Ettore Giuradei in questo momento è un cantautore, una persona che riflette su quello che gli succede. Il suo amore per la musica è legato ai ricordi di infanzia e nel tempo ha sviluppato questa passione rendendola propria. Attualmente sperimenta con stili che vanno dal cantautorato e folk al rock. Tanti i cambiamenti nel suo percorso musicale ma immutato il suo estro creativo.
Nome: Ettore
Cognome: Giuradei
In arte: Ettore Giuradei
Età: 39
Città: Brescia
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Strega, La repubblica del Sole, Lucertola.
Album pubblicati: Panciastorie, Era che così, La repubblica del Sole, Lucertola.
Periodo di attività: dal 2006
Genere musicale: cantautore, folk, rock, sperimentale
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi è Ettore Giuradei?
Ettore Giuradei in questo momento è un cantautore, una persona che riflette su quello che gli succede. Vengo da Provaglio d’Iseo (BS), un paese della Franciacorta a pochi chilometri dal Lago d’Iseo. Ho 39 anni e vivo a Sarnico in provincia di Bergamo. Nella vita faccio un pò di cose: diciamo che in questo momento il mio lavoro ufficiale è: operaio, part-time, per la ditta di canalizzazioni dell’aria, di un caro amico. Altro part-time è il lavoro nel settore musicale/artistico: sono un autore, scrivo canzoni. Faccio tante altre cose…in questi ultimi anni mi sto interrogando se concentrarmi solamente su un mestiere oppure cercare di dare spazio ad una serie di attività cercando quel filo d’equilibrio che renda le cose che faccio non necessariamente lavoro, inteso come occupazione “forzata” ma libera e in sintonia con una regola che sto cercando di darmi per stare tranquillo pur non capendo, in fondo, ancora una mazza.
Perché hai scelto di non cambiare il tuo vero nome e, quindi, di utilizzarlo come nome d’arte?
Non lo so, non c’ho mai pensato…anzi ti dirò che negli ultimi anni ogni tanto ci penso. Non ho ancora capito se è “giusto” chiamarmi così o darmi un nome d’arte. Diciamo che nel frattempo mi fa piacere usare il mio nome perché è come se volessi dire che quello che scrivo sono io, che sono quello che penso, quello che mi piace cantare. E ne sono fiero.
Com’è nata la tua passione per la musica e come si è evoluto negli anni il tuo rapporto con essa?
Credo che la mia passione per la musica sia nata da bambino, durante allargati pranzi domenicali in cui mio zio Amleto non mancava di far partire cori e canti popolari che venivano accompagnati da tutti i commensali, da tutta la grande famiglia. Quel ricordo è sempre vivo in me, soprattutto l’idea che era musica corale, fatta di sole voci, nessuno sapeva suonare uno strumento ma tutti cantavano, erano tutti felici e carichi. Nel tempo ho mantenuto questa voglia di aggregare amici e compagnie varie attorno a un tavolo, a bere e a cantare. Ho iniziato a costruire qualcosa in più serio nel momento in cui anche mio fratello, Marco Giuradei, ha iniziato a suonare il pianoforte. Da quel momento abbiamo iniziato a fare sul serio.
In questo momento sono in piena ricerca, ho un pò di pezzi e sto cercando di capire come e con chi “imbastirli”. Avrei voglia di creare un ensemble di musicisti desiderosi di passare tanto tempo in prova, per suonare insieme, sperimentare, creare qualcosa di potente. Mi piacerebbe avere anche una componente femminile.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Tanta musica italiana, principalmente i cantautori, ultimamente sto ascoltando tanto Guccini, che non ascoltavo da decenni: “Scirocco”, “Il tema”. Mi sto riaffezionando a Capossela, soprattutto tramite i suoi documenti video da “Il paese dei coppoloni” a “La faccia della terra”. Mi son visto anche “George Harrison: Living in the Material World”, interessante, soprattutto per chi sa poco come me sul mondo Beatles. Come influenze ho sempre citato De Andrè per la capacità di avere, secondo me, quella maestria da regista, quasi da coach, nell’allestire l’ensemble e il “nuovo mondo” di ogni suo disco. Ultimamente mi sento più attratto dall’attitudine del “nuovo jazz”, ispirato soprattutto dai musicisti che bazzicano nelle mie zone da Emanuele Maniscalco a Giacomo Papetti, Massimiliano Milesi e anche amici più legati al “folk” come Vincenzo Albini e Danilo Di Prizio. Mi piacerebbe parlarti di qualche bel concerto ma è un pò che non ne vedo…
Vorremmo adesso che tu ci presentassi la tua musica, partendo dalle prime sperimentazioni a quello che sei oggi. Cosa è cambiato nel tuo progetto artistico nel tempo?
In qualche modo qualcosa si può capire dalle due risposte precedenti. Credo che principalmente, tutto nasca da una sorta di bisogno/naturalezza nello scrivere/sviscerare un pensiero, un concetto, un sentimento. Altrettanto naturale è riscontrare la musicalità di alcune cose che scrivo e di conseguenza prendere la chitarra e trovare l’armonia. La fase cruciale è questa e in questo senso l’evoluzione è passata da emozioni adolescenziali/umane, legate ai sentimenti, all’amore e alla rabbia delle incomprensioni per arrivare a concetti filosofici/esistenziali ispirati, in questo momento, più dalla lettura e dalla visione di opere altrui, che trattano la realtà dell’uomo all’interno di una società, il suo sentirsi emarginato, scollegato, e in perenne discussione sul come Stare.
