InTheMusic: METCALFA, interview

La metcalfa è un insetto, del quale Metello Bonanno gli è sempre piaciuto il nome. Per lui ha qualcosa di ritmico nella pronuncia. Così come METCALFA decide di apportare il suo personale contributo creativo e ritmico al panorama musicale. La sua attività principale è quella di batterista jazz, ma la musica elettronica è stata una parte fondamentale nella sua formazione, nonché una sua grande passione. Così nel 2018 decide di cominciare a scrivere musica originale da lui definita Hybrid Music. Dal 23 marzo è disponibile Siolence (titolo che viene dall’incontro tra “silence” e “violence”), il suo disco di debutto.

Nome: Metello
Cognome: Bonanno
In arte: METCALFA
Età: 29
Città: Milano
Nazionalità: Italia
Brani pubblicati: MISSING, If Necessary, Temple
Album pubblicati: SIOLENCE
Periodo di attività: dal 2015
Genere musicale: Hybrid Music
Piattaforme: Spotify, Apple Music,Tidal, Amazon Music, Youtube etc.

Chi c’è dietro Metcalfa?

Dietro Metcalfa c’è Metello Bonanno, un batterista jazz. Mi sono spostato a Milano quasi 9 anni fa e mi sono iscritto al CPM Music Institute, dove mi sono successivamente laureato. Ho poi deciso intraprendere un percorso di studi di carattere jazzistico perché è un ambito che mi ha sempre attirato. Al momento sto seguendo un percorso di studi presso il CEMM School of Music, con il docente Walter Donatiello.

Nel 2018 cominci a scrivere e a produrre musica del tutto originale, ma quando ti sei avvicinato a questo mondo?

Il mio primissimo approccio con la musica (a livello di ascolto) è stato Money For Nothing, dei Dire Straits. Discone! Poi quando ho cominciato il liceo avevo in classe un ragazzo che suonava la batteria e un giorno, durante una festa in casa sua, me la fece provare: pessima idea. Da lì non mi sono più staccato. Così ho chiesto ai miei se potessi prendere lezioni di batteria e cominciai a studiare con un maestro della mia zona, in Toscana. E dopo 15 anni sono ancora qua.

Perché hai scelto Metcalfa come nome d’arte?

L’ho scelto perché mi piace molto come suona, se devo essere onesto. La Metcalfa è un insetto innocuo, piuttosto diffuso qua in Italia. Mi è sempre piaciuto il nome, la sua pronuncia ritmica.

Come definisci la tua musica?

Dunque, la definisco “ibrida” (da qui Hybrid Music) perché fondamentalmente unisco la parte elettronica a quella acustica. E voi direte “ma Met, non lo fanno praticamente tutti?” E io ti rispondo: si, è vero! Però io cerco di sfruttare al

massimo i limiti tecnici che mi auto impongo e cerco di portare live un prodotto organico, che abbia al suo interno anche tutti quegli elementi ritmico-melodici tipici del jazz. Questo è il mio obiettivo principale.

Quali sono le fasi che ti portano dall’idea di un brano fino alla sua produzione?

Solitamente l’improvvisazione. L’idea principale può partire dalla batteria così come dal pianoforte, non c’è un processo fisso. Diciamo che solitamente mi occupo prima della melodia e poi cerco di costruire attorno un tessuto ritmico, molto spesso già suggerito dalla melodia. E poi c’è tutto il lavoro di rifinitura, fino al prodotto “finito”.

“Siolence” è il tuo disco di debutto, cosa puoi dirci su questo progetto?

Bè, innanzitutto che è come Siloud, una fusione di due concetti. Nel mio caso è l’unione di “silence” e “violence”. È un disco al quale sono molto affezionato? Decisamente. Racchiude un percorso che finalmente ha trovato la sua conclusione ed è diventato un punto di partenza per cambiare ulteriormente rotta. Ho cercato di mettere assieme aspetti ritmicamente più aggressivi con atmosfere più distese, da qui la fusione dei due termini e il nome del disco. È un disco da ascoltare con attenzione, richiede un po’ di pazienza. Richiede di fermarsi un attimo e staccarsi per un po’ da tutto il resto.

Da quante tracce si compone e qual è il filo conduttore tra tutti i brani?

Le tracce sono 6 in tutto. Per quanto riguarda il filo conduttore sicuramente posso dirvi che l’ispirazione prima da cui è partita l’idea è stata un sogno che ho fatto qualche anno fa. E successivamente il disco ha mantenuto quell’atmosfera, quella faccia. Quindi direi che il concept alla base è la mia testa.

C’è un pezzo che preferisci tra quelli presenti nel disco?

Assolutamente, The Unknown Machine. È il brano da cui è partito tutto quanto e grazie al quale ho capito tante cose, su di me e sulla mia musica.

Cosa hai in programma per il futuro?

Mantenermi su questa rotta. