InTheShot: Simone Trapani, interview

Simone Trapani è un giovanissimo fotografo partenopeo attualmente iscritto al DAMS di Bologna per seguire studi nel settore artistico. Ha inaugurato 10 mostre fino ad oggi, la prima all’età di 15 anni. Con il tempo ha scoperto di voler scattare principalmente nudi. I soggetti “uomini o donne che sia” non seguono uno schema di scelta: alle volte viene ispirato dalla persona, altre invece cerca di costruire un progetto sulla persona ed altre ancora cerca la persona che si adatti maggiormente al progetto che ha in mente. Oggi ve lo faremo conoscere meglio!

Nome: Simone
Cognome: Trapani
Anni: 21
Città: Portici, Napoli
Nazionalità: Italiana  
Professione: Fotografo

Ciao Simone, parlaci di te!

Ciao, sono Simone Trapani un fotografo napoletano, precisamente vivo a Portici, ho 21 anni; dopo aver finito il liceo classico nella mia città mi sono trasferito a Bologna ed iscritto all’ Alma Mater Studiorum, nella facoltà DAMS interessandomi di arte figurativa e semiotica dell’arte. Contemporaneamente agli studi cerco di realizzare il mio obbiettivo di diventare un artista affermato, organizzando mostre in varie gallerie partenopee.

La tua vita gira intorno ad una grande passione: la fotografia. Prima di ogni cosa, quindi, come ti sei appassionato a questo mondo?

La mia ricerca per trovare una forma comunicativa che mi rappresentasse parte da quando ero veramente piccolo: all’età di 8 anni i miei genitori, dopo aver disegnato su tutte le pareti di casa, mi iscrissero ad un corso di pittura che continuai fino all’età di 14 anni. In questo lungo periodo di tempo ho maturato la consapevolezza che per quanto amassi la pittura mi sentivo mancare di qualcosa. 

Il Natale del mio quattordicesimo compleanno mi regalarono una Canon, niente di che, era una piccola reflex con cui iniziare e capire; più scattavo e più mi sentivo completamente assorto in quell’istante creativo. L’esperienza mi ha fatto scoprire cosa cercassi e cosa mi mancava, ad oggi mi sento libero solo fotografando corpi nudi.

Attualmente sei iscritto al DAMS di Bologna, continuandoti a focalizzarti sul settore artistico. In che modo i tuoi studi accademici si intrecciano con la fotografia?

L’arte è conoscenza, intreccio indissolubile di varie discipline: la possibilità di studiare ed affinare non solo le capacità tecniche, ma soprattutto quelle estetiche ed espressive grazie la conoscenza dei grandi artisti, è di primaria importanza. La semiotica, materia che mi affascina e su cui scriverò la mia tesi di laurea, è stata una disciplina che ha rivoluzionato il mio modo non solo di leggere l’arte, ma di crearla.

Un artista deve conoscere il passato, ma soprattutto deve saperlo leggere e comprendere per poi riutilizzarlo guardando al futuro. 

Hai inaugurato la tua prima mostra fotografica all’età di 15 anni e in questi anni hai partecipato attivamente a moltissime mostre. Quali sono stati i momenti più importanti del tuo percorso fino ad oggi? 

Ho inaugurato 10 mostre fino ad oggi, ci sono stati tanti bei momenti, però posso sicuramente dirvi che due, tre eventi non li dimenticherò mai.

Il primo momento veramente importante è stato all’ apertura della mia prima mostra di ritratti all’età di 15 anni, il secondo è avvenuto qualche anno dopo con la mia terza mostra fotografica dove ho compreso di voler scattare principalmente nudi; il terzo momento più importante è stato con la mia penultima mostra, riuscendo ad uscire da un ambito provinciale e ristretto di luoghi non adatti per valorizzare ciò che creavo, riuscendo ad essere scelto nella mia prima galleria a Napoli centro.

Parliamo ora della tua fotografia. Come definiresti ciò che fai? 

Mi definisco un fotografo della bella maniera: fotografo specialmente corpi nudi, in pose estremante plastiche e manieriste, utilizzando composizioni ricche ed armoniche. La ricerca dell’armonia e del piacere sono le parole chiavi per comprendere la mia fotografia che a tratti appare ermetica e difficile da decodificare. Io rubo ai miei soggetti la tenerezza, l’imbarazzo, la delicatezza: tutti sentimenti che ormai sono dimenticati quasi del tutto nel nostro vivere.

Durante la produzione artistica io entro nella loro intimità, ne faccio parte in un certo senso, si crea una connessione che spinge verso il raggiungimento di un’armonia che poi si rivela all’interno dello scatto.

In quanto a soggetti, abbiamo notato una certa predilezione per la ritrattistica rivisitata in una forma del tutto originale. Come mai la scelta di questo focus?

Ho provato tanti soggetti: paesaggi, architetture, oggetti ecc… ma nessuno mi ha rappresentato e compiaciuto come il corpo umano, la ricerca spasmodica della geometria, della perfezione e del piacere che proviamo con il nostro corpo non ha paragoni. 

Come scegli di volta in volta il soggetto e la situazione da ritrarre e come poi cerchi di renderla nuova e unica?

I soggetti “uomini o donne che sia” non seguono uno schema di scelta: alle volte mi ispira la persona, altre invece cerco di costruire un progetto sulla persona ed altre ancora cerco la persona che si adatti maggiormente al progetto che ho in mente.

Le situazioni diverse nascono dal modo di osservare: osservo tutto in maniera diversa, cercando sempre di decodificare un’esperienza o una persona in tanti modi diversi, così da poter rappresentare le sue molteplici sfaccettature finché non le consumo come un cero accesso da tempo.

C’è uno scatto che hai realizzato a cui tieni particolarmente e che pensi ti rappresenti al meglio?

Un po’ come i genitori mi sento di dire che tengo particolarmente a tutte le mie opere, però si sa ci sono sempre i cocchi della mamma e quelli del papà, è così anche per un artista e le sue opere.

Sicuramente “Circle” che rappresenta l’uomo al centro del suo universo continuo, “Anatomia in Lastre” progetto che studia le armonie del copro ispirandosi alla statuaria greca e per finire “Pietà” che strizza l’occhio alla composizione michelangiolesca reinterpretandola. 

Come pensi che cambierà il settore della fotografia nei prossimi anni e, di conseguenza, in che modo sarà influenzata la tua fotografia?

Penso che si stia perdendo l’importantissima differenziazione di stili tra gli artisti e che si sta andando in contro ad una fotografia solo di tendenza. Io sono sempre in continuo mutamento, ma senza mai dimenticare il mio centro.

Purtroppo, la situazione nella pandemia ha stravolto i progetti di tutti, nonostante ciò, comunque sto cerando lo scheletro di un progetto che spero di poter mostrarvi presto. Il progetto tratta la tematica della virilità e di come è mutata nel tempo e nella società, soffermandomi sulla forza, la delicatezza e la sensualità dell’uomo utilizzando i racconti ed alcune simbologie partenopee. 

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Invito le persone a non abbandonare l’arte mai, ma specialmente in questo momento di forte crisi e sconforto; quando si ritornerà alla nostra vecchia normalità il supporto degli spettatori farà la differenza per un artista.

Un artista vende parte di sé con una sua opera, quindi ricordatevi che in quel momento state comprando un pezzo dell’anima di quella persona, maneggiatela con cura e premura.  

Simone Trapani for Siloud

Instagram: @simonetrapani_photo
Facebook: @Nightmare_#S_Photographer

Credits: Lello Cameretti, Miriam Varriale, Danilo Maglio, Riccardo Trombetta, Claudio Trombetta

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