Antonio Paduano è un ragazzo di ventotto anni che è nato e che vive a Napoli. Da qualche anno dedica la sua vita alla musica, alla voglia di raccontarsi e raccontare ciò che lo circonda attraverso le canzoni. Alla sua versatilità canora riesce si associa l’accompagnamento di vari strumenti: le sue strumentali, infatti, sono un tratto somatico importante.
Il suo ultimo progetto “Apolide” richiama un concetto non riferito unicamente alla musica, bensì ad una vita, un territorio.
Nome: Antonio Cognome: Paduano In arte: Paduano Età: 28 Città: Napoli Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Due secondi fa, Briciole, Solo una volta, Borderline, Orizzonte, Le mie scarpe nuove, Apolide, Sul punto di fuga Album pubblicati: Apolide Periodo di attività: dal 2017 Genere musicale: Indie, Pop, Folk Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music

Siamo molto lieti di scambiare due parole con te, da poco abbiamo avuto modo di ascoltare l’album Apolide e siamo rimasti piacevolmente sorpresi. Dunque, chi è Paduano nella vita di tutti i giorni?
Antonio Paduano è un ragazzo di ventotto anni che è nato e che vive a Napoli. Da qualche anno dedica la sua vita alla musica, alla voglia di raccontarsi e raccontare ciò che lo circonda attraverso le canzoni.
Come hai scoperto questa affinità verso la musica?
In famiglia c’è sempre stata la consuetudine di iniziare lezioni di pianoforte sin da bambino ed io non sono stato un’eccezione. Ho studiato fino ai sedici anni e dopo aver conseguito il diploma in solfeggio ho abbandonato lo strumento. A vent’anni ho sentito l’esigenza di scrivere canzoni accompagnandomi con la chitarra e riprendendo gradualmente a suonare il pianoforte.
Quali sono i tuoi obiettivi nel mondo della musica?
Sono una persona che preferisce pensare a piccoli passi, che non vuole perdere mai le sue radici e la sua integrità. L’obiettivo è farmi conoscere ed essere apprezzato il più possibile per quello che sono, senza veli o maschere.
Oltre ad avere una versatilità canora riesci ad associarla all’accompagnamento di vari strumenti. In che modo ti sei avvicinato ad essi?
Ascoltando ed eseguendo tanti brani del nostro patrimonio cantautorale italiano e straniero, sono stato sempre affascinato dalla chitarra come strumento, molto completo e facile da portare con sé. Difficile fare a meno della chitarra acustica anche nei miei brani, che prendono molto spunto dalla cifra cantautoriale. La mia musica per questo motivo è un insieme di esperienze e ascolti, che vanno appunto dalla canzone italiana alle sonorità ampie e profonde tipiche della musica d’oltre Manica.
Il 19 febbraio è stato rilasciato il tuo primo album, 9 tracce in cui l’ascoltatore entra nella vita di Paduano. In un periodo così difficile determinato dalla pandemia, in che modo affrontavi la realizzazione dei brani?
Apolide oltre a voler essere un concept album che segue un filo tra temi e musica, è una raccolta di brani che ho scritto nel tempo, si susseguono brani che scrissi nel 2015 a brani di qualche mese fa. Sulla realizzazione dei brani non ho avuto molta difficoltà, già avevo ben chiaro come strutturare il disco. La registrazione e la pubblicazione sono state fasi un po’ più dure a causa di questo periodo così difficile per tutti, Il risultato però è stata come una boccata d’ossigeno necessaria.
Le strumentali sono un tratto somatico importante, spesso nonostante esprimi tematiche riflessive, le basi rendono versatile e cantabile ogni argomentazione. In che modo nasce l’dea di una sonorità?
Amo mescolare suoni acustici e profondi, come il timpano di una batteria, le corde a vuoto della chitarra acustica e i tasti “gravi” del pianoforte, ai suoni di pad e synth elettronici che danno quella sfumatura più moderna
Chi sono artisti che hanno influenzato la tua crescita artistica?
Tanti artisti hanno influenzato il mio mondo musicale, ovviamente il cantautorato italiano con De Gregori, de Andrè, Niccolo’ Fabi ,le loro canzoni e le loro idee mi accompagnano ogni giorno. Inoltre, tra i riferimenti soprattutto sonori, ascolto molto la musica indie-folk, come Bon Iver, Dustin Tebutt e tantissimi altri. Il mio sogno è avvicinarmi molto a quelle sensazioni e a quelle ambientazioni tipiche di questo genere.
Vorremmo soffermarci sul brano e il termine “Apolide” perché ci sembra un concetto non riferito unicamente alla musica, bensì ad una vita, un territorio: ce ne parli?
Il brano “Apolide” racconta la storia di un ragazzo che si ritrova senza una cittadinanza (trasferendosi in Estonia durante il crollo dell’Unione Sovietica) ed inizia un viaggio non solo per cercare una propria posizione e identità geopolitica ma anche per cercare sé stesso. Ecco, il disco “Apolide” racconta la speranza di appartenenza a se stessi e successivamente ad un sistema ed un ambiente congeniale alla la propria mente, che sia sotto il portone di casa o dall’altra parte del mondo.
Cosa hai in programma per il futuro?
Spero il prima possibile di poter suonare dal vivo questo disco, probabilmente è il desiderio più grande che ho in questo momento. Ovviamente canzoni nuove sono sempre in fase di scrittura ma per quelle c’è ancora tempo.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Grazie per aver letto questa intervista, auguro a tutti una serena rinascita dopo questo periodo di stasi. Un abbraccio forte!
Paduano for Siloud
Instagram: @paduanomusica
Facebook: @paduanoofficial
YouTube: Paduano Official
Intervista di Mario Castaldo
Credits: Sara Grillo, Apogeo Records