Giuseppe Roccia, in arte Roccia, è entrato per la prima volta in uno studio di registrazione nel 2011 e da quella volta non ne è più uscito. Colorato, frizzante, giovane, bello, attuale: la musica di Roccia è tutto questo e molto altro ancora. Non ama definire la sua musica ma se dovesse etichettarla la definirebbe Indie-Pop. Ad ottobre è tornato con un nuovo album, “Punto e a capo”. Per questa occasione lo abbiamo intervistato per voi, scoprite di più!
Nome: Giuseppe Cognome: Roccia In arte: Roccia Età: 30 anni Città: Bergamo Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Roba Buona, Il Sud mi appartiene, Uomo Moderno, Credi Davvero, Che Succede, Amore in valigia, Nota Audio, Però, Open Bar, Tre Quattro Sei Album pubblicati: Qui è un casino, Canzoni dal Divano, Punto e a capo Periodo di attività: dal 2012 Genere musicale: Indie Hip - Pop Piattaforme: Spotify, Apple Music, Amazon Music

Prima cosa: chi sei nella vita quotidiana Giuseppe?
Ciao a tutti! Ho 30 anni e vi parlo da Villongo, un paese nella provincia di Bergamo. Mi definisco un ragazzo solare che ama i colori e le persone colorate, non sopporto troppo il caldo e tutto ciò che prevede un esagerato sforzo fisico. Nella vita faccio l’educatore e ho un grandissimo sogno nel cassetto, secondo voi è la Musica? Continuate a leggere l’intervista per scoprirlo.
Quando, come e perché ti sei avvicinato per la prima volta alla musica?
Prima del 2011 il mio approccio alla musica era quello di un ascoltatore, forse un attento ascoltatore, pur capendone ben poco a livello tecnico, in quanto non avevo, e non ho, nessuna competenza a livello musicale, mai studiata in vita mia. Probabilmente è un limite, me ne rendo conto.
L’avvicinamento al mondo della Musica con il ruolo d’artista è appunto avvenuto a cavallo tra il 2011 e il 2012 quando spinto da una forte esigenza comunicativa mi misi a scrivere i primi testi, solo successivamente, e dopo un bel pò di testi, arrivai alla conclusione che la Musica potesse essere il mio canale comunicativo all’interno del quale mi sarei sentito più a mio agio.
E invece, quando hai deciso di cominciare a fare musica per davvero?
In realtà mi sento di dire che ho iniziato a fare “per davvero” fin da subito, fin dai primi testi scritti o dalle prime strofette scritte nelle note dell’iPhone, questo, per me, era già fare musica in un certo qual senso.
Poi entrai in studio per la prima volta nel 2011/2012 in occasione dell’album “Qui è un casino” e da li ho proseguito con altri singoli, qualche mixtape, fino ad arrivare all’album “Punto e a capo”.
Non ami definire la tua musica, ma se dovessi provarci, come etichetteresti il tuo sound?
Esattamente, non amo essere inquadrato all’interno di un genere in particolare, anche perché al giorno d’oggi la musica e i generi si influenza a vicenda, ed è un bene, quindi risulta sempre faticoso incasellare gli artisti sotto un determinato genere d’appartenenza. Ma se proprio dovessi trovare una risposta a questa domanda mi sentirei più vicino alla corrente Indie-Pop, o per utilizzare un termine che mi garba molto direi: Indie Hip – Pop.
La mia scrittura nasce dal rap più profondo e affonda l’amore in artisti come Marracash, in senso totale ed assoluto, anche se le tematiche che trattiamo sono diverse. Adoro Marra a 360 gradi, dalla scrittura, alle strumentali, all’attitudine che ha su ogni beat, insomma una bomba. Certamente ammiro anche altri come Fabri Fibra, Coez, Carl Brave e a tratti Gazzelle, senza scordare i Club Dogo, che hanno fatto storia insieme a J-Ax e Jovanotti, per me.
“Punto e a capo” è il tuo nuovo album, disponibile dal 30 ottobre in tutti i digital store. Come nasce questo progetto?
Punto e a capo nasce verso la fine dell’Aprile 2018 con l’inizio della scrittura dei brani, che inizialmente erano una ventina, per poi arrivare a 10 all’ingresso in studio nel Novembre dello stesso anno (l’album finale ne contiene 7).
