Progetto Fantomatico è il progetto parallelo a Blumosso, grazie al quale avevamo avuto la possibilità di conoscere meglio il lato artistico di Simone Perrone proprio qualche mese fa. Questo suo alter ego nasce dalla volontà mia di voler dare sfogo a tutta l’incoerenza ‘bella’ e repressa in cui spesso ci vogliamo intrappolare da soli per via delle nostre convinzioni. Diciamo che Blumosso e Progetto Fantomatico sono accomunati solo dal suono della sua voce.
“Apatia” è il singolo di debutto di questo suo nuovo percorso, che in realtà altro non è che uno specchio sui nostri tempi.
Nome: Simone
Cognome: Perrone
In arte: Progetto Fantomatico
Età: 32
Città: Lecce
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Apatia
Periodo di attività: dal 2020
Genere musicale: Elettro Indie pop
Piattaforme: Spotify, Apple Music, YouTube, Deezer, Amazon Music, Tim Music, ecc.

Chi c’è dietro Progetto Fantomatico?
Mi chiamo Simone Perrone, ho 33 anni e sono originario di Lecce. Sono un musicista, autore e scrittore.
Da dove nasce il nome “Progetto Fantomatico” e qual è, nello specifico, il suo significato?
Beh, fantomatico, cioè “che sfugge a ogni identificazione”; per cui direi che questo progetto nasce dalla volontà mia di voler dare sfogo a tutta l’incoerenza ‘bella’ e repressa in cui spesso ci vogliamo intrappolare da soli per via delle nostre convinzioni (non per forza errate). In definitiva, ho voluto crearmi una via alternativa per fare quello che musicalmente mi pare, senza andare ad intaccare la credibilità che mi sono costruito in questi anni con il mio progetto principale: Blumosso. Il progetto Fantomatico è uno sfogo, diciamo.
Quando hai iniziato ad appassionarti alla musica e quando poi a farla in prima persona?
Da piccolo mi piaceva cantare, mio padre se ne accorse e mi iscrisse di nascosto a un festival per bambini. Ricordo ancora che nei concitati attimi ante cedenti all’esibizione piangevo, perché non volevo salire sul palco (sì, un dramma da telefono azzurro). Però, meno male che ci son salito su quel palco, perché mi piacque. Da lì ho iniziato a studiare pianoforte, e poi canto. Al liceo la mia prima band, con la quale si suonavano solo le canzoni dei Beatles (ed io cantavo quelle di Paul McCartney perché avevo ‘la voce più alta’). A 18 anni il mio primo contratto con Carosello Records le Dueffel Music di Migliacci (come Simone Perrone). Sempre con il mio nome, ho partecipato a The Voice nel 2015. Sono stato autore per altri artisti; ho firmato sette brani su dieci nel secondo disco di Antonio Maggio: vincitore del festival di Sanremo, sezione giovani, nel 2013.
Poi nel 2017, alla luce delle esperienze che avevo fatto, ed essendo io un artista che non ama fossilizzarsi, ho deciso di cambiare percorso. Mi sono artisticamente reinventato. Mi sono dato un nome d’arte: Blumosso. E il progetto ha avuto riscontri positivi. Ho pubblicato un disco “In un baule di Personalità multiple” (2018) e l’Ep “Conseguenze” (2020).
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Per quanto riguarda Progetto Fantomatico, i miei riferimenti sono gli MGMT, Demon Albarn, i Kraftwerk e tutto quel filone lì.
Progetto Fantomatico è il progetto parallelo a Blumosso grazie al quale, ad esser sinceri, avevamo avuto la possibilità di conoscerti proprio qualche mese fa. Diciamo che le domande precedenti hanno quindi permesso di farti conoscere da chi ancora non ti avesse collegato all’altro progetto. Come mai la necessità di avviare due percorsi artistici in contemporanea?
A questo ho dato in parte una spiegazione prima. Con Blumosso in questi anni ho costruito un percorso preciso che non volevo andare ad intaccare con qualcosa che artisticamente si allontana molto dalle sonorità e dalla testualità alle quali ho legato quel nome. Sono scuole di pensiero. C’è chi incentra tutto sulla propria immagine e figura, creando un calderone di musica fatta da canzoni di generi diverso in cui poi risulta difficile inquadrare una personalità artistica precisa, e soprattutto veritiera. C’è chi invece preferisce focalizzare precisamente le proprie smanie artistiche, separandole tra loro in progetti differenti. Un po’ quello che negli anni ha fatto Demon Albarn. Questo è il mio obiettivo.
Qual è la differenza tra Blumosso e Progetto Fantomatico?
Credo siano progetti totalmente diversi, sia nel genere, che nei testi, fino ad arrivare all’immagine. Accomunati solo dal suono della mia voce.
“Apatia” è il singolo di debutto di questo tuo nuovo percorso, che in realtà altro non è che uno specchio sui nostri tempi. Come nasce?
Nasce da come mi sento io in questo periodo. Ed io mi sento come tanta altra gente. L’apatia che non è solo comunicativa, ma è anche un’apatia gestuale e di pensiero. Inoltre questa mancanza di prospettiva mi e ci manda tutti allo sbarello. Non sapere quando potremo tornare a lavorare con continuità (o nel mio caso, quando potremo tornare a lavorare); per molti, il doversi reinventare. Tutto questo è fuorviante. Da questa sensazione generale nasce questo brano.
Essendo Progetto Fantomatico un progetto dall’aspetto più elettronico, il sound del brano ricorda la musica elettronica tedesca anni ’80. Come hai lavorato a queste sonorità?
Sebbene negli ultimi anni io abbia esclusivamente dato sfogo al mio lato cantautorale. Ho dei trascorsi nell’elettronica, sono stato il frontman di un’elettrorock band che si chiamava Jack in the head; per cui, chi mi conosce meglio, sa che non sono del tutto estraneo a queste sonorità. Le ho sempre coltivate.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Pubblicherò un altro singolo con questo Progetto Fantomatico e dalla prossima primavera, spero, vi farò ascoltare le prime canzoni del prossimo album di Blumosso.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Ascoltate meno musica, ma con più attenzione e miglior spirito critico. Non lasciate vi scivoli tutto addosso.
Progetto Fantomatico for Siloud
Instagram: @progetto__fantomatico
Credits: Giulia Perna