Francesca nella vita di tutti i giorni si occupa di selezione del personale per una grossa azienda di arredo, mentre il suo lato artistico, Santimone, si occupa di scrivere, suonare e cantare. Il suo nome d’arte proviene dal nome della madre, creando un contrasto, essendo lei anti musicale. “Introduzione di un’isola” è il suo primo disco, composto da cinque brani in cui ogni canzone ha la sua peculiarità e la sua identità.
Nome: Francesca
Cognome: Giannella
In arte: Santimone
Età: 29
Città: Milano
Brani pubblicati: Nemmeno puoi, Milano Blu, Di bianco e di Blu, Dei Tuoi Riccioli
Album pubblicati: Introduzione di un’isola
Periodo di attività: dal 2021
Genere musicale: cantautorato, pop, indie
Piattaforme: Spotify, Apple Music, Amazon Music, Tim Music, Tidal, Deezer, YouTube

Chi è Santimone nella vita di tutti i giorni?
Nella vita di tutti i giorni sono Francesca, comasca di nascita e milanese di adozione. Ho 29 anni e mi sono appena trasferita nel meraviglioso quartiere di Isola. Se Santimone scrive, suona e canta, Francesca si occupa di selezione del personale per una grossa azienda di arredo. E scrive, suona e canta appena può!
Come è avvenuto il passaggio da Francesca a Santimone?
Beh, anagraficamente porto il cognome di mio padre, in ambito artistico ho deciso di omaggiare mia madre portando il suo nome. I motivi sono vari: prima di tutto perché lei è anti musicale e mi piaceva questo contrasto. In secondo luogo perché mi ricorda le nostre origini campane e la vicinanza con il mare. Io sono molto legata al mio mare e avevo bisogno di un nome rappresentativo.
Le tue prime canzoni sono state il frutto di cantautori malinconici, da lì in poi è cominciata la tua avventura nella musica. Qual è stato il tuo percorso fino ad oggi?
In realtà la mia avventura con la musica è iniziata quando ero piccola. Facevo parte di un coro di voci bianche che già in giovane età mi ha portato a fare vari concerti (tra cui uno al Parlamento Europeo di Bruxelles) e ad approcciarmi alla sala di registrazione. Quando poi da adolescente ho iniziato a strimpellare la chitarra, ascoltavo principalmente artisti inglesi, i famosi cantautori malinconici, e quindi anche la scrittura è iniziata con l’inglese. Mi faceva sentire sicura il fatto che nessuno capiva i testi che cantavo e ci ho messo un po’ a convincermi a scrivere in italiano. Ho iniziato a portare le mie canzoni nei club usando lo pseudonimo di Bye Bye Blue e vedevo che la cosa funzionava. Poi ho incontrato Giorgio Baù tramite amici comuni. Ha voluto sentire le mie canzoni e la cosa si è concretizzata al meglio con la produzione e la pubblicazione del mio primo lavoro “Introduzione di un’isola”.
Quali sono i generi che oggi ti influenzano di più?
Ascolto ovviamente molta musica indie italiana, specialmente le voci femminili: Ginevra, Margherita Vicario, Joan Thiele, la Rappresentante di Lista. Mi piace anche sentire le nuove uscite super pop internazionali, da Sia a Billie Eilish, da Dua Lipa a Taylor Swift. Ci sono poi degli artisti che per me sono dei pilastri, che ascolto quando sono persa o quando ho bisogno di riposare. In prima posizione ci sono i Daughter, poi Jeff Buckley, RY X, Phoebe Bridgers, i Beatles, Lucio Dalla, De André. Mi piace spaziare.
La tua musica mette insieme due ingredienti principali: cantautorato indie e leggerezza pop. Come definiresti il tuo stile?
Dopo tanti anni ad ascoltare musica cantautorale, non potevo non esserne influenzata. Mi rendo conto che si riflette nella mia scrittura, nel fatto che non riesco a mantenere una struttura pop tradizionale, ma tendo più a raccontare una storia senza troppi schemi. A livello musicale non mi piace che ci siano troppe cose, preferisco la semplicità e i suoni tenui. Come se raccontassi un sogno.
Siamo quasi certi che la musica che oggi ti caratterizza è il frutto di un processo evolutivo ben preciso. Nel tuo caso, cosa è cambiato nelle tue produzioni e in che modo è variato il tuo modo di comunicare con i tuoi brani?
Sicuramente ho più chiaro cosa mi piace e come voglio che i miei brani suonino. Tra l’altro il mio suono arriva da un mix di ascolti che variano dal pop, al folk, alla sfera acustica, all’elettronica. Nei miei lavori precedenti pensavo di più a cosa volesse sentire il pubblico e poco al mio gusto personale. Anche a livello di scrittura mi facevo molti problemi, pensavo alle parole precise da usare, a come suonassero e si accostassero. Poi ho capito che più una canzone è scritta di getto, più è autentica e più funziona.
“Introduzione di un’isola” è il tuo primo disco, composto da cinque brani nei quali cambi colori, suoni e atmosfere. Come hai lavorato a questo EP?
Avevo un buon pacchetto di canzoni e ho scelto quelle che, legate tra loro, avessero un senso. Volevo spaziare a livello di suoni e racconti. Infatti ogni canzone ha la sua peculiarità e la sua identità. Nemmeno Puoi è quella che più tende al pop e, guarda caso, parla di innamorarsi. Milano Blu è introspettiva, un dialogo con sé stessi. Di Bianco e di Blu tocca la rassegnazione, la rabbia, la speranza. Dei Tuoi Riccioli è invece una canzone che parla di un interesse tra due persone che, però, non può concretizzarsi. Chiude il disco un brano strumentale, quasi come fosse una ninnananna che invece di far addormentare risveglia l’ascoltatore dalla fine imminente. Devo dire che parte del lavoro è stato fatto da Giorgio (Baù) che è riuscito a comprendere le sfumature dei racconti e a caratterizzarli a dovere.
Quali progetti hai per il futuro?
Uscirà a breve il video legato a uno dei brani dell’EP “Introduzione di un’isola”. Abbiamo anche alcune canzoni in cantiere prossime alla pubblicazione. La mia speranza più grande è quella di riuscire a riprendere i live e portare in giro la mia musica.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Certo: ascoltate Santimone! Scherzi a parte, mi piacerebbe molto sentire le opinioni su questo primo lavoro, quindi se volete scrivermi anche tramite social e rimandarmi un riscontro io sono solo contenta! Vi rispondo volentieri!
Santimone for Siloud
Instagram: @santimone_e Facebook: @santimonemusic YouTube: Santimone Music Credits: Riccardo Zianna, Giorgia Groccia