Michele Mastriani ha 20 anni e abita in un piccolo paesino in provincia di Verona. In arte è Urlo e definisce questo progetto, citandolo testualmente, come “tutto ciò che può sembrarvi ascoltando la mia musica”. Ha un sound e un flow diretto, senza bisogno di filtri, ed è per questo che il rap è il genere perfetto per trasmettere il suo messaggio e il suo essere schietto.
“Il Pifferaio Magico” è il suo album più recente, la cui copertina sembra rappresentare tutto ciò che ha in testa.
Nome: Michele
Cognome: Mastriani
In arte: Urlo
Età: 20
Città: Verona
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Cosa non ti va, Cantagal, Oggi tipica
Album pubblicati: Il pifferaio magico, Depersonalizzazione Multipla distratta mixtape
Periodo di attività: dal 2018
Genere musicale: Rap
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music

Urlo come nome d’arte e, metaforicamente parlando, come messaggio subliminale nei tuoi testi. Ma chi è realmente Urlo?
Chi sia Urlo io non lo so, è tutto ciò che può sembrarvi ascoltando la mia musica. Ho appena compiuto 20 anni e abito in un piccolo paesino in provincia di Verona.
Come ti sei avvicinato alla musica?
Fin da piccolo in casa ho avuto buona musica, principalmente Guns N’ Roses, Litfiba, Negrita. Mio padre suonava, mio nonno suonava, mio fratello l’ho sempre visto suonare e tuttora ha una band. Credo sia una cosa di sangue.
E come nasce il tuo nome d’arte?
Principalmente è saltato fuori questo nome perché in studio urlo parecchio (e si può intuire da molti miei pezzi). Poi mi ritrovo molto in ciò che esprime la parola in sé, quindi non ho avuto dubbi sulla scelta.
Hai un sound e un flow diretto, senza bisogno di filtri. Ti è sorto spontaneo avere questa attitudine oppure è una scelta di distacco dal panorama hip hop odierno?
Il rap in sé ha questa caratteristica o almeno quello che piace a me e che mi ha cresciuto. Poi di mio sono molto schietto, forse per questo ho deciso di fare rap e non altri generi.
I tuoi brani sono pieni di messaggi, figure, situazioni. Come se strappassi la pagina di un diario per poi riversarla su una strumentale. In che modo arrivi a produrre un pezzo?
Ogni giorno ho il bisogno interno di scrivere e se non riesco sto male con me stesso. Tutto ciò che ho dentro non lo voglio e scrivere è l’unico modo che ho per liberarmene. Per arrivare al prodotto finale ho il sostegno della squadra che ho alle mie spalle, i producer con cui collaboro e la mia crew Micro Suolo.
Le basi sono pienamente contaminate dagli anni Novanta. In che modo nascono?
Ramio è il producer con cui collaboro di più. Lui è di Salerno e io di Verona, quindi siamo lontani e per ora purtroppo non ci siamo nemmeno mai visti. Ciò non toglie che al di fuori del rapporto ‘lavorativo’ abbiamo instaurato anche un’amicizia. Lui butta giù la bozza del beat iniziale poi ci lavoriamo assieme a seconda del testo che mi viene, c’è molta intesa tra noi.
“Il Pifferaio Magico” è il tuo album più recente. Perchè questo nome?
Il rap nel 2020 è invaso da troppi topi s***er, qualcuno doveva cacciarli.
La copertina dell’album sembra rappresentare tutto ciò che hai in testa: come è nata l’idea di realizzarla in tal modo?
Volevo una copertina piena di dettagli, da guardare nei particolari, e mi sono affidato ad Alberto Giarola che è un ragazzo fumettista delle mie zone. Assieme abbiamo buttato giù il tutto, abbiamo spiegato alcuni dettagli all’interno del libretto delle copie fisiche.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Amate la musica e non usatela sempre come sottofondo, ogni tanto chiudete gli occhi e dedicategli il tempo che merita.
Urlo for Siloud
Instagram: @mastri_urlo Facebook: @mastri.urlo YouTube: Micro Suolo Crew Intervista di Mario Castaldo