Wako è la crasi tra nome e cognome di Walter Coppola, classe ’97, cantautore e fotografo di origini campane. La sua è arte a 360 gradi, infatti quando non canta scatta foto. La sua fotografia, caratterizzata dagli scenari urbani delle periferie di Milano, è la congiunzione della visione di Walter e di Wako.
“Malammore” è il titolo del suo ultimo singolo, che parla di un amore grigio e cupo, di un incontro con sé stessi ed un’immersione totale nelle proprie paure e fragilità.
Nome: Walter
Cognome: Coppola
In arte: Wako
Eta: 23
Città: Milano
Nazionalità: Italiano
Brani pubblicati: Dubai, Non sei più qui, Santa Madonna, Malammore
Periodo di attivitá: dal 2019
Genere musicale: Pop, Urban
Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, ecc.

Chi c’è dietro Wako?
Wako è la crasi tra nome e cognome di Walter Coppola, classe ’97, cantautore e fotografo di origini campane. La sua è arte a 360 gradi, infatti quando non canta scatta foto. La sua fotografia, caratterizzata dagli scenari urbani delle periferie di Milano, è la congiunzione della visione di Walter e di Wako.
Perché utilizzare un nome d’arte dato dall’unione del tuo nome e del tuo cognome?
Mi piaceva come suonava e ho deciso di tenerlo come nome d’arte. Penso che niente possa rappresentarmi meglio del mio nome e cognome.
Sei cresciuto in un ambiente molto stimolante verso la musica. Quando hai capito di voler avviare un tuo percorso artistico?
Nella mia famiglia ho sempre respirato musica, sin da piccolo, essendo figlio d’arte. Nessuno mi ha spinto a fare musica in realtà, papà mi ha cresciuto con i dischi di Stevie Wonder, James Brown ed altri artisti funk. Ho iniziato a strimpellare la chitarra all’età di 16 anni e, successivamente, ho iniziato anche a cantare. Mi è bastato poco per capire che volevo fare questo nella vita.
Quali sono le tue maggiori influenze musicali?
In realtà ascolto un po’ di tutto, soprattutto la musica emergente, mi piace scoprire nuovi artisti. Non c’è un’artista che mi influenza in particolare, sono più fan delle canzoni che dell’artista in sé.
“Malammore” è il titolo del tuo ultimo singolo, che parla di un amore grigio e cupo, di un incontro con sé stessi ed un’immersione totale nelle proprie paure e fragilità. Come nasce questo brano e come è stato prodotto?
“Malammore” è nato da un beat che mi ha mandato Andrea Privitera (whoisu), una sera dopo una festa. Ho iniziato a riflettere sulle persone che mi circondavano e tornato a casa ho praticamente scritto di getto, come se dovessi liberarmi di un peso. Nel brano racconto di quanto mi prendo bene delle persone sbagliate e di come mi sento.
Malammore è solo il tuo ultimo brano, ma dal 2019 ad oggi sono diverse le produzioni che portano la tua firma. Come sei arrivato al sound che oggi ti caratterizza?
Il primo brano che ho pubblicato è stato “Dubai”, non avevo ancora trovato la mia dimensione vera a propria. Ho raggiunto la mia identità artistica passo dopo passo, più andavo avanti e più esprimevo me stesso e la mia persona attraverso la mia musica. Malammore, infatti, mi rappresenta al 100%.
“Wako è Milano, ma influenzato anche dalle sue origini campane”: con questa frase hai voluto dare in qualche modo una direzione artistica al tuo progetto. Quale pensi siano le caratteristiche che contraddistinguono Wako dagli altri artisti del panorama italiano?
Ho un modo di scrivere molto diretto, mi piace non avere filtri e non farmi troppi preconcetti. Penso che questa sia una cosa che mi differenzia dagli altri, insieme al napoletano, che rappresenta una parte di me.
Il trasferimento a Milano ti ha permesso di prendere parte a molte iniziative artistiche, tra cui anche nel mondo della fotografia. Più in generale, cosa stimola la tua creatività?
La fotografia e il fare musica vanno di pari passo. Si influenzano tra di loro. Se non scattassi foto non scriverei così. Voglio che i testi che scrivo creino delle foto e delle immagini ben precise da farle visualizzare a tutte le persone che ascoltano i miei brani.
Sappiamo che sei già a lavoro: quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Non posso fare spoiler. Posso, però, dire che ho scritto delle robe tutte in napoletano, non so ancora se e quando le pubblicherò, è ancora tutto work in progress. Sto scrivendo molto in questo periodo, sono molto ispirato dalle circostanze e da quello che sto vivendo. Sicuramente farò uscire dei singoli con più frequenza e, chissà, magari anche un feat.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Qui è Wako e sono su Siloud, leggete il magazine perché è una figata!
Wako for Siloud
Instagram: @sonowako
Credits: Riccardo Zianna, Giorgia Groccia, Osa Lab