InTheMusic: Las Flores Molestas, interview

Federico Ficarra, Amedeo Schiavon e Marco Nordio sono i Las Flores Molestas. Il 24 luglio sono usciti con il singolo “My Light Is Gonna Shine”. “At the Station”, invece, è l’ultimo brano in uscita disponibile dal 18 settembre in radio e in digitale. Un pezzo che sembra chiudere un cerchio rispetto a quanto hanno raccontato finora. Il brano è accompagnato da un videoclip, diretto da Federico Ficarra e ambientato a Berlino. Una sequenza di immagini che culminano in una parata musicale. “At the station” fa parte di un album “Pissin’around”, un progetto consolidatosi negli ultimi tempi che ha un carattere proprio e non teme i giudizi.

Band: Las Flores Molestas
Componenti: Federico Ficarra, Amedeo Schiavon, Marco Nordio
Età: 34, 25, 24
Città: Padova, Padova, Mestre
Nazionalità: italiana                                     
Brani pubblicati: Rosia Montana, My Light is Gonna Shine, At the Station
Album pubblicati: Pissin’around
Periodo di attività: 2020
Genere musicale: Rock classico e psichedelico, Latin, Blues, Jazz
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi sono nella vita di tutti i giorni i Las Flores Molestas?

Federico: Sono nato a Padova dove attualmente vivo, ho 34 anni, mi sono diplomato in Tecnico di Sala di Registrazione presso il Conservatorio di Padova dove ora sto conseguendo una seconda laurea triennale in Chitarra Jazz. Vivo di concerti e alcune lezioni di musica da quando ho 24 anni, non senza difficoltà nel periodo in cui ero malato, questo significa che mi occupo a tempo pieno di cercare date (booking), social (promozione, foto e video making & editing), registrazioni e prove (produzione) e in generale tutto ciò che riguarda il progetto Las Flores Molestas. A volte esco in duo col progetto oppure con dei sassofonisti che orbitano attorno ad esso, altre volte suono come solista in bar oppure Hotels, ristoranti. Oggi sto dedicando tutto il mio tempo all’insegnamento per le ragioni che tutti conosciamo.
Ho vissuto 4 anni a Berlino dove ho composto l’album Pissin’around ed avviato la mia carriera lavorativa.

Amedeo: Sono Amedeo Schiavon, vengo da Abano in provincia di Padova e sono il batterista e prossimamente terza voce dei Las Flores Molestas! 
Nella mia vita la musica ha sempre avuto un ruolo centrale, attualmente suono oltre alla batteria la marimba, il vibrafono e i sintetizzatori in altri gruppi. 
Di questo progetto apprezzo particolarmente la sincerità, la spontaneità e la gioia esuberante che abita l’immaginario collettivo delle canzoni. Son davvero contento di portare il mio contributo ritmico e un po’ della mia follia nei Las Flores Molestas!

Marco: Io sono Marco ho 21 anni e vengo da Zelarino in provincia di Venezia. Nella mia vita suono a conservatorio, seguo una cantante americana suonando musica Gospel. Il mio gruppo principale sono i Las Flores Molestas di cui sono il tastierista/bassista alla Ray Manzarek e la seconda voce. La musica per me dev’essere come una storia: avvincente, inaspettata e interpretata da una band veramente unita come una famiglia.

Un gruppo dal nome e l’animo caliente. Come avete scelto Las Flores Molestas?

Il nome Las Flores Molestas è stato scelto da Federico Ficarra, autore dei brani del primo disco della band Pissin’around. Il nome ha molteplici significati: esprimiamo concetti e comportamenti che possono risultare fastidiosi come il nudismo, le relazioni aperte non esclusive, l’ebbrezza, volumi assordanti, suonare giù dal palco in serenata itinerante tra la gente come mariachi messicani…indica che siamo per la pace ma anche per la resistenza o legittima difesa, infine esprime la nostra vicinanza alla controcultura.

Quando e come è nata l’idea di creare una band?

Federico ha sempre voluto avere una band con cui suonare le sue canzoni oppure classici della musica blues e fusion, dopo esser tornato da Berlino ha pensato di chiamare il bassista Alberto Pretto col quale aveva già suonato in un altro progetto simile; Amedeo Schiavon invece gli è stato consigliato da un musicista/produttore una sera in cui erano tutti coinvolti in una parata floreale al Club Mame, oggi è chiuso ma all’epoca era il locale principale a Padova. Da circa un anno ne fa parte il tastierista cantante Marco Nordio che sta temporaneamente sostituendo Alberto suonando i bassi con la mano sinistra; purtroppo ci è stato impossibile uscire in quartetto in quest’ultimo periodo per ovvie ragioni economiche. Pensiamo che si possa veramente parlare di “band” solo da pochi mesi, da quando abbiamo iniziato a lavorare con Red&Blue e abbiamo pubblicato singoli e album, questo ha incoraggiato molto il gruppo e l’ha aiutato ad affiatarsi, oggi ci consideriamo come una famiglia, vogliamo introdurre polifonie vocali nelle canzoni e comporre tutti assieme, a breve incideremo un nuovo album di circa 10 pezzi e nel futuro vorremmo espatriare assieme nella stessa città, probabilmente back to Berlin.

