5 febbraio 2021, il venerdì a cui gli Amò hanno regalato il loro primo EP. Si intitola “Caviale” ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali. Distribuito da Artist First e prodotto dall’agenzia di produzione discografica capitanata da Pier Colone & Raffaele Vinaccia (AMÒ) e dal produttore Alberto Cari, la FUCKINFENOMENO, “Caviale” non è solo una raccolta di brani. È un cerchio che si chiude e che poggia con forza sulla titletrack: “CAVIALE è il titolo nostro primo EP – raccontano gli artisti – ma è anche il brano inedito su cui vorremmo porre un punto importante: Caviale è la nostra ballad emo/pop che affonda le radici nello spirito crepuscolare e nelle tinte fredde pastello di una notte che è alle porte e che si distingue (come caviale) dalla musica fast food di cui siamo sazi. Il seme del brano è nato in pieno inverno 2019 e, nel tempo, ha subito evoluzioni naturali per rincorrere lo spirito per cui era nato, cioè il descrivere la sensazione di ‘abbandono’ che la nostra generazione (dai millennials) ha sentito dall’adolescenza in poi; parallelismo (quello del disorientamento e dell’abbandono) esteso poi al panorama musicale che, a nostro parere, rincorre “motivi orecchiabili che durano poco” a discapito di canzoni fatte per restare nel tempo, pure e preziose come caviale, appunto”.

“Caviale” nasce nel 2019, ma ha poi subito delle ovvie modifiche. Qual era il concept del brano?
Innanzitutto, un saluto caloroso a tutte e tutti i lettori di Siloud!
Sì, Caviale ha subito delle variazioni nel tempo, ma il concept è rimasto lo stesso, abbiamo lavorato più che altro sulla resa comunicativa del brano adattando per lo più il testo a discapito delle linee e dell’armonia. Il concetto principale da comunicare era il senso di inadeguatezza, il sentirsi parte di una generazione “abbandonata in mezzo ad una strada” e, forse, dimenticata: proprio per questo l’incipit iniziale “non dimenticarmi qui”.
Come è cambiato il brano fino alla versione finale?
All’inizio avevamo scritto un testo che desse suono e concentrasse l’attenzione su una melodia non sorretta da accordi convenzionali (come nostro solito fare), alcuni concetti e parole come “dimenticare”, “aspettami”, “strada” volevamo rimanessero nel testo definitivo, quindi in un secondo momento successivo alla fase di pre produzione abbiamo riascoltato la demo e compreso quali erano gli elementi da cambiare.
A quel punto il testo definitivo è arrivato in maniera molto naturale e Raff ha inciso le linee di voce qualche istante dopo averle scritte.
Perché proprio questo titolo?
“Caviale” era un’altra delle parole uscite fuori mentre rincorrevamo la melodia principale. Ci è venuta in mente in un momento in cui eravamo letteralmente in una strada di campagna in un pomeriggio freddo di Novembre (2019) ed Il parallelismo fra il manto ispido delle montagne abruzzesi e la morbidezza del caviale ci ha da subito ispirato.
Ci piaceva poi l’idea che le montagne potessero rappresentare il gran peso che la nostra generazione sente costantemente sulle spalle, un muro alzato nei confronti di una società (quella adulta, dei governi, delle grandi corporazioni e dei genitori) che sembra cieca nei confronti delle nostre problematiche. Parallelismo esteso anche in campo musicale, dove il rincorrere un motivo orecchiabile e facilmente fruibile (che non esorcizziamo) sembra aver quasi del tutto sconfitto la ricerca di una originalità intima anziché ammiccante.
Fermiamoci qualche minuto sulle sonorità utilizzate: come avete lavorato al sound dell’intera produzione?
Riteniamo che Caviale sia un brano “di passaggio” fra ciò che avevamo scelto di pubblicare nel 2020 e ciò che pubblicheremo da ora in poi (la nostra prossima musica suonerà molto più come “Caviale” che come “ciaoxaddio” per intenderci). Per questo motivo abbiamo centrato tutto il discorso armonico sulle chitarre e sugli accordi estesi suonati al pianoforte.
Il solo di chitarra e la poesia negli ultimi momenti del brano sono una cifra che non vedevamo l’ora di mettere a nudo difronte ai nostri ascoltatori, non ci siamo mossi con furbizia, non abbiamo cercato nulla intorno a noi, lo abbiamo fatto per parlare di noi e per parlare alla nostra nicchia che ci ha seguito con amore durante il primo anno di vita degli AMÒ.
Qual è il filo conduttore delle varie tracce?
Il filo conduttore è senz’altro la nostra esperienza di vita che non può essere divisa dal forte amore che proviamo nei confronti della musica. La musica, ora possiamo dirlo davvero con forte consapevolezza, ci ha salvato da rapporti e situazioni tossiche, sia in tenera età, sia ora che siamo alle porte dei trent’anni, ad essa dobbiamo tutto ed è grazie ad essa che la nostra esperienza di vita (e musicale) ha quel piglio romantico.
Volevamo che “caviale” fosse il nostro primo biglietto da visita, non il grande sito strutturato da una startup pronta a fatturare, ma il foglio con appuntato un numero di telefono che il giovane Steve Jobs, immaginiamo, porgesse ai futuri collaboratori in cerca di supporto.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
La cosa più entusiasmante è che AMÒ in un solo anno ha racimolato intorno a sé decine di personalità artistiche e non che pian piano si sono avvicinate e che ora lavorano in sinergia. Il nostro progetto per il futuro prossimo è massimizzare la resa di questa reale rete sociale, sfruttare questo grande patrimonio organico per consolidare in maniera seria la società di produzione, “FUCKINFENOMENO”, che abbiamo appena fondato (e che presto vedrete sui social) e con essa traghettarvi nelle decine di progetti che in segreto abbiamo lavorato in questo ultimo anno, non vediamo l’ora!
Insomma “Caviale“, il primo EP degli Amò, è un punto di luce in questa musica fast-food.
Instagram: @stranamo__ Testo: Riccardo Zianna, Giorgia Groccia Intervista: Siloud Credits: Riccardo Zianna, Giorgia Groccia