di razzismo e politica. Se dovessi dare un nome al tuo stile, quale sarebbe?

Grazie per il complimento, c’è da ammettere che il panorama italiano è molto flat in questo ultimo periodo e anche molto conforme. Io ho la fortuna di aver viaggiato molto, di aver visto il mondo e la mia cultura ha molte sfaccettature, sono Nigeriano, Italiano, Mantovano, Bresciano, Milanese, ho vissuto negli Stati Uniti, in Inghilterra. Tutti questi viaggi ed esperienze inevitabilmente fanno parte della mia musica. Inizialmente le mie influenze erano principalmente gli artisti rap Italiani o Americani ma nell’ultimo periodo ho fatto un back to the roots e sono tornato e sto cercando di incorporare le sonorità afrobeats al mio stile. Mi definisco un artista con un back- ground hip-hop, raggae, pop ed Afrobeats.

Il tuo progetto musicale ingloba Equipe 54, la prima crew afro-italiana con il goal dell’afro-music in Italia. Com’è nato questo gruppo?

L’idea del progetto Equipe è nata in modo naturale, ero a Milano insieme ad un gruppo di amici artisti con il quale mi becco da un po’ di anni, abbiamo sempre collaborato e fatto canzoni insieme, ad un certo punto abbiamo realizzato che le canzoni erano veramente tante ed abbiamo deciso di creare il collettivo formato da Fula, Slim Gong, Roy Raheem, e Yank, infine c’è Yves the Male che è il nostro produttore e la NoOx che è la nostra Mammager, una figura a cavallo tra il manager e l’affetto materno.

Oggi sei diventato un Reebok Classic Collaborator e ricevendo le Classic Leather Legacy hai potuto conoscere da vicino un messaggio speciale: “La tua storia non è quello che lasci dietro di te, ma quello che crei nel presente”. Cosa vuol dire per te rappresentare questo progetto?

Partecipare a questo progetto per me significa lasciare simbolicamente la mia impronta. Ogni tanto quando scrivo canzoni penso al fatto che un giorno presto o tardi non ci sarò più e mi viene subito l’urgenza di raccontare il mondo che mi circonda. Come diceva Fula Kuti, la musica è un Arma, ed in questo pazzo 2020 è un’arma indispensabile per apportare grandi cambiamenti sociali #WriteYourLegacy è un messaggio importante per costruire il domani.

Hai piani per il futuro?

Certo che ho piani per Il futuro, forse troppi, prima di tutto credo che sia forse il caso di fare uscire il nuovo disco a cui sto lavorando sin da prima di partire per Pechino, poi ci saranno un bel po’ di sorprese anche dal versante Equipe 54. E poi si quelle cose da rapper con l’ego trip: Comprare una villa, conquistare il mondo, vincere un Grammy e prendere un Oscar, e poi presentare la cerimonia degli Oscar. Datemi qualche anno.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Be Yourself! È il mio motto credo che in quest’era dei social dove è diventato normale crearsi un personaggio è importante che le persone tornino ad avere il coraggio di essere se stesse.

Tommy Kuti for Siloud

Instagram: @tommy_kuti
Facebook: @tommykutiofficial
YouTube: Tommy Kuti

Credits: NoOx Management, Reebok

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