InTheMusic: Ida Nastri, interview

Chiara Padellaro è una musicista che fa tante cose per riuscire a vivere di questo mestiere, in ogni caso sempre tutte cose più o meno attinenti con la musica. Ida Nastri, il suo lato artistico, è invece quel personaggio che sale sul palco e vive il suo sogno più grande. È riflessiva, romantica, ironica, piena di valori, e tutto ciò si riflette in ciò che fa identificandone anche lo stile.
Comfort Zone” è il suo primo singolo e un invito a riuscire a vivere giorno per giorno e a godersi ogni attimo.

Nome: Chiara
Cognome: Padellaro
In arte: Ida Nastri
Città: Roma
Età: 35
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Comfort Zone
Periodo di attività: dal 2008
Genere musicale: Pop
Piattaforme: Spotify, iTunes, Amazon Music, Deezer, ecc.

Chi è Chiara quando non è Ida?

Sono una musicista che fa tante cose per riuscire a vivere di questo mestiere. Non fraintendete, tutte cose più o meno attinenti con la musica. Mi dedico principalmente allo studio e alla scrittura, poi insegno canto e sono Professoressa di Musica (supplente, ahimè) alla secondaria di primo grado (la famigerata Prof. di musica delle medie per capirsi, ma non faccio usare il flauto). Quando non sono Ida allieto anche eventi privati con la mia voce.

Ida Nastri invece è quel personaggio che sale sul palco e vive il suo sogno più grande. Romana di Roma Sud!

Fin da piccola sei stata a contatto con la musica: quando hai sentito il bisogno di cominciare a suonarla tu?

La musica da piccola era uno dei miei giochi preferiti. Ho registrazioni su cassetta di ore passate al Fisher-Price o ricordi di me che giocavo a “Sanremo” facendo tutto da sola: da Pippo Baudo che presenta, all’artista che si esibisce sul palco (che era il letto) , al pubblico che applaude. Quindi si può dire che ho sempre cantato e fin dalle elementari ho fatto esperienze molto stimolanti tramite diversi cori, anche di alto livello. Quindi alla passione si è affiancato anche tanto studio: prima il pianoforte classico, poi una breve parentesi di clarinetto, poi il canto. Fino ad arrivare alla Laurea in Conservatorio. Ma questo è un mestiere che si impara facendolo e ascoltando ascoltando ascoltando, ma che soprattutto non si finisce mai di imparare. E artisticamente mi sento in continua evoluzione e crescita.

Perché hai scelto Ida Nastri come nome d’arte?

Questo progetto musicale è il frutto di una stretta collaborazione con il produttore e bassista Giuseppe Salvaggio. I brani che stiamo creando si discostano molto dall’ultimo mio disco, Acqua, uscito nel 2018 come Chiara Padellaro. Ho quindi sentito il bisogno di associarli anche a una nuova immagine. Volevo un nome d’arte che avesse nome e cognome e che fosse legato a me in qualche modo, per potermici identificare facilmente. Ho così deciso di omaggiare le mie nonne usando il nome dell’una e il cognome dell’altra e il risultato suona, ci sta, e rimane in testa. È bello in qualche modo pensare che siano qui attraverso la mia musica. E in più ci tengo a ricordare da dove vengo, certe persone della nostra vita sono parte di noi.

Sei riflessiva, romantica, ironica, piena di valori, e tutto ciò si riflette nella tua musica. Quali sono le tue influenze principali?

Nel mio background non ci sono confini. Ho ascoltato di tutto da Palestrina a Lucio Dalla ai Beatles a Kendrick Lamar, ma il genere con cui mi sono confrontata di più è il jazz, ma comunque sempre continuando ad ascoltare di tutto. Stando a Spotify gli artisti più ascoltati di recente sono Gregory Porter, Mahalia, Masego, Daniel Caesar, Nathy Peluso, H.E.R., Jarreau Vandal, e di italiani Venerus, Frah Quintale, Willie Peyote, Joan Thiele, Serena Brancale, Ginevra. Di sicuro mi sento più vicina a loro. Tuttavia la mia musica è molto influenzata anche da come mi sento, dalle riflessioni che faccio e da come io guardo il mondo.

E invece, come definisci la tua musica?

Posso dire gli ingredienti che cerchiamo di mettere sempre in un brano. Testo in italiano che faccia riflettere, ma con una sottile ironia, che faccia anche vivere delle sensazioni o che lasci immaginare dei luoghi per far vivere un’esperienza a chi li ascolta. Dei ritornelli cantabili e che rimangano in testa. Un beat che porti quanto meno a far dondolare le anche. Poi la ballad ci sarà, ma sarà, diciamo, un’eccezione. Quando potremo suonare dal vivo mi immagino delle persone in presa a bene, con la birra in mano che cantano e ballano. E vengono scritti già per questo. Non sono brani da pubblico seduto e silenzioso, per quello ho già dato.

“Comfort Zone” è il tuo primo singolo, pubblicato con Romolo Dischi e distribuito da Pirames International, un invito a riuscire a vivere giorno per giorno e a godersi ogni attimo. Cosa hai voluto dire ai tuoi ascoltatori?

Il brano è stato scritto in piena pandemia. Questa situazione mai vista prima ha scaturito in me delle nuove riflessioni: quanto facilmente ci abituiamo a una determinata, nostra, “normalità”, e quanto invece questa sia appesa a un filo. Tutto quello che professionalmente avevo costruito era, nella pratica lavorativa, caduto come un castello di carte. Nel dramma impariamo a conoscerci meglio e si scoprono i nostri punti deboli, che avevamo messo sotto il tappeto o che proprio non sapevamo di avere.

“Comfort Zone” è un invito a non darsi mai per scontati. A non ricoprire sempre lo stesso ruolo abitudinario. A ruotare in sintonia con il mondo. A liberarsi della paura di cambiare.

Possiamo aspettarci un video o un album?

Per questo brano non è previsto un video. Spero basti la musica a trasportare chi ascolta, voglio lasciare il gusto di far fare un viaggio a chi ascolta senza fornire io un’interpretazione tramite video. Album vedremo. Noi siamo in continua produzione e scrittura: vedremo se far confluire tutto in un album o se continuare con dei singoli. Forse è presto per decidere.

Cosa hai in programma per il futuro?

Continuare a scrivere, magari non solo per me. Poi ho una voglia matta di salire su un palco e di viaggiare.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Beh… se c’è una comfort zone nella quale in realtà vi sentite ingabbiati, vi auguro di riuscire ad uscirne. Anche aprendosi a dei piccoli cambiamenti. E poi ascoltate Ida Nastri e fatele sapere che ve ne pare!

Ida Nastri for Siloud

Instagram: @ida.nastri
Facebook: @1daNastr1
Twitter: @IdaNastri

Credits: Giorgia Groccia

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