InTheMusic: Swami, interview

Il centro della vita di Swami è la musica: dall’età di 13 anni studia canto affinché possa fare di questa passione un vero e proprio mestiere. Il suo progetto musicale nasce dalla necessità di vivere di musica, essenza della sua vita senza la quale non riuscirebbe a vivere, e dall’esigenza di dire quello che pensa. Il messaggio che vuole comunicare a chi la ascolta è un messaggio di speranza, di non smettere mai di sognare.
Non siamo tutti uguali” è il suo ultimo singolo, che ha un significato di fondo molto forte.

Nome: Swami
Cognome: La Rosa
In arte: Swami
Età: 20
Città: Siracusa
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Un'arma, Bulldozer, Non Siamo Tutti Uguali
Periodo di attività: dal 2016
Genere musicale: Pop
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi è Swami?

Mi presento: sono Swami, sono nata e vivo a Siracusa ed ho 20 anni.

Il centro della mia vita è la musica. Dall’età di 13 anni studio canto affinché possa fare di questa passione un vero e proprio mestiere.

Il tuo vero nome è davvero molto originale, crediamo sia stata una bella scelta utilizzarlo come nome d’arte! Come mai hai deciso di mantenerlo anche per la tua personalità artistica?

Ho deciso di mantenere il mio vero nome come nome d’arte perché lo reputo semplice, diretto ma non scontato. Tutte caratteristiche che fanno parte del mio vero carattere e della mia personalità artistica.

Tutto è iniziato quando avevi 13 anni. Come si è sviluppato negli anni il tuo rapporto con la musica e cosa è cambiato da allora?

Inizialmente decisi di entrare nel mondo dell’arte con l’obiettivo di diventare cantattrice di musical. Nel corso degli anni mi sono resa conto, però, che sentivo la necessità non di essere un personaggio ma bensì d’essere me stessa, soprattutto sentivo di avere tante cose da dire al mondo e volevo dirle a modo mio.

Quali sono i generi che più influenzano il tuo modo di fare musica?

Sicuramente il pop italiano, sono infatti innamorata della musica italiana. Ascolto tanto i grandi cantautori come Lucio Battisti o Pino Daniele (e molti altri), tanti interpreti come Marco Mengoni o Laura Pausini. Ma se devo dire a chi più mi ispiro ed a chi mi sento più vicina faccio senz’altro il nome del grande Vasco, il quale ha un modo di dire le cose che personalmente invidio. Senza mezzi termini, quasi cinico per certi versi. Ed è così che mi piace parlare alla gente, in maniera assolutamente schietta.

Da cosa nasce il tuo progetto Swami e quale messaggio vuoi comunicare a chi ti ascolta?

Nasce dalla necessità di vivere di musica, essenza della mia vita senza la quale non riuscirei a vivere, e dall’esigenza di dire quello che penso.

Il primo messaggio che voglio comunicare a chi mi ascolta è un messaggio di speranza, di non smettere mai di sognare. Di rendersi conto che l’impossibile non esiste e che è solo un limite delle nostre menti.

Voce calda e sonorità coinvolgenti: questi sono i tratti che ci hanno colpito di te. Quali pensi siano i caratteri principali della tua musica e in che modo cerchi di valorizzarli?

Cerco di essere me stessa, moralmente, musicalmente ed artisticamente parlando. Inevitabilmente nella vita di un interprete, o cantautore che sia, ci sono delle evoluzioni. Io sono cambiata tanto dal mio primo singolo, “Un’arma”, ad ora.

Sicuramente quella della valorizzazione personale è una ricerca infinita. Quello che però posso affermare è che pian piano cerco di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, trovati nel corso del tempo, per tirare fuori infine il meglio di me.

“Non siamo tutti uguali” è il tuo ultimo singolo, che ha un significato di fondo molto forte. Come nasce e come è stato prodotto?

Nasce da un semplicissimo viaggio in autobus. Mi trovavo seduta nelle ultime file del bus ed ho iniziato a guardare ogni persona, riflettendo sul fatto che ognuna di queste avesse una storia, una vita vissuta o ancora da vivere. Ma soprattutto ho pensato a quanto spesso ognuno di noi critica o agisce con cattiveria nei confronti di qualsiasi estraneo si trovi davanti, senza pensare che ognuno in qualsiasi momento sta combattendo una battaglia.

Per la produzione del brano, invece, è stato realizzato un gran bel lavoro. Avevo una semplicissima idea in testa partendo da un riff di chitarra e, quasi come per magia, è stata estrapolata esattamente come la immaginavo. Un’emozione unica.

In che relazione questo brano si pone con le tue produzioni passate?

È sicuramente del tutto diverso dai precedenti, ogni produzione ha il suo perché. Questo brano credo, però, sia il primo a rendermi giustizia, come persona e come cantante.

In precedenza ho mostrato il meglio di me con “Un’arma” e tutte le mie paure con “Bulldozer”. Questa volta ho percepito il bisogno di dire la mia sulla società di oggi, su ciò che vedo quotidianamente, anche semplicemente su un bus.

Quali progetti hai per il futuro?

Per il futuro voglio pensare più in grande, vorrei vivere la musica sempre più da vicino. Il vero progetto è lavorare sodo, creare nuova musica e cantarla con tutti coloro che ne avranno voglia.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Vorrei soltanto dire di non abbandonare mai la musica. In qualsiasi momento ha la magica capacità di essere una compagna, una migliore amica, perché lei sa sempre di cosa abbiamo bisogno e, soprattutto, noi abbiamo sempre bisogno di lei.

Grazie a Siloud per questa splendida intervista, grazie a tutti voi i lettori. Un enorme abbraccio virtuale, Swami.

Swami for Siloud

Instagram: @swamiofficial_
Facebook: @swamisings
YouTube: Swami Official Music

Credits: Claudia Pasquini, Red&Blue Music Relations

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