Ana, rumena d’origine, vive a Parigi e sta per iniziare una nuova vita a Berlino. Ho studiato Economia e la sua educazione musicale è classica.
Andrea è un milanese, ma anche lui cittadino del mondo: lavora da oltre 10 anni in giro per Europa e Stati Uniti. Musicalmente nasce come chitarrista ma lo ha sempre affascinato la produzione.
Insieme sono Anatè, un progetto musicale pretenzioso e ben strutturato. Oggi ve li presentiamo.
Band: Anatè Componenti: Ana (cantante, songwriter), Andrea (produttore, songwriter) Età: 27, 43 Città: Parigi, Berino, Milano Nazionalità: Rumena, Italiana Brani pubblicati: Confusion, First Time Periodo di attività: dal 2019 Genere musicale: Pop, Chillout Piattaforme: Spotify, Apple Music, ecc.

Chi c’è dietro il progetto Anatè?
Ana: sono rumena d’origine, ma vivo a Parigi e sto per iniziare una nuova vita a Berlino, dove mi sto per trasferire per lavoro. Ho studiato Economia e vissuto in giro per l’Europa per diversi anni durante l’università e i primi anni di lavoro. La mia educazione musicale è classica, ho iniziato a studiare pianoforte a 5 anni e ho fatto parte di una band come cantante e tastierista durante i primi anni di università.
Andrea: sono milanese, ma anche io cittadino del mondo: lavoro da oltre 10 anni in giro per Europa e Stati Uniti. Musicalmente nasco come chitarrista ma mi ha sempre affascinato la produzione e mi trovo a mio agio con la tecnologia, quindi ho trovato abbastanza semplice imparare le basi del lavoro in studio. Nel corso degli anni ho costruito uno studio personale piccolo ma con attrezzature di ottima qualità, che mi permette il lusso di poter fare tutto in casa.
Qual è il significato del vostro nome d’arte?
Ana: mi piacerebbe avere una storia interessante da raccontare, ma la ragione è abbastanza banale – è una combinazione del mio nome e cognome. Mi chiamavano così al liceo. La nostra musica e i miei testi sono abbastanza personali e non ho sentito la necessità di nascondermi dietro un nome d’arte.
Andrea: abbiamo deciso di centrare l’immagine del progetto interamente su Ana, quindi, è giusto che il nome sia principalmente suo. A me non piace apparire, mi sento più a mio agio dietro le quinte o sul palco che in foto o su un video.
Siete divisi tra Parigi e Milano: dove vi siete incontrati e perché avete deciso di avviare un progetto insieme?
Ana: Ci siamo incontrati per caso grazie a un amico comune che si è trovato al posto giusto nel momento giusto. Una sera Andrea stava parlando dell’idea di un nuovo progetto musicale e delle difficoltà di trovare la voce “giusta” nonostante vari tentativi. Questo amico gli ha suggerito di contattarmi e ci siamo visti dopo qualche giorno in studio a Bruxelles. Abbiamo iniziato a lavorare insieme subito dopo e mai smesso da allora.
Andrea: L’ho sentita cantare al piano, in un video ripreso con il telefono, e la voce mi è sembrata subito perfetta. Le ho mandato una canzone per capire se le piacesse il genere e me l’ha mandata indietro completa di linea melodica e testo dopo due ore. Quando ha l’ispirazione Ana ha una capacità compositiva che non ho mai visto in nessun altro.
Due città così diverse portano con sé inevitabilmente portano ad influenze molto diverse: quali sono i vostri riferimenti musicali?
Ana: credo che le influenze musicali non siano legante tanto alla location, ma di più alla storia personale – a quello a cui siamo stati esposti. Nel mio caso ho avuto la possibilità di ascoltare molti generi diversi da adolescente. Mio padre ascoltava molto I Pink Floyd e I Led Zeppelin, e allo stesso tempo ascoltavo le icone pop degli anni 90 e 00 su MTV. Ho riferimenti musicali molto diversi e di conseguenza il modo in cui scrivo è influenzato più dalle sensazioni del momento che non da un genere o una band specifica.
