InTheMusic: The Shape, interview

Cinque amici, da anni, legati dalla passione per la musica: tra loro ci sono due architetti, un rappresentante, il titolare di un’azienda e un musicista. Insieme Francesco, Alessandro, Nicola, Andrea e Davide formano The Shape. Fondamentalmente suonano in gran parte ciò che sono e sono in gran parte ciò che ascoltano. Li abbiamo conosciuti in occasione dell’uscita di“Morning, Paradiso”, il loro ultimo album che in realtà segna anche il ritorno nell’ambiente musicale.

Band: The Shape
Componenti: Francesco Lucchese, Alessandro Bussola, Nicola Ciccarelli, Andrea Samperle, Davide Grandi
Età: 27, 32
Città: Verona, Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Every Time You Go, Sweet Devotion, We Can’t Have It All, My God Is Mad, Mind Mirror
Album pubblicati: The Shape EP, Lonely Crowd, MORNING, PARADISO
Periodo di attività: dal 2011
Genere musicale: Alternative, Pop rock
Piattaforme: Bandcamp, YouTube, Spotify, Apple Music, Amazon Music

Chi c’è dietro il progetto The Shape?

Siamo innanzitutto cinque amici, da anni. Ci conosciamo da più di dieci anni e condividiamo molto. Solo Nicola, il batterista, è un musicista di professione; gli altri quattro lavorano e vivono tutti tra Verona e Milano e fanno le cose più disparate: tra noi ci sono due architetti, un rappresentante di cosmetici e il titolare di un’azienda di verdure cotte in scatola. La musica ci ha sempre legati ovviamente, ma ci siamo sempre frequentati regolarmente.

Perché avete scelto questo nome per rappresentarvi?

Backstreet Boys l’avevano già preso, quindi…

La vostra band è nata a Verona e ha ben presto trovato una sua dimensione in più parti del mondo: come vi siete conosciuti, perché avete deciso di unirvi in un gruppo e fin dove siete riusciti a portare la vostra musica? 

Ci siamo conosciuti perché alcuni di noi erano della stessa zona del Veronese: la Valpolicella. Poi le amicizie in comune ci hanno portati a definire la formazione attuale, nel 2011. Siamo nati con la passione comune per il rock anni ’70, quando eravamo poco più che diciottenni, e poi i gusti sono cresciuti, si sono evoluti, si sono “aggiornati” col tempo.

Quali sono i vostri riferimenti musicali?

Nell’ultimo disco, rispetto al rock con contaminazioni folk del primo album, abbiamo deciso di cambiare molto. Abbiamo letteralmente eliminato le chitarre acustiche e le abbiamo sostituite con tastiere, synth e programmazione, per arrivare a un suono più simile ai gruppi contemporanei che ci piacciono: Feu! Chatterton, Grizzly Bear, Mini Mansions, Tame Impala…

Le vostre sonorità hanno subito un processo evolutivo ben preciso: come siete arrivati al risultato che oggi vi caratterizza?

Ci piace sperimentare nei generi per quanto possibile. Nel tempo abbiamo sempre fatto scelte nette, e una di queste, per Morning, Paradiso, era appunto quella di modificare l’approccio e il suono finale mantenendo la nostra identità. Fondamentalmente suoniamo in gran parte ciò che siamo e siamo in gran parte ciò che ascoltiamo (anche se ovviamente non “bravi quanto” ciò che ascoltiamo!)

Come definireste la vostra musica? 

La nostra musica ha sempre avuto come fulcro il viaggio. Che fosse un viaggio su strada, nel tempo o, come in questo caso, nell’immaginazione, attraverso una storia d’amore finita. In quest’ultimo album in particolare volevamo trasmettere il sogno, la nostalgia di una storia che non ha ricevuto ciò che meritava. Forse potremmo definirla sognante e malinconica al tempo stesso.

“Morning, Paradiso” è il vostro ultimo album che in realtà segna anche il vostro ritorno. Come è nato, come è stato prodotto e cosa avete voluto raccontare con esso?

È nato molto lentamente, l’abbiamo concepito nel 2016 e 2017 e nel 2018 l’abbiamo registrato. In sala prove con noi, alla produzione, c’era Martino Cuman, attuale bassista dei Non voglio che Clara, che ci ha aiutati a trovare le sonorità giuste. È stato un bel viaggio e ci dispiace che debba uscire in questo momento in cui non si possono fare concerti, perché avremmo voluto raccontarlo con quelli. Nel disco i temi sono vari, si potrebbero definire “esistenziali”. Probabilmente la cosa più importante è la realizzazione di quel senso di solitudine che ogni persona prova e il fatto che le esperienze nella vita spesso servono per andare un passo più in profondità con sé stessi. Le domande senza risposta sono ancora molte, comunque.

In che relazione si pone questo progetto con le vostre produzioni passate? 

È sicuramente un nuovo capitolo, forse quasi un nuovo libro. Avevamo quasi deciso di cambiare nome per l’uscita di Morning, Paradiso (non vi diciamo quale però!), quindi l’intenzione era sicuramente di staccare col passato, provare a crescere musicalmente come siamo stati costretti a fare nelle nostre vite private e guardarci in faccia per capire realmente quale fosse la nostra identità. Sebbene in Lonely Crowd ci siano pezzi molto validi e ancora attuali per noi come My God Is Mad, vediamo quell’album come una fotografia della nostra giovinezza, dei primi vent’anni e dell’approccio alla scrittura che avevamo allora, molto più diretto e di pancia. Ora non abbiamo certo un approccio cervellotico, ma sicuramente prendiamo una direzione prima di metterci a scrivere.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Innanzitutto, ci piacerebbe promuovere Morning, Paradiso con qualche concerto prima della fine di quest’estate, se sarà possibile. Poi molto probabilmente ci rimetteremo a scrivere. Questa pandemia sta cambiando anche il modo e il tempo di fare musica, ma a questo al momento non stiamo ancora pensando.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Vorremmo ringraziarli per l’attenzione che daranno ai nostri pezzi, essere una band nel 2021 non è esattamente rose e fiori, quindi anche il solo pensiero di rendere felici poche persone con la nostra musica è per noi fonte di grande felicità, è tutto il valore che vorremmo!

The Shape for Siloud

Instagram: @theshapeband
Facebook: @theshapeofficial
Bandcamp: @the-shape

Credits: Alessandro Mainini, Conza Press

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