Gli Amber sono quattro ragazzi di Vigevano: Riccardo Bruggi (voce), Giacomo Fabbrica (chitarra), Federico Mazzucco (batteria), Andrea Perego (basso), nati tra il ’96 e il ’97, tre laureati e uno non ancora. La band nasce dall’idea di Riccardo e Federico, compagni di scuola media e da sempre in guerra su chi fosse meglio tra Beatles e Queen, nel lontano maggio 2010. Il loro stile è un mix di sound molto diversi tra loro: si possono notare sfumature di rock, di pop e di alternative. Oggi sono tornati con un nuovo brano, “Porta Genova”, che racconta dell’incontro di due percorsi opposti che si ritrovano alla stessa fermata lungo il tragitto. Il pezzo fa parte dell’album “Hobby”, in uscita nei primi mesi del 2021.
Band: Amber
Componenti: Andrea Perego, Federico Mazzucco, Giacomo Fabbrica, Riccardo Bruggi
Età: 23-24
Città: Vigevano
Nazionalità:Italiana
Brani pubblicati: Supreme, Porta Genova
Periodo di attività: dal 2010
Genere musicale: Indie, Alternative
Piattaforme: Spotify, Apple Music, YouTube, Deezer, Amazon Music

Chi sono i componenti di Amber?
Quattro ragazzi di Vigevano: Riccardo Bruggi (voce), Giacomo Fabbrica (chitarra), Federico Mazzucco (batteria), Andrea Perego (basso), nati tra il ’96 e il ’97, tre laureati e uno non ancora, vi sfidiamo a capire chi è.
Come e quando è nata l’idea di metter su un collettivo?
La band nasce dall’idea di Riccardo e Federico, compagni di scuola media e da sempre in guerra su chi fosse meglio tra Beatles e Queen, nel lontano maggio 2010. Fin da subito consapevoli dell’importanza di scrivere pezzi inediti, la prima ora in sala prove si esaurisce nel capire il funzionamento del charleston, insieme ad altri amici tirati dentro a caso.
Nel settembre 2011 Andrea si aggiunge con il suo basso e il suono del gruppo comincia a definirsi, tra il punk e l’hard rock. L’attuale formazione si completa nel dicembre 2012 con l’entrata di Giacomo alla tanto desiderata chitarra solista.
Nel 2013 esce su YouTube l’EP d’esordio “Just Listen” in lingua inglese, registrato e mixato da Icaro Tealdi, seguito nel 2014 da “Murder In Light Blue”. Il 2016 è l’anno dei primi testi in italiano: la band registra 3 pezzi nello studio di Garrincha Dischi con Nicola “Hyppo” Roda, pubblicati sempre su YouTube.
E invece, cosa potete dirci sul nome della band?
È successo sempre tra i banchi di scuola, durante un’ora di latino in prima superiore, nel settembre 2010. Federico e Riccardo cercavano un nome per la band e, dopo averne scritti una ventina su un foglio, hanno optato senza seguire alcun criterio di significato per “Amber Wave”, suonava bene. Poi il nome, con la decisione di scrivere in italiano, è diventato “Amber”. Poteva andare molto peggio dai.
Il vostro stile è un mix di sound molto diversi tra loro: si possono notare sfumature di rock, di pop e di alternative. Quali sono le correnti musicali da cui vi lasciate ispirare?
Abbiamo attraversato diverse fasi, suoniamo insieme da una decina d’anni quindi è stato naturale sentire il nostro sound evolversi più volte, pur mantenendo sempre una certa coerenza nell’approccio al fare musica, che potrebbe in qualche modo essere definito punk. Diciamo che l’attitudine del punk ci ha sempre accompagnati: dallo scrivere le ballad più strappalacrime, al periodo in cui eravamo presi bene con i giri blues, a quando ciò che ci piaceva fare era suonare canzoni da nove minuti post rock fino ad adesso che scriviamo in italiano e ci siamo avvicinati al pop. Influenze molto importanti sono poi state tutto il filone indie rock anglofono tra Arctic Monkeys e Strokes, il brit pop degli Oasis, ma è d’obbligo citare anche l’alternative anni 90’ tra Radiohead e Smashing Pumpkins, senza contare che il nostro progetto è pieno di elementi vicini alla musica elettronica e alle produzioni hip-hop alla Kanye West. Per quanto riguarda l’italiano, invece, soprattutto Cremonini e i Lunapop. Quindi insomma, da grandi fan della musica abbiamo sempre preso spunto da ciò che ci piace e consideriamo di valore, senza mai essere timidi nello sperimentare.
Doveste dare un nome al vostro stile, quale scegliereste?
Premettendo che abbiamo sempre valutato la questione poco interessante e piuttosto inutile, se dobbiamo proprio fare un riassunto di ciò che siamo in due parole, al netto di ciò che è la scena italiana attuale, potremmo definirci “Alternative Indie”. Pur apprezzando molti progetti legati alla nuova cultura pop del nostro Paese sicuramente non ci sentiamo rappresentati da quanto proposto dal panorama generale. Per fare i nomi: da qualche anno la media dei brani che passano su Indie Italia non sono per noi di alcun interesse. Eppure, dovrebbe essere la scena di cui facciamo parte.
Il singolo che ha segnato il vostro esordio è stato “Supreme”. Cosa potete dirci di questo pezzo?
Supreme è stato registrato e mixato da Federico Laini, poi pubblicato in modo totalmente indipendente, o forse meglio dire naive, nell’aprile 2018. È nato nell’apice dell’isteria di massa per il noto brand e racconta in modo dissacrante, attraverso la metafora di una storia d’amore finita male, il rapporto che c’era, e c’è ancora, tra il soggetto e il capo firmato in generale, il senso di elitarismo tossico che genera, la morbos-…vabbè andate ad ascoltarla che fate prima.
Oggi siete tornati con un nuovo brano, “Porta Genova”, che racconta dell’incontro di due percorsi opposti che si ritrovano alla stessa fermata lungo il tragitto. Com’è stato dedicarvi alla scrittura e alla produzione di questo pezzo?
Tra i brani che saranno nell’album, “Porta Genova” è il meno recente, ha addirittura quattro anni e nonostante questo, almeno per noi, non ha perso niente in termini di appeal e fascino. È stato scritto tornando a casa dall’università, nel luogo incubo di ogni pendolare vigevanese, il treno della leggendaria tratta Milano (Porta Genova) – Vigevano, famosa per i ritardi e i treni soppressi. L’idea è nata soprattutto dall’annuncio circolato in quegli anni della chiusura della stazione milanese di Porta Genova, si parlava di una riqualificazione urbanistica della città, ad oggi ancora indefinita come tempistiche. La canzone prende spunto poi da un incontro, una relazione tormentata, anche quella, in effetti, mai avvenuta. I sentimenti che l’hanno ispirata però erano maledettamente reali.
La produzione è stata a tratti molto complicata, il brano è stato preso e ripreso più volte pur mantenendo comunque l’idea di suono iniziale. Il risultato finale però ci ha soddisfatti molto.
Il singolo preannuncia l’uscita del vostro album d’esordio: “Hobby”. Qualche anticipazione?
Se vuoi possiamo dirti i bpm dei pezzi: 163, 172, 136, 149, 160, 156, 140, 165.
Quali sono i vostri programmi futuri?
Suonare, suonare e anche suonare.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
You need to be yourself. You can’t be no one else (cit.)
Grazie Siloud ❤
Amber for Siloud
Instagram: @ambermusica
Facebook: @ambertheband
Credits: Federico Cardu, PressaCom