InTheMusic: Moanne, interview

Moanne è un’artista barese che propone un’elettronica carica di sensualità, poesia e atmosfere notturne. Il suo nome significa “luna” e la sua vita è stata sempre ricca di musica. Le sonorità che caratterizzano il suo sound rappresentano alla perfezione uno stato d’animo: ambientazioni cupe e indole comunicativa sono gli ingredienti principali delle sue produzioni. Pavimento, il suo ultimo singolo, segue il fortunato Berlino che già ha raccolto la curiosità di diversi addetti ai lavori e un buon riscontro di pubblico.

Nome: Melinda
Cognome: Amato 
In arte: Moanne
Età: 26
Città: Bari
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Berlino, Pavimento
Periodo di attività: dal 2018
Genere musicale: Elettronica/R&B/Pop/DreamPop
Piattaforme: Spotify, Apple Music, YouTube, Instagram, Twitter, Tik Tok, Deezer, Facebook 

Chi c’è dietro Moanne?

Sono una barese di 26 anni amante dell’arte in tutte le sue forme. Cosa che cerco sempre di includere nella mia musica, per renderla un’esperienza completa. Ex Tatuatrice, costumista teatrale, appassionata di fotografia e cinema, make-up artist, ritrattista e la lista potrebbe continuare ancora per molto. Tutte arti da “dietro le quinte” che non mi hanno però mai permesso di sentirmi protagonista della mia vita. Moanne è semplicemente una ragazza che non avendo trovato la sua dimensione nel mondo vuole crearne una sua. 

Perché questo nome d’arte?

Moanne significa “luna” in frisone occidentale, una lingua parlata in piccole zone della Germania del nord. Sono stata concepita in Germania e sarei dovuta nascere lì, dove vive mio padre. Mi ritengo una persona notturna, affascinata dalla notte e dal buio che la caratterizza, che in realtà paradossalmente percepisco come luce. La luna che ne è la protagonista indiscussa l’ho sempre considerata una sorta di specchio, nel quale potermi riflettere. L’unica cosa esistente in cui mi riconosco. Non una musa, ma una compagna, una cara amica. 

Quando ti sei avvicinata alla musica e come si è evoluto il tuo percorso nel settore? 

La passione per la musica mi accompagna da quando ne ho ricordo. Il frammento di memoria più lontano e sfocato è di quando avevo circa 3 o 4 anni e i miei nonni, con i quali sono cresciuta, mi facevano ascoltare i nastri di Celentano. Ho sempre trovato conforto nella musica e ho sempre cantato e scritto ma tutto ciò non era mai andato oltre le mura della mia camera per mancanza di coraggio e perché volevo rimanesse qualcosa di intimo in cui potermici rifugiare solo io, ogni qual volta ne sentissi la necessità. Sin da bambina sono stata incline alla creatività e affascinata dall’arte in genere, questo mi ha portata ad avere molti interessi e a percorrere molte strade in ambito artistico sia per passione che per lavoro come ho già detto. Nel 2018 sono partita a Londra con un biglietto di sola andata e questa esperienza mi ha portato a prendere consapevolezza di ciò che sono e di cosa voglio essere. Al mio rientro a casa, un anno e mezzo dopo, sono tornata con le idee chiare e tanto da dire. La musica era sempre stata l’unica strada che avrei voluto percorrere ed anche l’unica che mi avrebbe portata a casa.

Quali sono i generi che più influenzano il tuo modo di fare musica?

