Michele Arancio, in arte Mike Orange, viene da una città nella provincia tra Milano e Bergamo, ha 35 anni e nella vita di tutti i giorni fa l’operatore sociale. La musica per lui è sempre stata una scoperta, da quando è piccolo, tanto da collezionare diverse esperienze sia in gruppi che da solista. Crede che il ruolo di un artista sia, in questo periodo, quello di fotografare le situazioni e rimasticarle per dare un significato universale.
“Arancio” è il titolo del suo nuovo Ep che è anche il suo primo lavoro da solista, un progetto pensato per suonare live.
Nome: Michele Cognome: Arancio In arte: Mike Orange Età: 35 Città: Milano-Bergamo Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Parigi Berlino Ritorno, #15agosto Album pubblicati: Arancio Periodo di attività: dal 2018 Genere musicale: Pop, Rock Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, Soundcloud

Chi è Michele Arancio nella vita di tutti i giorni?
Ciao a tutte le amiche e gli amici di Siloud. Mi chiamo Michele, vengo da una città nella provincia tra Milano e Bergamo, ho 35 anni e nella vita di tutti i giorni faccio l’operatore sociale in un servizio per persone con fragilità in una cooperativa sociale di Milano, in zona Parco Lambro.
In versione inglese, il tuo nome è un perfetto pseudonimo! Come ti è venuta l’idea di trasformarlo così?
Da anni il mio soprannome è Orange, tutti mi chiamano così. Quando ho cominciato a pensare a come presentare questo nuovo progetto musicale mi sono detto che volevo un nome d’arte, un vezzo. Ci ho pensato un attimo ed è venuto tutto molto naturale. In fondo è anche una sorta di protezione, magari in futuro userò il mio nome vero.
Il tuo percorso nella musica è cominciato molto tempo fa e, fino ad oggi, hai avuto diverse esperienze sia in gruppi che da solista. Quali sono stati gli step più importanti che ti hanno portato a quello che sei oggi?
La musica per me è sempre stata una scoperta, da quando sono piccolo. È una passione che ho sempre coltivato, suono la chitarra e il clarinetto e da quando avevo 17 anni suono con delle band. Mi ha insegnato a portare avanti un progetto e il valore della condivisione. Di episodi di crescita ne ho vissuti tanti, mi ritengo molto fortunato.
Le tue radici affondano nel punk rock, ma quali sono i generi che oggi più ti influenzano?
Da sempre mi piacciono i Tre Allegri Ragazzi Morti e la loro musica ha influenzato anche questo progetto. Per mettere a fuoco questo disco ho ascoltato molto itpop, Calcutta mi piace molto. E ho sempre avuto una passione per la musica italiana anni ’60, credo sia uno dei migliori periodi della canzone italiana. Ultimamente ascolto Mac DeMarco e Boy Pablo.
In generale, quale pensi sia il ruolo di un artista e cosa pensi sia necessario trasmettere agli ascoltatori?
Credo che il ruolo di un artista sia, in questo periodo, quello di fotografare le situazioni e rimasticarle per dare un significato universale. Ognuno di noi ha la possibilità di scegliere tra molte cose e vive nella propria ‘bolla’, paradossalmente abbiamo bisogno di riconoscerci in qualcosa che accomuna tutti quanti. Le canzoni possono fare questo.
Parliamo ora della tua musica: in cosa si caratterizza, come si è evoluta negli anni e quali tematiche affronti solitamente?
Mi sono reso conto ultimamente che da quando ho cominciato a scrivere canzoni il mio focus è passato dall’esterno, da parlare di quello che non mi piaceva nel mondo che mi circondava, all’interno, alle mie sensazioni e a quello che provo. In generale però ho sempre voluto dire qualcosa, condividere riflessioni.
“Arancio” è il titolo del tuo nuovo Ep che è anche il tuo primo lavoro da solista. Come hai lavorato all’intero progetto e qual è il filo conduttore tra le varie tracce?
“Arancio” è un lavoro pensato per suonare live. Volevamo ricordarci la sensazione che si ha quando suoni in saletta e visto il periodo ci è sembrato giusto. Ho cominciato registrando delle demo a casa e poi suonandole in saletta con gli amici che mi accompagnano durante i live (Giangiorgio Giallo, Simone Mazzola, Alberto Ubbiali, Dario Sorano). Da lì in studio di registrazione da febbraio dello scorso anno fino a settembre, con il lockdown durante le registrazioni. Il filo conduttore di questo disco sono i testi introspettivi e un sound pulito e diretto, senza sovrastrutture.
In che relazione questo si pone con le tue produzioni passate?
Sono completamente diverse. I dischi che ho registrato fino ad ora sono punk rock e abbiamo sempre ricercato il suono grosso, potente, che avesse la grinta. Ora la ricerca si è spostata sul cercare l’essenziale, ogni suono nel pezzo deve restituire una certa atmosfera. Quello che accomuna il presente rispetto al passato è la ricerca di un suono fedele, una chitarra va registrata dal suo amplificatore.
Quali progetti hai per il futuro?
Bisognerà ripartire dalle cose semplici. Per cui spero al più presto di ricominciare a pensare di fare qualche concerto per promuovere questo lavoro. Stiamo pensando di fare uscire un altro singolo prima dell’estate e ci piacerebbe andare a registrare ancora qualcosa entro l’anno.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Innanzitutto vorrei ringraziarli perché se sono arrivati a questo punto dell’intervista sono degli eroi. Spero che ascoltiate questo disco e che condividiate con me il vostro parere scrivendomi sulle pagine social. Mi piace sempre conoscere persone nuove ed ora purtroppo questo è l’unico modo per farlo. Grazie ancora e alla prossima!
Mike Orange for Siloud
Instagram: @mikeorange85
Facebook: @mikeorangeita
YouTube: Michele Arancio
Credits: Marta Scaccabarozzi