InTheMusic: Luframilia, interview

Luframilia nasce dal plettro e dalla penna di Davide Bolignano, un ragazzo di 29 anni cresciuto a Reggio Calabria, dove attualmente vive. Il primo ricordo che ha della musica è lui a 9 anni che giocava a cantare fingendo di essere Cesare Cremonini dei Lunapop. Pian piano ha poi maturato l’esigenza di produrre della propria musica. Per anni ha tenuto i suoi brani nel cassetto, finché non ha deciso di condividerli.
Migliaia di Frammenti di Luce” è il suo primo album da solista, frutto del lavoro di anni.

Nome: Davide Natale 
Cognome: Bolignano
In arte: Luframilia
Età: 29 anni
Città: Reggio Calabria
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: L'Eremita Postmoderno, Gravitazionale, Resisto e Non Combatto, Amori Telecinetici
Album pubblicati: Migliaia di Frammenti di Luce
Periodo di attività: dal 2019
Genere musicale: Punk/Rock Alternative
Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, ITunes, Amazon Music, Deezer, SoundCloud
Foto di Filippo Toscano

Parlaci di te, Davide!

Sono un ragazzo di 29 anni, cresciuto a Reggio Calabria, dove attualmente vivo. Lavoro in un centro commerciale e sono uno studente in un’accademia di canto moderno, ma nella vita senz’altro la cosa più importante e necessaria per me è scrivere canzoni, suonare, e condividere tutto questo con altri amici e colleghi!

Luframilia nasce dal plettro e dalla penna di Davide Bolignano. Come nasce questo nome d’arte?

Qualche anno fa, nel periodo in cui avevo iniziato la produzione in studio dei miei brani, mi venne in mente di creare un hashtag, che con un gioco di parole andasse a celare ‘cripticamente’ dentro di sé il nome dell’album a cui stavo lavorando. Il titolo del disco che avevo scelto era “Migliaia di Frammenti di Luce”, così riflettendo insieme a un mio amico, ci venne fuori questo “#luframilia”, Lu = Luce, Fra= Frammenti, e dopo una breve ricerca venne fuori che Milia in latino significa = Migliaia. Eravamo riusciti a nascondere il titolo dell’album in una sola parola, che sin da subito ci parve suonare molto bene!

Iniziai a usare quest’hashtag in tutte le didascalie di post e storie, nelle quali mi divertivo a condividere delle “sbirciate” sul work in progress delle registrazioni, nel mentre ero ancora impegnato a cercare un nome d’arte per il progetto che mi piacesse. Un giorno però chiacchierando in chat con un’amica, venne fuori che effettivamente questo “Luframilia” continuava a risuonare proprio bene, e che in fondo non esisteva nient’altro con questo stesso nome, essendo una parola completamente inventata da me, qualcosa di unico, a cui ormai mi stavo affezionando troppo perché alla fin fine restasse solo un hashtag su Instagram! A quel punto mi decisi: il mio nome d’arte ce lo avevo lì davanti finalmente!

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Il primo ricordo che ho della musica è un me piccolino, di 9 anni, che giocava a cantare fingendo di essere Cesare Cremonini dei Lunapop! Ma è senz’altro durante l’adolescenza che ho iniziato a prendere più ‘seriamente’ la questione. Avrò avuto un 15/16 anni, ho scoperto i Green Day e mi si è aperto letteralmente un mondo, ricordo gli interi pomeriggi passati nella mia stanzetta, invece di fare i compiti ovviamente, a provare a imparare alla chitarra, tentativo dopo tentativo, il giro di accordi di Boulevard of Broken Dreams. Sì, sono un autodidatta per la maggior parte, solo negli ultimi anni mi è capitato di prendere qualche lezione di chitarra e di studiare un po’ di canto moderno.

Tieni per anni i tuoi brani nel cassetto, finché decidi di condividerli con Alessio Mauro. Poi diventi parte di alcuni progetti musicali a Reggio Calabria. Come, questi avvenimenti, hanno cambiato il tuo modo di far musica?

Reggio Calabria è un luogo tanto modesto a livello di spazi e opportunità, quanto ricco di arte e gente capace di esprimerla! Sì, è vero, negli ultimi anni si percepisce come un clima locale di decadenza per quanto riguarda creatori e spazi di fruizione per tanti campi artistici, come ovviamente il settore musicale, ma vi assicuro che la gente che fa qualcosa di bello c’è stata, e c’è ancora. Questa scena, nonostante tutto, mi ha dato negli anni la possibilità di praticare esperienze musicali, suonare e scrivere per diverse band, e fare esperienze dal vivo. Negli anni ho scritto una manciata di brani, che sentivo in un certo senso miei, e dopo averli tenuti nel cassetto per un po’, ho deciso di metterli nelle mani di chi a Reggio sa davvero trattare la musica rock.

Alessio Mauro, mix engineer e caro amico, è la persona più brava nel ‘curare’ le canzoni che io abbia mai incontrato, e a questo proposito ci tengo a dire che ho avuto esperienze di produzioni e registrazioni anche al di fuori di Reggio, ma lui, sarà per delle influenze musicali simili, per l’immensa cura di certi dettagli, ha saputo far suonare il mio album davvero come sognavo che fosse!