È stato un percorso intenso, auto-prodotto, carico d’emozioni e durato 15 mesi circa; composto da week end in studio e giorni con la testa “in aria” a pensare e ripensare se ciò che stavo facendo erano le scelte corrette, insomma un bel lavoro, stressante, ma nel senso positivo del termine diciamo. L’album nasce con la volontà di raccontare tutte le situazioni passate che mi sono capitate, tendenzialmente legate alla figura femminile, e finalmente superarle, archiviandole serenamente senza mai dimenticarle. Mettere un bel punto e a capo e ricominciare. Per ottenere tutto ciò mi è servito il valore terapeutico della Musica, perché per me, questa è la musica. Spero si possa percepire tutto questo ascoltando i 7 brani che sono tutte produzioni di David Zampini.
Non è un vero e proprio concept album ma c’è qualcosa che tiene legati i pezzi. Cos’è?
Come già risposto nella precedente domanda credo che il filo conduttore che tiene uniti i 7 brani, oltre alla mia voce narrante, sia questa intenzionalità di superare le situazioni, accettandole e ricominciare una volta lasciate alle spalle.
Paradossalmente il filo conduttore tra i brani potrebbe anche essere la loro diversità strumentale e l’intenzione di usare strumenti non consoni, probabilmente, al genere Rap. Anche questo è il fil rouge. La figura femminile presente in ogni brano, nelle rime e tra le righe è un altro elemento che fa da collante.
Ascoltate e non ve ne pentirete, ritroverete anche del vostro quotidiano.
Tra tutti i brani, ne hai uno che preferisci?
Premetto che tutti i brani partono da esperienze personali e assolutamente vere, reali, caratteristiche senza le quali non avrei nemmeno potuto iniziare a scrivere. Credo sia fondamentale mantenere un certo livello di credibilità, ma senza nemmeno sforzarsi troppo, basta essere se stessi, poiché se si canta qualcosa che non si è o non si vive prima o poi cade la maschera davanti agli ascoltatori.
Fatta questa premessa devo però anche ammettere che il brano più intimo, e forse quello che preferisco, per le emozioni maggiori che mi suscita è “Nota Audio”.
Il brano riprende e ripercorre una mia relazione passata, che nonostante le difficoltà, vuole ricordare le serate, e il loro finale, spensierate al Carrefour di Bergamo città, scambiandosi Pringles e Kinder Delice, andando quindi a sottolineare quanto un amore possa essere semplice e felice, anche se poi una storia finisce.
Anche questo è il segreto di una relazione, fatene tesoro. Ma il ricordo è comunque sereno, legato ad una persona ancora molto importante per me, lei sa e sa anche che “Nota Audio” è stata dedicata a lei, me l’ha detto dopo averla ascoltata.
Hai una curiosità sul tuo album che nessuno conosce ancora?
Allora, curiosità nel vero senso del termine non proprio ma posso dirvi che inizialmente avrei voluto si intitolasse “Lei” e che la formazione ipotetica prevedeva 10 brani…poi sappiamo tutti come è andata a finire.
Altro aneddoto che posso dirvi è che volevo assolutamente una voce femminile per “Tre Quattro Sei” e dopo svariate ricerche sui social ho optato per la favolosa voce di Isabella Zaccone, che ha accettato fin da subito in maniera calorosa il mio invito per questo brano.
Cos’hai in cantiere per il futuro?
Sto lavorando a nuovi brani, due sono quasi finiti e gli altri sono in cantiere, appena concepiti diciamo. Non so quando usciranno ma sicuramente prima o poi vedranno la luce del sole anche per i miei ascoltatori e per i vostri lettori.
Ad oggi sto collaborando con Emanuele Lauriola (Stranisuoni) e Davide Lusardi (Alchimista) nella speranza di poter tornare a lavorare con Francesco Bertanza (CB Studio) e David Zampini.
Mi piacerebbe molto anche girare il video di “Nota Audio”, ma per ora è solo un’idea, voi che dite? Vediamo che si può fare.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Vorrei ringraziarli per il loro tempo, per avermelo dedicato leggendo questa intervista e magari chi lo sa anche ascoltando qualche mio brano. Li invito anche a comunicarmi, tramite i vari profili social che ho a disposizione, se si sono rispecchiati in qualche brano, per me è una cosa fondamentale sapere che la gente si possa rivedere in ciò che scrivo.
Non ultimo li invito anche a far girare, tramite Instagram e/o Facebook l’album Punto e a capo, perché in questo momento storico legato alla triste pandemia, si può emergere anche, e forse, soprattutto così, ne sono consapevole.
Vi sono e ve ne sarò immensamente grato.
Giuseppe Roccia for Siloud
Instagram: @giusepperoccia
Facebook: @RocciaGiuseppe
Apple Music: Roccia
Twitter: @roccia_giuseppe