Ascolto veramente di tutto. Nella mia playlist potreste trovare Beyoncé e subito dopo gli Ezio Bosso, passando per gli Slipknot. Negli ultimi due anni mi sono riavvicinata alla musica italiana dopo aver passato un tempo abbastanza lungo prediligendo ascolti stranieri. Ho vissuto questo distacco perché mi sentivo più vicina a quel mondo, poi per caso ho ascolto Venerus, ed è grazie a lui che ho riscoperto e rivalutato la musica italiana, avendo un’impronta molto internazionale, credo sia uno degli artisti più rivoluzionari al momento in Italia. I miei punti cardinali nella musica oltre a lui, sono: Ghemon, James Blake, i Daughter, Joan Thiele, Moses Sumney e The Cinematic Orchestra e i London Grammar. La cosa che però amo più fare è ascoltare artisti random su Spotify, di qualunque tipologia, soprattutto i cosiddetti “artisti di nicchia”. Direi quindi che ogni artista e genere a suo modo influenzi la mia musica. 

Moanne è un progetto ben definito, che definisci come un esopianeta simile alla Luna. Ci dici di più?

Mi sono sempre sentita estranea al mondo pur facendone parte. Un esopianeta. Uguale ma diversa. La luna come già accennato prima è ciò in cui mi riconosco di maggiormente. Quindi un pianeta che ha solo le sembianze della terra ma l’essenza della luna. È la metafora della mia vita. 

Le sonorità che ti caratterizzano rappresentano alla perfezione uno stato d’animo: ambientazioni cupe e indole comunicativa sono gli ingredienti principali delle tue produzioni. Come sei arrivata al sound che oggi ti caratterizza e, più in generale, come nasce un tuo brano?

Queste sonorità sono semplicemente un’espressione del mio essere. Sono per natura una persona un po’ cupa, malinconica e con una grande sensibilità emotiva che ha giocato spesso a mio svantaggio, di cui ora provo a farne un’arma. Cerco di essere quanto più possibile fedele a me stessa. La mia musica è sicuramente di base elettronica perché mi da la sensazione di non avere limiti ed è proprio per questo che non mi limito a definirla tale. I miei brani nascono essenzialmente prima da un’idea di quel che voglio dire, quindi parte tutto dal testo e con la musica poi cerco di renderlo un’emozione percepibile, che faccia da contesto, che riporti alla mente le immagini, che teletrasporti l’ascoltatore nel racconto, come per la soundtrack di un film. 

“Pavimento” è il tuo ultimo singolo fatto di un’elettronica sensuale e notturna. Come nasce e come è stato prodotto? 

Pavimento parla di un preciso momento storico della mia vita. Della prima fase di esso per essere più precisa. È stata scritta esattamente un anno fa e prodotta assieme a Stefano De Vivo. Ho voluto raccontare per una volta la questione del “sesso occasionale” dal punto di vista femminile, tanto simile a quello dell’uomo, quanto diverso perché in questa precisa circostanza la donna mente. Mente a lui, ma soprattutto a sé stessa. Difatti lo rivela nella seconda parte ed in quella finale, il giorno dopo è consapevole che se ne pentirà. Il fuoco si spegnerà danzo spazio solo ad un gelido vuoto. 

In che relazione questo brano si pone con le tue produzioni passate e in che modo anticipa le produzioni che verranno? 

Pavimento a differenza di Berlino che è stata scritta di getto in preda alle emozioni, ha un ruolo ben definito e studiato. Vuole essere un’introduzione alla storia che voglio raccontare. È come un pilot episode.

Quali progetti hai per il futuro? 

Innanzitutto, finire di raccontare ciò che Pavimento preannuncia come ho già detto. Il mio scopo è provare a rivoluzionare il modo di vedere la musica e i generi musicali. Certamente è ambizioso come progetto. È un concetto complesso da spiegare, che “forse” è più facile comprendere con l’ascolto dei brani a venire. 

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Se deciderete di ascoltare la mia musica dovrete provare ad uscire dagli schemi e darvi la possibilità di mettere in dubbio le vostre convinzioni, imposte dalla cultura e dalla società. Lasciatevi sorprendere, perché potrebbe piacervi come no, ma di una cosa sono certa, nel momento in cui crederete di aver capito chi sono, starete sbagliando. 

Moanne for Siloud

Instagram: @moannetells
Facebook: @moannetells

Credits: Giuseppe Piccoli, Seitutto Press

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