Riflessivi flussi di coscienza e linee vocali immersi in un letto strumentale ricco di up and down emozionali. Acustica, cantautorato, pop, indie, punk rock: qual è il tuo sound?

Ovviamente la musica che mi piace mi ha sempre influenzato molto sia nella scrittura che nel sound che cercavo di costruire intorno ai miei brani. Definirei il mio suono come figlio del filone musicale americano, “rullantoni dritti in faccia”, suoni d’impatto e chitarre robuste, filtrato da arrangiamenti ben dosati, e mai “eccessivi”, linee vocali melodiche e di contenuto personale/riflessivo. Da qualche parte ho letto il termine “punkautore” (ahah), e posso dire di ritrovarmici! Alla fine mi piace pensarla anche così: di fare il genere che mi piacerebbe ascoltare!

Ad aprile 2019 è uscito il tuo primo singolo, accompagnato da video. Com’è stato rendere pubblico un pezzo dopo che per molto tempo avevi “nascosto” questa tua passione?

È stato emozionante e spaventoso allo stesso tempo! Dico questo non per qualche tipo di negatività, ma per quanto mi riguarda, anche se a volte potrebbe trasparire il contrario, ho sempre dovuto lottare con una qualche forma di ansia da prestazione per quello che realizzo e a cui tengo molto! Ma a parte le paure, a volte necessarie, è stata soprattutto una gran bella soddisfazione debuttare finalmente con un mio singolo.

Non è stato difficile scegliere “L’Eremita Postmoderno”, ho sempre sentito sin da quando l’ho scritto che mi rappresentasse particolarmente e fosse un ottimo riassunto di quello che è il mio sound, ed è stato molto bello e avvincente girarne anche il videoclip. Una canzone che in fondo parla del sentirsi soli in mezzo al tutto, tra il caos artificiale, e lo fa nella parabola di questo antieroe postmoderno, che dal suo limbo esistenziale inizia a intravedere il coraggio, una via di uscita, tra le incertezze dell’esistenza. L’Eremita Postmoderno potrebbe essere chiunque di noi, e mi piace anche pensarlo come un po’ il vettore protagonista, track by track, all’interno di questo mio primo album!

“Migliaia di Frammenti di Luce”, invece, è il tuo primo album da solista, frutto del lavoro di anni. Come nasce questo progetto?

Avevocirca una ventina di canzoni scritte, dalle quali ho estratto 14 tracce, su cui ho iniziato un lavoro di produzione. Ricordo che ancora prima di entrare in studio avevo già appuntato quella che sarebbe dovuta essere la tracklist dell’intero album e… quella era, quella è rimasta! È stato un lavoro molto organico, molto autentico, di necessità più che altro, volevo fare un disco, volevo mettere insieme questi brani, farli suonare amalgamati, srotolarli sul loro percorso, e farli ascoltare a chi potesse essere interessato!

Tutto il progetto Luframilia, nasce poggiandosi sulla costruzione di questo intero full length e tutti i singoli che ho pubblicato dal 2019 a oggi sono brani estratti da esso, che ritrovate al suo interno. Non avevo in mente di fare un vero e proprio “concept album”, ma già in fase di lavorazione sono arrivato a comprendere che c’era un filo conduttore che legava le tracce, una sorta di percorso volto a esplorare le sfumature tra due estremi, come in un dualismo, paura e coraggio, buio e luce, a sgrovigliare la propria verità tra chitarre distorte e angoli acustici e bui.

Tra i brani, ce n’è uno a cui ti senti particolarmente legato?

Forse L’Eremita Postmoderno! Ci sono davvero attaccato emozionalmente, come vi raccontavo prima, è stato il pezzo che ho scelto per debuttare con il progetto Luframilia. A livello concettuale mi sembrava il punto di partenza per me più naturale, ma anche a livello sonoro in paragone con tutto l’album, ho sentito che sarebbe potuto essere la giusta “carta d’identità” della mia atmosfera musicale. Il brano ha un ritornello che spacca, e nella sua prima parte si possono sentire dei suoni registrati con l’archetto di un violino suonato sulle note della chitarra.

E, infine, quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Dopo questa pandemica annata, la parola futuro mi risuona ancora più imprevedibile di quanto non lo sia mai stata!

Allora, nelle prossime settimane dovrà uscire un nuovo videoclip della title track del disco e  sono sicuro che, non appena sarà possibile, mi piacerebbe portare il progetto di nuovo dal vivo; poi senz’altro continuare a fare canzoni, magari sperimentare cose nuove, cercare di migliorarmi sempre di più, facendo quello che mi piace!

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Se sei arrivato sino a questo punto vuol dire che sei una brava persona, perché hai letto tutta la mia intervista. Comunque, direi qualcosa di questo tipo: provate a esprimervi sempre, a creare, perché l’arte non è solo dell’accademico, la musica non è solo del pluri-diplomato in conservatorio, ma è di tutti, del profano; se senti di realizzare qualcosa, mettiti a farlo, che tanto oggi con un click potrebbe arrivare a chiunque e, chi lo sa, cambiare il mondo!

Luframilia for Siloud

Instagram: @luframilia
Facebook: @Luframilia
YouTube: Luframilia

Credits: Alessandro Mainini, Conza Press

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