OANA è una ragazza che ama l’arte in ogni sua forma. L’urgenza espressiva l’ha spinta ad imparare più cose possibili ed un po’ a bruciare le tappe pur cominciando “in ritardo”. Delle volte si è divertita a definirsi “l’alternativa alla musica alternativa”. Il suo è un sound che nasce dall’esigenza di staccarsi dai canoni e mescolarsi a più wave. Dal 9 febbraio è online “I fiori del male”, il suo disco di debutto.
Nome: Oana Cognome: Tanasa In arte: OANA Età: 28 Città: Milano Brani pubblicati: Stai con me!, I Fiori del Male, Dentro e Fuori, Liberati Album pubblicati: I Fiori del Male Periodo di attività: 2020 Genere musicale: Dark pop/ electro pop Piattaforme: Spotify, Apple Music, ecc.

Chi è OANA nella vita di tutti i giorni?
Oana è una ragazza che fino agli inizi del 2020 faceva milioni di cose, non posso dire lo stesso ora.
Vivo in un paesino piccolo in provincia di Alessandria. Amo fare attività fisica, e le palestre stanno sempre chiuse. Davo lezioni in una scuola di Musica, Danza e Teatro che è stata chiusa. Facevo la barista e i bar stanno sempre chiusi. Insomma… poteva andare meglio.
Siamo rimasti soli io, Lucifer (il mio gattino) e la mia musica.
Come nasce il tuo nome d’arte?
Il mio nome d’arte non è altro che il mio nome di battesimo. Ho provato a cercarne altri, ma mi sento un “OANA” stampato in fronte.
Quando ti sei avvicinata alla musica e qual è stato il tuo percorso nel settore?
Ho sempre ascoltato tantissima musica fin da piccola, durante i tempi del liceo ho iniziato ad organizzare i primi concerti, e poi terminatolo e grazie al lavoro al bar mi son pagata le prime lezioni di canto, poi un po di teoria musicale per passare l’ammissione al conservatorio. Non sono figlia d’arte e crescendo con la mamma anche le possibilità economiche erano poche. Quindi ho fatto tutto abbastanza tardi, ma l’urgenza espressiva mi ha spinta ad imparare più cose possibili ed un po’ a bruciare le tappe.
Quali sono i generi che più influenzano il tuo modo di fare musica?
Vado a periodi… Ci sono periodi in cui ho voglia di sentire pop, altri trap, in altri ascolto house e techno e poi classica e ambient e cantautori e jazz etc. Basta guardare il mio confuso Spotify per capire che tipo di ascolti ho.
Sicuramente nel modo di esprimermi, ho sentito le influenze di James Blake e Moses Sumney.
In cosa si caratterizza la tua musica e in cosa si differenzia da quella di altri artisti del panorama italiano?
Bella domanda! Qualche volta mi divertivo a definirmi “l’alternativa alla musica alternativa”.
Quando dicevo ai miei amici che sarei andata a Milano a registrare mi chiedevano:
– ma che tipo di musica fai?
– Hmmmm… un po’ pop!?
– Ma tipo chi?
– Tipooooo… mmmmm… non lo so poi sentirai!
Non lo so in che modo. Per i contenuti? Per la forma emotiva delle parole? Per le sonorità? Per la produzione di Mr Blackstar? Sono curiosa anche io di sapere.
A 25 anni hai lasciato il conservatorio per occuparti della tua musica, una scelta che per certi versi può essere vista come in contro-tendenza. Perché questa scelta?
Ad un certo punto sentivo che avevo imparato lo stretto necessario per iniziare a scrivere la mia musica. E ad un certo punto ho cominciato a sentirmi un po’ fuori luogo dato che la mia attenzione era diretta altrove ed i miei ascolti erano diversi, così ho smesso di andarci. Ma, ho congelato gli studi, prima o poi completerò l’ultimo anno, anche perché ad essere sincera mi mancano un sacco le classi di improvvisazione e di musica d’insieme. Ma in quel momento della mia vita mi sembravano strette, tutto qui.
Dal 9 febbraio è online “I fiori del male”, il tuo disco di debutto. Come è stato prodotto e cosa hai cercato di raccontare attraverso le varie tracce?
È stato prodotto da Mr Blackstar, una creatura mitologica, ancora non so se esista davvero o se sia un’immagine della mia mente.
E Mixato da Mr Valerio Mina.
Sentirete archi, celli belli, synth etc. La produzione è stata faticosa, perché io ho il magico potere di perdere o distruggere tracce, comunque ora che è tutto bello sigillato, siamo fuori pericolo e Mr Blackstar è happy.
Ho cercato comunque di raccontare il mio disagio, nella consapevolezza che altre persone potevano sentirsi come me. Lo scopo è quello di sentirci meno soli, tutti.
Vedi se io sapessi che sono l’unica al mondo a provare tristezza, mi sentirei doppiamente triste perché sola e non capìta. Ma se so che un sacco di persone provano la mia stessa sensazione, allora mi sento una persona normale in un momento di debolezza. Tutto qui. Lo accetto con lucidità, perché è passeggero e perché non sono sola.
Quali progetti hai per il futuro?
Un disco nuovo prima di subito!
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Non abbiate paura di esternare emozioni, c’è un prezzo troppo alto da pagare.
Non negatevi a voi stessi e non pensate MAI che sia troppo tardi per cominciare un percorso nuovo. Ogni minuto che dedichiamo a coltivare noi stessi, è un investimento sull’umanità intera, e non credo di esagerare.
OANA for Siloud
Instagram: @oanamaiuscolo Facebook: @oanamaiuscolo Credits: Morgana Grancia, Conza Press