InTheMusic: Riccardo Inge, interview

Riccardo Diaferia, in arte Riccardo Inge, è un cantautore milanese di 34 anni che crede nella propria musica. Oltre alla musica, nella sua vita c’è anche l’ingegneria. Lui si sente Pop Italiano, ma nel vero senso del termine. Forse la più grande presunzione della sua vita: pensare di poter dire la sua in un panorama musicale con così tanta offerta e allo stesso tempo con così poche possibilità di poter emergere. Dopo la pubblicazione di “Fulmicotone” è tornato con “Mose”.

Nome: Riccardo
Cognome: Diaferia
In arte: Riccardo Inge
Età: 34
Città: Carugate (MI)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Cosa resterà di noi, Finale di Champions, Fulmicotone, Mose
Album pubblicati: Giorno di Festa (EP)
Periodo di attività: dal 2017
Genere musicale: Indie-Pop Italiano
Piattaforme: Spotify, Facebook, Instagram,Youtube, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc

Parlaci di te Riccardo!

Sono un cantautore milanese di 34 anni che crede nella propria musica. Forse la più grande presunzione della mia vita: pensare di poter dire la mia in un panorama musicale con così tanta offerta e allo stesso tempo con così poche possibilità di poter emergere.

Nonostante tutto cerco di vivere questo progetto come una vera e propria professione (come la musica dovrebbe essere sempre considerata), cercando di lavorarci con tutto l’impegno e l’organizzazione possibile da buon ingegnere quale sono.

Vivo, infatti, una specie di doppia vita a cavallo tra l’essere ingegnere e un cantautore, due entità che non sempre collaborano tra loro.

Quando ti sei avvicinato alla musica per la prima volta, e perché?

Ho imparato a suonare la chitarra da autodidatta perché mi ero fissato di voler suonare la chitarra elettrica. Non ricordo esattamente il motivo. Mio padre da giovane suonava anche lui la chitarra in una band. Fu durante una loro reunion a sorpresa quando andavo ancora alle medie che rimasi folgorato da quella sensazione indescrivibile di suonare in gruppo.

Da allora iniziai le prime esperienze, provando pure ad andare da un maestro. Ma era strano: a scuola studioso e super voti, mentre alla chitarra poca pazienza e poca pratica. Non ho mai capito perché. Sono rimasto sempre uno ‘schitarratore da spiaggia’ e ho sempre suonato non per il solo gusto di farlo, ma con l’obiettivo di suonare con la mia band dal vivo.

Riccardo, domanda a bruciapelo: sei un ingegnere o un cantautore?

Sono entrambi. All’inizio di questo progetto raccontavo questi due mondi anche attraverso un vestito doppio che indossavo in ogni occasione (dal videoclip al live, ecc.). Col tempo mi sono reso conto che stava diventando un limite: c’era quasi più attenzione sul vestito che su tutto il resto, con il rischio che un elemento connotante mi facesse invece diventare una macchietta. L’ho messo da parte per dare più spazio alla mia parte artistica, anche se sotto sotto rimango sempre anche un ingegnere.

Quali sono i sound dia quali ti lasci influenzare?

Difficile dirlo a priori. Ho sempre ascoltato musica di tutti i tipi fin da piccolo. Dai grandi classici che sono parte di me (Beatles, Battisti, Queen, ecc.) fino all’heavy metal, passando per la musica più commerciale (i miei genitori tenevano sempre la radio accesa a casa). Negli ultimi anni ho cercato di concentrare l’attenzione sulla musica italiana, anche se devo dire che la maggior parte delle reference di partenza in fase di arrangiamento di una nuova canzone sono sempre produzioni straniere.

Superata la diatriba dell’ingegnere e del cantautore, come definisci la tua musica?

Io mi sento Pop Italiano, ma nel vero senso del termine. Ultimamente credo si sia perso un po’ di vista tutto il mondo del Pop Italiano emergente, a favore di una scena Indie (che ormai non lo è più così tanto). Amo la melodia che si muove nel racconto di una storia. Il tutto scritto con qualche venatura Rock, probabilmente figlie della mia passione e delle prime esperienze musicali in gruppi rock/heavy metal Non saprei dire a chi assomiglio o altro, anzi: spesso mi interessa molto capire se altre persone trovano qualche riferimento che io non vedo nei miei lavori.

Dopo la pubblicazione di “Fulmicotone” sei tornato con “Mose”, cosa racconta il brano?

Si tratta di una canzone molto intima che racconta alcuni momenti difficili della mia vita. Ci si può trovare in difficoltà fino al punto di rischiare di perdersi e di perdere l’amore delle persone che ti vogliono bene davvero. È a quel punto che hai l’ultima chance per reagire e cercare di ritrovare la rotta per tornare a riva sulla terraferma.

Canti: “Affonderò come Venezia e finirò come il Mose che nemmeno poi funziona”. Come hai reagito scoprendo che poi il Mose, funziona davvero? E, a parte gli scherzi, cosa volevi raccontare con il brano?

Ho pensato: “Ma proprio ora doveva iniziare a funzionare???” Scherzi a parte il Mose è un’opera che rappresenta molto bene il senso della canzone. Un progetto pieno di contraddizioni, entrato in funzione dopo vent’anni e a fronte di investimenti economici spavento.

E ancora oggi, nonostante i media sostengano che funzioni, si lascia dietro numerosi dubbi in termini di costi e manutenzione. Insomma: un bel macello. Esattamente come le problematiche che racconto nella canzone.

Quanto delle esperienze che hai collezionato finora hai messo nei tuoi ultimi brani?

Le ultime canzoni parlano di vita vissuta. Prima mi concentravo molto di più su aspetti prettamente emotivi e poco concreti, mentre ora riesco a trasportarla in scene di vita quotidiana. Penso sia la cosa che mi piace di più fare negli ultimi tempi.

Cosa hai in programma per il futuro?

Ho una parola magica: Album. È un po’ il coronamento di un percorso iniziato anni fa e che vorrei completare presto. Purtroppo la pandemia ha ritardato e modificato i piani, anche perché vorrei uscire con l’album nel momento in cui avrò la possibilità di promuoverlo adeguatamente con concerti, interviste dal vivo, ecc. Spero nella prossima primavera/estate di avere belle news. Nel frattempo usciranno altri singoli a poco a poco.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Vorrei dire che se c’è qualcosa in cui credete, non mollate. Non mollate anche se quasi tutte le mattine vi chiedete perché lo stiate facendo. È quel qualcosa che non sai spiegare, ma che rende unica la nostra vita.

Riccardo Inge forSiloud

Instagram: @riccardoinge
Facebook:@riccardoinge
YouTube: riccardoinge_video

Credits: Federico Cardu, PressaCom

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