Carolina Bubbico è tornata con il suo ultimo album, “Il dono dell’ubiquità”. Negli anni ha collezionato importanti esperienze nel mondo musicale: nel 2011 esordisce con “One girl band”, nel 2013 arriva l’album “Controvento”, nel 2015, invece, il primo tour e il secondo album “Una donna”. Da lì in poi si susseguono tour, progetti di scrittura, arrangiamenti, insegnamento. La sua musica ha una caratteristica ben definita: ha sempre qualcosa da dire e lo fa attraverso i testi e il sound che riesce, ogni volta, a creare Carolina. Mai scontata, mai sentita, il suo album è una continua novità. Si tratta del tuo terzo lavoro discografico e più di ogni altro, sottolinea la sua peculiarità: concepisce una musica davvero eterogenea, al di là di ogni etichetta.
Nome: Carolina Cognome: Bubbico In arte: Carolina Bubbico Età: 30 Città: Lecce Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Bimba, Cos’è che c’è, A me piacerebbe ridere, Prendila così, e altri Album pubblicati: Controvento Una donna, Il dono dell’ubiquità Periodo di attività: dal 2006 Piattaforme: Youtube, Spotify, AppleMusic, Amazon Music, Deezer, ecc…

Prima di ogni cosa, Carolina, parlaci di te!
Sono una musicista di trent’anni nata e cresciuta in Puglia, più precisamente a Lecce. Nata in una famiglia di musicisti, ho sempre vissuto a stretto contatto con la musica imparando ad amarla attraverso il gioco e la sperimentazione di vari strumenti musicali che mi hanno lasciato una visione ampia di ciò che ascolto e creo. Ho iniziato a dare vita ad un progetto a mio nome intorno all’età di 20 anni componendo canzoni scritte e arrangiate da me con le quali ho pubblicato due album prima di quest’ultimo, “Controvento” e “Una donna”. Mi ritengo un’artista fortunata perché vivo di musica, sto bene in quello che faccio, mi godo ogni piccolo passo e ogni ascoltatore che incontra la mia musica è una gioia. Arrivo a questo terzo disco con maggiore consapevolezza di ciò che mi piace e dei messaggi musicali e contenutistici che voglio trasmettere al mio pubblico che mi segue e mi stima per quello che faccio.
Negli anni hai collezionato importanti esperienze nel mondo musicale, ma com’è nata questa passione?
Come anticipato nella risposta precedente, nasce dalla mia famiglia che mi ha fatto vivere la musica sempre sotto forma di gioco e come uno strumento per vedere il mondo con un filtro speciale, che ti permette di comunicare con piani di percezione meravigliosi e condividere con chi ti ascolta, il pubblico. Amo stare sul palco e sono felice di aver potuto rendere il mio amore per la musica il mio lavoro.
Nel 2011 esordisci con “One girl band”, nel 2013 arriva l’album “Controvento”, nel 2015, invece, il primo tour e il tuo secondo album “Una donna”. Da lì in poi si susseguono tour, progetti di scrittura, arrangiamenti, insegnamento. Quanto questi momenti hanno cambiato il tuo modo di far musica?
Ogni esperienza a modo suo mi ha plasmato e nutrito. Lavorare con gli altri e per gli altri sicuramente è molto formativo perché ti aiuta ad ascoltare l’altro e rispettare i suoi bisogni e le sue sensibilità. Mi piace creare musica per le mie produzioni ma arrangiare su commissione per ensemble sempre diversi è una sfida meravigliosa così come performare sul palco è davvero una gioia e un’opportunità di condividere la tua intimità con gli altri e scoprire di volta in volta parti di te.
La tua musica ha una caratteristica ben definita: ha sempre qualcosa da dire e lo fa attraverso i testi e il sound che riesci, ogni volta, a creare. Mai scontata, mai sentita, il tuo album è una continua novità. Come definiresti il tuo progetto musicale?
Difficile da sempre per me definire il mio genere, cosa che spesso mi viene richiesta. Infatti ho lasciato la casella genere “indefinita” perché scelgo, con questo disco, di dichiarare la mia ubiquità musicale che pian piano ho scoperto di avere, tanto vale renderla pubblica e dichiarata. Amo sperimentarmi in linguaggi diversi e nella composizione della mia musica tendo a far incontrare questi linguaggi, metterli in comunicazione trovando i punti di contatto, il tutto con l’obiettivo di cercare la mia identità, chi è Carolina e come può risplendere al meglio.
