Alessandro Ragazzo è cantautore, chitarrista e musicista classe 1994 proveniente da Marghera, nella periferia di Venezia. Nato come chitarrista, il suo percorso artistico è passato tra gli studi in accademia e al conservatorio, per poi avvertire anche l’esigenza di avvicinarsi alla scrittura. “Alessandro Ragazzo ama fare festa, ma scrive canzoni tristi”: questa definizione riesce a racchiudere sia la sua personalità reale che quella artistica.
“Ricordi?”, il suo ultimo EP, è un progetto dal carattere molto fresco che accompagna l’ascoltatore in un viaggio nella tua storia.
Nome: Alessandro
Cognome: Ragazzo
In arte: Alessandro Ragazzo
Età: 26
Città: Marghera (Venezia)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Cado Giù, Ehi Tu, Frontale, Domani, Perù
Album pubblicati: Venice Ep, New York Ep, Ricordi?
Periodo di attività: dal 2015
Genere musicale: Pop, Cantautoriale, Indie
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi è Alessandro Ragazzo?
Sono un cantautore, chitarrista e musicista classe 1994 e vengo da Marghera, periferia di Venezia.
Ho frequentato il liceo artistico, nonostante fossi molto portato per la matematica. Dopo diversi anni di studi di musica classica in conservatorio a Venezia ho deciso di cambiare genere e mi sono laureato in chitarra jazz, nonostante io non sia un musicista jazz.
Mi piacciono le osterie ma anche viaggiare, mi piace il cibo, il calcio (anche se non sono tifoso), la politica e l’attualità e fare tardi la notte.
Mi piace leggere, ma anche fare i cruciverba, e mi piace passeggiare.
Nella vita ho fatto tante cose: il pizza boy (anche se solo per un giorno perché non so guidare il motorino), l’insegnante di musica, il ragazzo che fa i check-in quando arrivano i turisti in un b&b a Venezia, il commesso e una volta ho pulito il fondo di alcune gondole.
Sono nato il 17 luglio, quindi sono un Cancro.
Come è avvenuta la scelta del nome da utilizzare come artista?
Ho usato semplicemente il mio nome. Mi sembrava bello non nascondersi dietro a nomi d’arte o pseudonimi, mi pareva più sincero.
Hai cominciato a suonare la chitarra da piccolo, solo più tardi hai cominciato a scrivere canzoni. Ci parleresti del tuo percorso nella musica, dagli inizi ad oggi?
Nasco come chitarrista, appunto, e così anche le mie prime esperienze musicali sono come chitarrista. Ho suonato un po’ di tutto: dal progressive, al metal, al funky al pop. Mi sono sempre divertito molto a suonare la chitarra ed in realtà ho quasi sempre scritto e composto musica strumentale per i gruppi in cui suonavo. Un ricordo speciale lo conservo del mio primo gruppo con cui facevamo progressive strumentale in trio e con cui in due anni abbiamo fatto numerosi concerti e vissuto bellissime esperienze. Ci chiamavamo Echoes.
Ho studiato in un’accademia di musica rock-fusion, al conservatorio musica classica e poi musica jazz, quindi ho variato tra diversi generi e studi e repertori e questo mi ha dato una visione discretamente ampia della musica. Lo studio è sempre importante al di là del genere musicale che fai.
Poi a 18 anni, causa un graduale avvicinamento al pop, ho iniziato a sentire l’esigenza di scrivere canzoni. Così ho scritto le mie prime canzoni in inglese, alcune anche molto carine, ma facendole cantare ad altri perché io non ne ero in grado e avevo una pessima voce. Dopo un po’ però ho iniziato a sentire il bisogno di interpretare le canzoni che scrivevo, così con tanta fatica e tanto studio, e grazie a ottimi insegnanti, sono arrivato al punto di essere soddisfatto della mia voce. Da quel momento sono usciti tre EP in inglese, tra cui uno registrato a New York, un singolo (Lullaby) e poi i miei primi pezzi in italiano: tre singoli, Cado giù, Ehi tu, Frontale e quest’ultimo lavoro Ricordi?.
Quali sono i tuoi riferimenti artistici?
Variano molto in base al momento. Ora come ora forse direi i grandi cantautori del passato, su tutti probabilmente Lucio Dalla. Ma passo dai Radiohead, Tim Buckley e John Frusciante a Calcutta e Giorgio Poi, ai Kooks e i Coldplay fino a Mac DeMarco in base al momento che sto vivendo e quello che ho voglia di scrivere.
In realtà ascolto anche jazz e musica strumentale, anche se è più complesso sentirlo nelle mie canzoni.
“Alessandro Ragazzo ama fare festa, ma scrive canzoni tristi”: questa tua definizione riesce a racchiudere sia la tua personalità reale che quella artistica. In che modo si relazionano la tua vita privata con la tua carriera da cantante e come poi queste influenzano il tuo modo di fare musica?
In realtà le due cose non sono così distinte: vivo la mia vita, la mia vita è musica, quindi faccio tutto un grande mix. Quando scrivo penso alla mia vita, o alle persone che ho vicino, o comunque alle cose che vedo, quindi è tutto collegato.
Mi piace fare festa, mi diverto molto, mi piace fare tardi e vivere la notte, ma tendenzialmente durante il giorno sono una persona molto malinconica e questo mi porta a scrivere canzoni tristi, poi per esorcizzare la tristezza la sera esco e impazzisco.
Quali sono i tratti caratteristici della tua musica, sia a livello di sound che (più in generale) di stile?
Domanda complessa, non saprei rispondere con certezza. Penso che il tratto caratteristico sia dato soprattutto dalla mia personalità e dalla mia persona, perché nel tempo, e anche in questo ultimo lavoro, ho spaziato abbastanza a livello di sound, scrittura e mood in base a quando ho scritto e come stavo quando ho partorito un’idea. Mi piace sperimentare e muovermi tra diversi stili.
“Ricordi?” è il tuo ultimo EP, un progetto dal carattere molto fresco che accompagna l’ascoltatore in un viaggio nella tua storia. Come nasce?
Come ogni cosa, è nata un po’ per caso. Durante le registrazioni del disco mi sono accorto di come ogni pezzo raccontasse di ricordi, belli o brutti, di cose passate, diapositive più o meno rovinate di momenti vissuti, così ho capito che questo EP era una specie di “diario” personale ma in cui molte altre persone potevano vedersi.
Così, se al sostantivo “ricordi” aggiungi un punto di domanda alla fine, diventa “Ricordi?” e coinvolge tutti noi.
Fino ad oggi hai avuto modo di condividere il palco con noti artisti. Cosa hai imparato da queste esperienze e in che modo si sono poi riversate nel tuo percorso artistico?
Sono state bellissime esperienze, anche perché quando sei emergente l’unica maniera per trovarsi su grandi palchi o davanti molte persone è appunto aprire concerti di artisti già conosciuti.
Non saprei dirvi cosa ho imparato, ma posso dirvi che mi sono divertito molto e mi hanno dato una spinta forte nel continuare a lavorare e migliorarmi.
Quali sono i tuoi progetti futuri e qual è il tuo sogno nel cassetto?
Il mio progetto futuro, nonché sogno nel cassetto, è vivere di musica e poter suonare e scrivere tutto il giorno tutti i giorni. Quindi sto lavorando a questo.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Non pensate troppo a quello che fate. Se sentite che una cosa vi attira, fatevi attirare e fregatevene. Ah… e ascoltate la mia musica!
Alessandro Ragazzo for Siloud
Instagram: @alessandro__ragazzo
Facebook: @alessandroragazzomusic
YouTube: Alessandro Ragazzo
Credits: Alessandro Mainini, Conza Press