InTheMusic: Lorenzo Vizzini, interview

Fare musica per lui è un po’ come passare l’ora di ricreazione, vuole sentirsi in un luna-park quando scrive e canta una canzone. Lorenzo Vizzini coltiva la sua passione da quando aveva 5 anni. A quell’età già aveva scritto la sua prima canzone. Dopo qualche settimana dalla prima ne aveva scritte già diverse ed andava dalle amiche di sua nonna dicendo loro se volevano ascoltarlo. “Inverno” è la sua ultima canzone, nata come una dedica amorosa.

Nome: Lorenzo
Cognome: Vizzini Bisaccia
In arte: Lorenzo Vizzini
Età: 28
Città: Ragusa
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Zeman, Milano, + niente, Inverno, Karma, L’aria di casa
Album pubblicati: SuXmario, L’aria di casa, Il viaggio
Periodo di attività: dal 2015
Genere musicale: Alternative pop, Indie folk, Synthpop
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music
Foto di Julieta Vivas

Parlaci di te Lorenzo!

Mi chiamo Lorenzo, ho 28 anni, vengo da Ragusa ma vivo a Trezzano sul Naviglio, a pochi chilometri da Milano. Nella vita principalmente cucino, guardo film e serie tv, viaggio, scrivo e produco canzoni.

Quando, come e perché ti sei avvicinato alla musica? 

Ho cominciato da piccolissimo, avevo 5 anni quando ho scritto la mia prima canzone. Era un gioco e fino ad oggi continua ad avere la stessa natura. Dopo qualche settimana dalla prima ne avevo scritte già diverse ed andavo dalle amiche di mia nonna dicendo loro se volevano ascoltare il mio disco. Così cominciavo a cantare a cappella le canzoni che, non sapendo nemmeno scrivere, ricordavo a memoria. Con gli anni è cambiato qualcosa, ma quella natura surreale e istintiva dello scrivere canzoni per fortuna è sempre rimasta. Sono principalmente autodidatta, ma una grossa parte della mia formazione la devo al mio maestro di chitarra, Valerio Battaglia. Aveva capito che di studiare non ne avevo voglia, ma allo stesso tempo che avevo una grande passione e volevo scrivere canzoni. Così studiò un metodo più anarchico per me, in cui mi fece avanzare tantissimo nell’armonia ancor prima di tutto il resto. Nel pianoforte, nel basso e in tutti gli altri strumenti invece sono praticamente autodidatta.

Chi sono gli artisti che ascolti e che influenzano il tuo sound?

Sono infiniti e le influenze non potrei nemmeno elencarle. Passo da Califano ai Django Django senza alcun problema. Ogni periodo ha il suo innamoramento, per adesso sto ascoltando molto Aaron Frazer, The Weather Station e di italiani mi piace assai l’ultimo di Marco Castello. Poi ovviamente ci sono le stelle polari che ascolto da sempre, le prime tre che mi accompagnano sin da quando sono neonato sono Dalla, Battisti e Pino Daniele, che si ascoltavano tanto in casa mia. E poi ovviamente Bowie, i Pink Floyd, i Beatles, David Byrne, Battiato, i Baustelle, Rino Gaetano, Stefano Rosso e ce ne sono un milione di altri che posso citarti, ma non voglio annoiarti con un elenco infinito.

4 parole con cui descriveresti la tua musica!

Leggera, divertita, anarchica e sincera. Scrivere delle canzoni per me è un po’ come passare l’ora di ricreazione, se non mi diverto, non sperimento e non gioco, allora lo ritengo un momento non necessario. Voglio sentirmi in un lunapark quando scrivo e canto una canzone. Se poi ci riuscissi a portare anche chi la sta ascoltando, avrei fatto 13 al totocalcio.

Diverse le collaborazioni importanti nella tua carriera, com Ornella Vanoni, Renato Zero, Laura Paudi, Emma, Mr. Rain, ed altre e vinci anche il premio Siae per under 30. Quanto queste esperienze hanno influenzato il tuo stile?

Sono stati dei bei passaggi per la mia vita, ma penso che lo stile delle canzoni che canto per me lo abbiano influenzato in piccola parte. Quando scrivo per un altro artista spero la mia firma sia il meno riconoscibile possibile e sia esaltata la personalità di chi interpreta e canta. Allo stesso modo quando scrivo per me cerco di polarizzare tutto su quella che è la mia vita personale e quei gusti musicali e lessicali che amo, ma difficilmente immaginerei per altre voci. Per me scrivere per altri è un po’ la parte cruciale della mia vita, mentre scrivere per me è un po’ come il retrobottega dove sperimentare linguaggi diversi e divertirmi, anche esagerare se mi va, insomma, una specie di pausa caffè. Li sento due percorsi molto importanti nella mia vita, ma molto diversi.

Il tuo ultimo singolo si chiama “Inverno” ed anticipa un album. Cosa puoi dirci sul pezzo?

È una canzone scritta nel 2016, mi ero invaghito di una ragazza molto platonicamente e con questa canzone avrei voluto raccontarle quanto sarebbe stata bella una storia fra noi due. È stato divertente cantarla un po’ di anni dopo, quando ormai era una storia veramente trapassata. È stato un po’ come entrare in una macchina del tempo.

E invece, com’è nata l’idea di un album e cosa ha rappresentato per te vederlo realizzato?

Anche quest’idea è nata nel 2016, anno in cui ho scritto nove dei dieci brani del disco. Ero in quella fase di mezzo fra la fine dell’adolescenza e l’età adulta e avevo voglia di immortalarla in un disco. Mi è venuta in mente l’immagine di Mario, perché non si capisce mai se è un bambino coi baffi o un signore anziano fatto di funghi allucinogeni, mi sembrava la sintesi perfetta fra le due fasi della mia vita. Ovviamente quando è uscito è stata una sensazione bella, come se veramente avessi chiuso un capitolo della mia vita. Ci siamo visti insieme a Iacopo Pinna, con cui ho prodotto il disco, proprio lo stesso giorno e abbiamo festeggiato. Mi ha fatto ridere perché lui ha preso un prosecco ed io una birra, cosa che fino a cinque anni prima sarebbe successa solo a parti inverse. Mi sono reso conto che di tempo ne era passato un pochetto, insomma.

Qual è il legame tra “Inverno” e i pezzi dell’album?

Forse Inverno è il brano più allegro del disco, è una storia un po’ surreale e ne avevo bisogno perché in quella parte del disco stavo cominciando a prendere troppo sul serio argomenti più esistenziali. È un po’ come quando sono in giro con gli amici e comincio a entrare in discorsi pesanti, per non sentirmi palloso cerco sempre di sdrammatizzare. Ho cercato di fare la stessa cosa anche in questo disco. L’avevo scritta per la stessa ragazza per cui avevo scritto Zeman, che ormai non vedo da anni, sono due facce diversissime della stessa storia. 

Cosa hai in programma per il futuro?

Scrivere, che è quello che sto facendo in realtà già tutti i giorni. Spero di fare uscire presto nuove canzoni, ce ne sono già diverse pronte e non vedo l’ora che escano fuori dall’hard disk. E poi sicuramente spero di suonare presto in giro e di viaggiare, appena si potrà.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Che spero di non avervi fatto perdere tempo e spero ci vedremo presto, magari davanti a un bicchiere di vino (con un panino la felicità)!

Lorenzo Vizzini for Siloud

Instagram:  @ilvizzini
Facebook: @lorenzovizziniofficial
YouTube: Lorenzo Vizzini

Credits: Morgana Grancia, Astarte Agency

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