CILIARI, al secolo Domenico “Domi” Tinelli, di origini pugliesi e di casa a Milano, nel 2012 fonda la band Gli Amanti, con cui riceve una candidatura alle Targhe Tenco nella sezione “Miglior Opera Prima”, viene selezionato fra le 60 nuove proposte per il festival di Sanremo del 2014 e nello stesso anno firma per la Universal Music Italia. In seguito diventa anche uno dei volti della prestigiosa scuderia Godzillamarket che lo ha portato in tour al fianco di artisti di grande spessore tra cui Selton, Levante e i Ministri. Con il suo progetto da solista, molto più maturo, sincero, fresco e bohèmien è ritornato già a dicembre con il singolo d’esordio “Nebbia”. Oggi, invece, ci fa ascoltare “La notte è un film francese”.
Nome: Domenico “Domi”
Cognome: Tinelli
In arte: Ciliari
Età: 27
Città: Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Nebbia, La notte è un film francese
Piattaforme: Spotify, Apple Music, ecc.

Chi è Ciliari nella vita quotidiana?
Sono Ciliari, sono un pugliese che vive a Milano e nella vita quotidiana rimango comunque Ciliari. Da circa 10 anni lavoro anche in uno studio di registrazione e sala prove di Milano come tecnico e backliner e prima della pandemia lavoravo anche nella produzione di eventi. Quando sono felice esco.
Al 2012 risalgono già i tuoi primi passi nella “musica dei grandi”, ma quando hai cominciato a comporre e suonare?
Ho iniziato a suonare la chitarra che avevo 6 anni. Mi regalarono una cassetta dei Queen e con il registratore ne creai una soltanto con gli assoli di Brian May. Passavo giornate intere ad ascoltare soltanto le parti soliste delle loro canzoni, cantavo gli assoli fingendo di suonare la chitarra e un giorno i miei mi chiesero se volessi imparare a suonarla per davvero, forse perché intravidero la mia passione, forse anche un po’ per farmi cambiare cassetta.
Mia mamma infatti, dopo poco, mi regalò un canzoniere con tutti i cantautori che amava, come De Andrè, De Gregori o Dalla. Mio babbo invece amava Battisti e in macchina con lui si ascoltava soltanto la cassetta “Emozioni”. La adoravo!
Ho iniziato ad amare i cantautori italiani e a suonare le loro canzoni grazie ai miei genitori e da allora non ho più smesso.
Sei passato da Domenico “Domi” Tinelli a Ciliari. Come nasce questo nome d’arte?
Dopo l’esperienza con “Gli Amanti” avevo bisogno di un nuova identità, un alter ego, un po’ come Henry “Hank” Chinaski per Bukowski o Arturo Bandini per John Fante, due dei miei autori preferiti.
C’è da dire che sin da bambino mi hanno sempre chiamato Domi e mai Domenico, e anche oggi è così. I miei amici hanno iniziato a suggerirmi dei nomi legati al mio nome per il progetto solista. Chiaramente la situazione è degenerata e ognuno ha iniziato a suggerire nomi a caso e particolarmente assurdi. Un giorno, in sala prove, c’erano degli amici musicisti (prima o poi dirò anche chi sono) che, per prendermi in giro e partendo dal mio nome “Domi”, mi hanno suggerito “Domiciliari” che poi è diventato soltanto “Ciliari”, forse perché me ne stavo spesso per conto mio, forse perché l’accostamento faceva particolarmente ridere, ma devo dire che alla fine era l’unico nome che aveva veramente un senso ed era stranamente legato ad un periodo della mia vita in cui uscivo poco di casa. Se avessi saputo della pandemia forse sarei uscito di più, anche se ad oggi questo nome è diventato stranamente molto attuale. Comunque, ogni volta che ci penso rido e questa cosa mi piace particolarmente.
Tornando alle origini, le tue primissime esperienze con la musica sono state con la band Gli Amanti. Quanto rappresenta per te questa esperienza?
A dire il vero “Gli Amanti” è stata l’ultima esperienza con la musica e ad oggi sicuramente la più significativa, anche a livello professionale. Negli anni ho suonato in tante band e principalmente si facevano cover di Afterhours, Marlene Kuntz, CCCP ecc… e scrivevamo già qualche inedito.
Tuttavia con “Gli Amanti” ho vissuto l’esperienza di una vera band, dell’etichetta (abbiamo firmato con la Universal Music nel 2014), dei riconoscimenti come la candidatura alle Targhe Tenco o tra le 60 nuove proposte a Sanremo, dei dischi, dei tour veri, chilometri di strada, furgone, pochissimo sonno, tanta gente, tanti nuovi amici, la possibilità di suonare con artisti formidabili e imparare da loro, tanta gioia negli occhi delle persone che incontravamo e tanta musica. E’ stato meraviglioso e quel periodo mi manca ogni giorno, come mi mancano le persone con cui l’ho vissuto. Eravamo una bella famiglia ma le cose si evolvono, le esigenze cambiano ed è giusto così. Non vedo l’ora di tornare a sudare su un palco, di incontrare gente, di far ascoltare la mia musica a tutti e magari di trasmettere qualche emozione. E’ già successo e spero di continuare a farlo.
Sei diventato anche uno dei volti della prestigiosa scuderia Godzillamarket che ti ha portato in tour al fianco di artisti di grande spessore tra cui Selton, Levante e i Ministri. Cosa ricordi di questa collaborazione?
In un certo senso ho risposto già nella domanda precedente, ma colgo l’occasione per dire che il booking per un artista o una band è fondamentale, anche perché si rischia di suonare in situazioni assurde, al limite della decenza e spesso gratis. Entrare nella scuderia Godzillamarket invece è stata per me una grande occasione e piacere incredibile, molto professionale e che mi ha permesso di condividere il palco con dei musicisti fortissimi e che ammiro davvero tanto. Ho incontrato persone straordinarie e con molti si è creato un bel legame di amicizia. Sono stato fortunato. E’ stata un’esperienza unica.
Con il tuo progetto da solista, molto più maturo, sincero, fresco e bohèmien sei ritornato già a dicembre con il singolo d’esordio “Nebbia”. Oggi, invece, ci fai ascoltare “La notte è un film francese”. Com’è nato il brano?
È nata in un momento difficile e particolarmente triste. Quando sono felice esco. (cit.)
Qual è la storia che volevi raccontare?
In questo caso uno dei miei tanti casini in amore, ma visto in chiave spensierata anche se malinconica. Riesco sempre ad infilarmi in situazioni assurde e che mi devastano, in amori pacchi, ma che vivo al massimo, e questa cosa mi fa anche un po’ sorridere. Alla fine dai momenti difficili si impara sempre tanto.
Possiamo aspettarci un album da Ciliari?
Dovete!
Hai programmi per il futuro?
A parte Ciliari e sopravvivere, credo che a breve andrò a fare la spesa all’Esselunga sotto casa.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Grazie per essere arrivati fin qui!
Ciliari for Siloud
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Credits: Irene Cimò, PressaCom
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