Quali sono le tue produzioni più recenti?
Ultimissima cosa che ho fatto, appena prima di Natale, è un live con i DUNK, per Latteria Molloy. Era più di un anno che non ci vedevamo con Carmelo, Luca e Riccardo. Come al solito è stato bello anche se un pò strano, forse perché sono molto concentrato sulle mie cose in questo periodo e una botta di energia e piacere così fulminea un pò m’ha scombussolato. È stato molto bello ascoltare il risultato della registrazione fatta da Domenico Vigliotti, nostro fonico. Una botta incredibile! Finalmente ho potuto assaporare fino in fondo anche l’intervento di Riccardo Tesio che si completa benissimo con Carmelo e con Marco. Anche loro hanno portato piccole modifiche che hanno raffinato e orchestrato ancora di più tutti gli arrangiamenti. Va beh dopo ascoltare Luca…tutte le volte è una magnifica sorpresa di potenza, di suono, di precisione e sentimento. È veramente impressionante. L’ho chiamato subito per dirglielo: “Sei fantastico! Grande!”.
In che modo i tuoi progetti più recenti si relazionano con quelle rilasciate in precedenza?
Beh quest’ultima esperienza m’ha fatto ripensare un attimo ai pezzi, nuovi, che potrei fare con loro, però sinceramente mi sono rimesso in carreggiata continuando i trip personali che m’ero prefissato. Quindi ho lanciato due crowdfunding, uno che si è già concluso e l’altro a cui potete ancora partecipare (…) per fare due videoclip. Il primo, che uscirà a brevissimo, è una sorta di live performance in solitaria che ho girato a New Orleans il 24 febbraio dello scorso anno, appena prima della “fine del mondo”. Mi sembrava bello far vedere questa camminata tra le vie di NOLA, nel periodo del Mardi Gras, con tanta gente in giro, mascherata, ma senza mascherina…la pandemia sarebbe scoppiata dopo pochissimi giorni. Altro video che stiamo iniziando a girare è il video di “Ferire il cuore”, brano tratto dall’ultimo disco con in più, il featuring di Vincenzo Albini al violino, a chiudere una sorta di trilogia sul nuovo disco. Mi son sempre scervellato parecchio sui videoclip che mi riguardavano. Ho sempre cercato videomaker che mi ispiravano, ho cercato di coinvolgerli proponendo quasi sempre l’idea da cui partire. Uso questa domanda per segnalarvene alcuni: “La zingara” “La repubblica del Sole” “Strega” “Papalagi” “Sta per arrivare il tempo” e “7 Astri”.
Immaginiamo che il tuo percorso fino ad oggi sia stato caratterizzato da molti step che ti hanno aiutato a crescere e maturare sempre di più. Quali sono state le fasi più importanti della tua carriera fino ad oggi?
La collaborazione con mio fratello Marco. La tournée del 2008/2009 in apertura a Cisco Bellotti, compresa la preproduzione fatta a casa nostra, Macallè, nella fase più “comune” che ho vissuto. Suonavamo, dormivamo, mangiavamo, in questa casa, appena comprata da mio padre, in attesa di essere ristrutturata e fatta apposta per vivere in una sorta di dimensione comune. E quando non eravamo li, eravamo in tournée. Figata! Altro step, più negativo, è stata la presentazione della “Repubblica del Sole”, mio terzo album. Stava andando tutto bene, c’era un’attenzione alta sull’uscita del disco. Il tour doveva partire dal Teatro Derby di Milano, se non sbaglio a i primi di gennaio del 2011. Due giorni prima del concerto avevamo praticamente esaurito le prevendite (400 biglietti). Due pullman da Brescia sarebbero arrivati apposta. Beh, non so come, mi vien rabbia ancora adesso, il responsabile del Teatro chiama il nostro manager e gli dice che ha avuto un controllo dei vigili del fuoco che hanno trovato delle anomalie su delle scale che portavano sui palchi e che avevano deciso di chiudere temporaneamente il teatro. Mi sono incazzato tantissimo, per un po’ ho insistito per non comunicare l’annullamento della data per fare arrivare tutta la gente, comunque, al teatro e fare un bel bordello…ma poi m’hanno convinto a spostare la data in un teatro del cazzo: è venuta la metà della gente, c’era anche lo sciopero dei mezzi pubblici, un mezzo disastro.
Gli anni a seguire, per me, sono stati un pò strani più passava il tempo e più passava la voglia…anche il parto di “Giuradei” (2013), per Picicca, è stato un delirio, ma lì probabilmente avevo già perso di vista troppe cose. Nel 2013 e 2014 abbiamo fatto più di 100 date all’anno, dai barettini a qualche grande palco, ma senza fare il salto che c’aspettavamo…nel 2015 ho deciso di fermarmi.
E sono ripartito con i DUNK nel 2017/2018, grazie a mio fratello che m’ha fatto incontrare con Luca Ferrari e grazie alle mie canzoni che ho comunque continuato a scrivere in quegli anni.
Quali progetti hai per il futuro?
Un nuovo disco! Ho scritto tanti pezzi che mi piacciono molto.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Ascoltate i miei dischi!! I dischi in cui ho cantato! Ascoltateli tutti! E continuate ad ascoltare musica che vi faccia viaggiare, sognare, pensare…vibrare.
Ettore Giuradei for Siloud
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Credits: Nina Selvini, Astarte Agency