Andrea: Nonostante 15 anni di differenza in questo siamo molto simili. Sono cresciuto anche io a Pink Floyd e Led Zeppelin e da chitarrista ho ascoltato moltissimo hard rock. Ma allo stesso tempo mi ha sempre affascinato la scena trip-hop, mi piace Eminem, adoro Alanis Morissette… Per questo progetto i riferimenti per la produzione sono arrivati da davvero tanti artisti.
La vostra musica ha il grande pregio di riuscire a mettere insieme passato e presente, creando ogni volta produzioni sofisticate e particolari. Come definireste il vostro modo di fare musica?
Andrea: Credo sia il risultato delle nostre influenze musicali. Nella produzione uso in quasi tutti i brani strumenti acustici: pianoforte, chitarra acustica, basso e batteria “veri”. A questi aggiungo molti elementi elettronici nell’arrangiamento: synth, campioni, drum machine…e molti effetti digitali. Credo che il mix di questi due mondi musicali generi impressione di “vecchio e nuovo” che si incontrano.
Qual è il concept del progetto Anatè e, più in generale, come avete lavorato ad un sound che vi rappresentasse al meglio?
Ana: abbiamo scritto il primo album senza avere un concept prestabilito. Il sound è il risultato delle nostre esperienze personali ed è uscito così senza forzature, lavorando insieme. Abbiamo invece tenuto una traccia specifica per quanto riguarda i testi. Il tema dell’album “Confessions” è la dualità, che è un argomento che mi ha ossessionato per tempo e avevo bisogno di scriverne per esorcizzarlo.
“First Time” è il vostro ultimo singolo dal carattere lento e comunicativo, ma allo stesso tempo comunicativo ed espressivo. Come nasce e come è stato prodotto?
Andrea: stavo improvvisando con la chitarra su un beat che avevo scritto molto tempo prima. L’ho rallentato per provare fraseggi differenti e la linea di basso suonata più lenta ha completamente preso un’altra forma…ho cancellato tutto e riscritto l’arrangiamento attorno alla linea di basso, in un paio d’ore, poi l’ho mandato ad Ana. E’ rimasto fondamentalmente quello nella registrazione finale.
Ana: ricordo che quando Andrea mi ha mandato la base ho iniziato subito a canticchiare la melodia che sentiamo ora sulla traccia. E’ stato uno di quei momenti di ispirazione immediata. Ho pensato a una canzone d’amore e ho deciso di scrivere dei ricordi di un primo amore, con tutte le cose belle e brutte che rendono quell’esperienza unica. Fra l’altro First Time è la prima canzone che abbiamo scritto davvero insieme, quindi ha in realtà un doppio significato.
Anticipato dal brano “Confusion”, “First Time” è in realtà il secondo singolo tratto dal vostro primo album. In che modo lo anticipano?
Ana: First Time rappresenta un momento di calma dopo l’atmosfera cupa e intensa di Confusion. Ogni singolo è una storia a se, ma pubblicheremo le tracce cercando di tenere una sorta di contrasto fra un pezzo e l’altro – costruendo sul tema della dualità su cui è basato l’album.
Andrea: Credo che Confusion e First Time rappresentino bene gli altri brani dell’album: il primo più elettronico e pop, il secondo più acustico e trip-hop. I prossimi singoli saranno più simili al primo o al secondo.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Ana: sicuramente esibirci dal vivo appena possibile! E continuare a scrivere musica, abbiamo già iniziato a registrare i primi pezzi del secondo album.
Andrea: farci conoscere e creare contatti nel settore è una cosa importante che abbiamo iniziato a fare troppo tardi. Stiamo recuperando ora, ma serve tempo e lavoro.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
Ana: Grazie davvero a tutte le persone che ci stanno supportando. Avere riscontri è importantissimo, specialmente ora, all’inizio del percorso. Stiamo ancora cercando di capire che artisti vogliamo essere, e scoprirlo insieme al nostro primo pubblico crea un legame speciale di cui saremo sempre grati.
Andrea: Venire a trovarci appena suoneremo dal vivo. Siamo molto fieri dell’album, ma la musica dal vivo è un’altra cosa.
Anatè for Siloud
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