Rock classico, rock psichedelico, musica latino-americana, blues e jazz: quali sono i vostri riferimenti e da cosa vi lasciate ispirare?

Eccovi un elenco di artisti a cui ci ispiriamo: Charlie Patton, Robert Johnson, John Lee Hooker, King Crimson, Henry Mancini, Calibro 35, Chuck Berry, Albert King, Jimi Hendrix, Willie Dixon, Louis Armstrong, Charles Mingus, Miles Davis, musica messicana, Perez Prado, Antonio Carlos Jobim, Joao Gilberto, Caetano Veloso, Little Richard, Fabrizio De Andrè, Rino Gaetano, Domenico Modugno, RHCP, Iggy Pop, Velvet Underground, The Doors, Led Zeppelin, Beatles, Booker T. & The M.G.s, Blues Brothers, Radiohead, Caparezza, Wes Montgomery, Joe Pass, Everly Brothers, Simon & Gardfunkel, T-Bone Walker, Freddy King, Nirvana, U2, Stravinsky, Sostakovic, Ravel, Bennato, Battiato, Satie, Debussy, Beethoven, Steve Reich, St Germain, Lou Bega, The Prodigy, Fatboy Slim, Linkin Park, Limp Bizkit, Brian Eno, Manu Chao, Talkin’ Heads, The Clash, Sex Pistols, No Doubt, Chico De Buarque, Oliver Onions, Nick Cave, Queen, Rolling Stones, Muddy Waters, BB King, Herbie Hancock, Charlie Parker, James Brown, Nick Drake, Jeff Buckley, The Police, Bob Dylan, Bob Marley, Deep Purple, Black Sabbath, 13th Floors Elevator, The Great Society, The Grateful Death, Pink Floyd, Jefferson Airplane, Fats Waller…
Ci lasciamo ispirare dai nostri amori difficili, dalla voglia di fare festa e conoscere gente nuova, da tematiche e conflitti sociali quali la crisi economica, le migrazioni, discriminazioni, ecologia, sessualità, autodeterminazione del proprio corpo…  

Il 24 luglio siete usciti con il singolo “My Light Is Gonna Shine”. Cosa volevate trasmettere con questa traccia?

Il brano, come buona parte del disco, è nato dalla perdita di una persona amata associata a gravi problemi di salute e dalla conseguente necessità di festeggiare la vita e la speranza, e il carnevale, non un giorno all’anno ma spesso, il più possibile. La canzone parla di un cielo che si sta per riempire di colori, di un tutto che sta danzando, racconta del vento che spazzerà le nuvole (metafora dei problemi di salute, poi rappresentati da un mare in tempesta nel videoclip) aprendo il cielo. Descrive un bacio scambiato sopra un’onda, all’interno di un movimento, di un cambiamento; parla infine di un amore eterno, che non finisce perché incondizionato, indifferente alla lontananza. Volevamo trasmettere energia, buone vibrazioni, ottimismo.

“At the Station”, invece, è l’ultimo brano in uscita disponibile dal 18 settembre in radio e in digitale. Un pezzo che sembra chiudere un cerchio rispetto a quanto avete raccontato finora. Com’è nato il singolo?

La genesi di questo brano è la stessa del precedente e anche qui troviamo una dichiarazione d’amore senza fine ma che comunque trova una conclusione nella pubblicazione della canzone. L’uscita del pezzo, ravvicinata a quella del disco, ha significato per l’autore la fine di un percorso, il superamento di un periodo difficile che ha richiesto tempo e molta pazienza. Il brano è ispirato a One Day Baby/Reckoning Song, il remix della canzone di Asaf Avidan compiuto dal dj berlinese Wankelmut; è stato composto un pò a casa un pò in un parco durante una giornata probabilmente un pò nuvolosa un pò serena, insomma berlinese. Hanno contribuito diversi fiati alla registrazione: Edoardo Brunello (sax), Sergio Gonzo (tromba), Glauco Benedetti (eufonio), Giulio Tullio (trombone) e Michele Uliana (clarinetto), volevamo che il brano suonasse un pò dixieland con improvvisazioni e arrangiamenti sia scritti che estemporanei.

Il ritornello finale nasce durante un’esecuzione estemporanea del brano, se volete ascoltare il primissimo take di questa canzone, molto più morbida e allo stesso tempo malinconica, cercate su YouTube “Fede Fik At The Station”.

Il brano è accompagnato da un videoclip, diretto da Federico Ficarra e ambientato a Berlino. Una sequenza di immagini che culminano in una parata musicale. Com’è stato ideare e supervisionare il video?

È stato bello, il video è nato dall’incontro di amici che non vedevo da almeno 1 anno e 2 attori fantastici che ho conosciuto tramite un amico giornalista residente a Berlino. Ho scritto la storyboard del videoclip partendo dal testo della canzone, rievocando un felice incontro con la mia ex ad Hauptbahnhof, tanto tempo fa. Successivamente ho voluto inscenare un happening, un carnevale spontaneo, una passeggiata musicale con la mia nuova ragazza che si trasforma in una parata jazz circense; nel frattempo la mia ex passeggia con un altro uomo ma alla fine tutti ci ritroviamo coinvolti in una danza vorticosa ed esuberante. Supervisionare il video è stato semplice grazie all’aiuto dei cameramen, tuttavia ero teso per l’emozione e per il fatto di dover gestire l’incontro con tutti i partecipanti che sono arrivati in momenti diversi della giornata. Magicamente è nata una certa affinità tra me e l’attrice che ha interpretato la parte della mia ragazza, ovviamente “coronata” dal fatto che Berlino è stata dichiarata zona rossa…nuovo materiale per i miei blues ;-)”

“At the station” fa parte di un album “Pissin’around”, un progetto consolidatosi negli ultimi tempi che ha un carattere proprio e non teme i giudizi. Qual è la storia che volete raccontare con questo progetto?

Vogliamo raccontare la storia di Federico che di fronte alla malattia e di fronte alla perdita della persona amata ha usato la fantasia e la propria vitalità per farsi coraggio e lanciare un grido di dolore e amore, rivolto non solo a lei ma a tutti, un invito ad essere amici, comunità, tribù, famiglia, andando contro non alla tradizionale famiglia mononucleare bensì all’intolleranza di chi non accetta o non vuole confrontarsi con l’alterità…ad esempio Amedeo e Marco sono fidanzati (non tra di loro 😉 e Marco intende sposarsi.
Pissin’around e Lovin’everybody parlano di questo ma un pò anche le altre canzoni d’amore considerato che sono dedicate ad una persona che aveva all’epoca trovato un nuovo compagno. 
Federico identifica questo desiderio di appartenenza, di far parte di una comunità allargata, questa voglia di celebrare la pace e la condivisione, con il carnevale di New Orleans o di Rio ispirandosi agli happenings e ai carnevali che organizzavano i figli dei fiori negli anni 60.

Cosa avete in programma per il futuro?

Durante questo autunno-inverno vogliamo autoprodurre un nuovo album ed essere tutti partecipi alla fase compositiva, avrà a che fare con la primavera, con l’Africa, con la crisi economica, con la discriminazione, coi tempi del liceo; sarà un album    corale, cantato a più voci e con la presenza di fiati, rispunterà fuori un locale di Berlino da un loop jungle e tribale di due accordi, riproporremo in una versione ancora più estrema un brano del disco precedente. Abbiamo in mente di realizzare poi un EP contenente una nuova versione rock di Pissin’around e altre sorprese…che non si dicono!

Nel 2022 abbiamo il sogno di trovare una capitale europea che soddisfi le esigenze di ognuno dove trasferirci tutti assieme, speriamo tanto che entro questo termine si possa ricongiungere alla band l’ex bassista co-fondatore del progetto Alberto “bebo” Pretto. Vorremmo tanto trascorrere un periodo in Nord e Sud America, in particolare ci piacerebbe suonare a Los Angeles, California.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Nella nostra società esistono artisti professionisti ed artisti amatori, ogni persona può essere un amatore, ogni persona può ed ha bisogno di essere un artista, un giocatore, un creativo, un seduttore. La scusa che bisogna iniziare da bambini è e rimarrà sempre un pretesto, è stato dimostrato anche scientificamente che l’età non è così determinante come si pensava una volta. L’arte è sempre bella in quanto tale e va sempre incoraggiata, l’arte più brutta è bella, quella più bella è magia, solo quella commerciale è spazzatura. Chi fischia o non applaude una persona che si sta concedendo nuda, spogliandosi della propria intimità, non importa se lo fa in maniera formalmente corretta, sta mancando di rispetto alla libera espressione artistica di fatto scoraggiandola, inibendola. Già in Italia l’arte non è vista come un lavoro e come se non bastasse non è vista nemmeno come un gioco, molto spesso è pura competizione e sfoggio di capacità tecniche. 

Grazie di cuore per questa intervista così articolata, ci avete dato la possibilità di presentare in maniera esaustiva il progetto e le sue peculiarità! 🙂

Las Flores Molestas for Siloud
     

Instagram: @lasfloresmolestas
Facebook: @lasfloresmolestas

Credits: Morgana Grancia, Red&BlueMusic

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