“Il dono dell’ubiquità”, disponibile dal 2 ottobre, è il tuo nuovo album di inediti. Com’è nato questo progetto e chi ti ha aiutata?
Questo è un progetto al quale lavoro da due anni, inizialmente ho scritto i brani e li ho pre-prodotti in solitaria e poi mi sono avvalsa del grande talento di mio fratello Filippo Bubbico, con il quale ho prodotto l’intero disco. Durante la produzione ho scelto un pool di musicisti straordinari che hanno donato al disco una luce meravigliosa con la loro grande musicalità.
A partire dalla sezione ritmica composta dai musicisti con i quali storicamente collaboro: Dario Congedo alla batteria, Luca Alemanno e Federico Pecoraro al basso e una new entry speciale che con le sue numerose percussioni ha donato tantissimi colori alla musica, Abdissa Assefa. Simon Moullier al vibrafono, Clara Calignano al flauto, Morris Pellizzari, Nando Di Modugno, Manu Funk alle chitarre, Redi Hasa al violoncello, Giovanni Chirico ai sax, Antonio De Marianis alla batteria, Paco Carrieri all’hammond, e infine voci strepitose come Michael Mayo, Baba Sissoko, Serena Brancale, Speaker Cenzou, Davide Shorty e i Sud Sound System.
Quasi tutti hanno registrato a distanza e noi abbiamo acquisito le loro tracce creando un collage di suoni tutti armonizzati da mio fratello il quale ha prodotto, mixato e masterizzato il master. Lui stesso ha registrato insieme a me una serie di strumenti presenti in diverse tracce. Il disco è scritto tutto da me eccetto “Bimba” scritta con Filippo, “Beverly Hills” di cui il testo è di Cristiana Verardo e “Voyage” di cui il testo è di Rachele Andrioli.
Racconti una storia, la tua storia. Dai dialoghi con tua madre agli amori immaginari: qual è la storia che volevi raccontare ai tuoi ascoltatori?
Diverse storie di vita vissuta, immaginata o sognata. Ho attraversato le figure genitoriali del padre e della madre con i brani “Hey Mama” e “Amore infinito”, storie di amori fugaci o vissuti profondamente, ritratti di personaggi che hanno colpito la mia immaginazione, messaggi di amore e rispetto per la natura, di interculturalità e desiderio di apertura verso un mondo nuovo, diverso e altro rispetto al nostro. Consiglio a tutti di fare un tuffo in queste storie con la speranza che si possano cogliere il significato delle mie parole, cercando anche di trovare ognuno le sue chiavi di lettura.
Si tratta del tuo terzo lavoro discografico e più di ogni altro, sottolinea la tua peculiarità: concepisci una musica davvero eterogenea, al di là di ogni etichetta. In che modo riesci ad unire diversità sonore così distanti tra loro?
Mi metto in ascolto del mio sentire, provo ad assecondare la voce più profonda che conosco, quella che mi fa godere, commuovere e gioire allo stesso tempo e che risponde solo e sempre di più alle domande “chi è Carolina, cosa le piace, cosa la fa stare bene”. Nel rispetto dei diversi linguaggi che coinvolgo, cerco di trovare una narrazione sonora in comune che possa trasmettere il messaggio di universalità della musica.
Tra le 15 tracce, qual è quella che ti appartiene di più?
Sono tante, quasi tutte quelle che mi appartengono. Non so sceglierne una.
Quali sono i tuoi piani per il futuro?
Lavorare sulla promozione il più possibile per far viaggiare questa musica nelle orecchie delle persone e allestire lo spettacolo per portare il disco dal vivo che sarà molto più di un concerto, uno show dove io e i musicisti giocheremo sul palco mettendoci in comunicazione col pubblico attraverso ciò che abbiamo a disposizione: suoni, colori, simboli, corpo, parole.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Spingetevi oltre il limite, cercate l’inaudito, provate a lasciarvi andare verso il nuovo, il diverso rispetto a voi e a quello che siete abituati a sentire, vedere e accettare.
Carolina Bubbico for Siloud
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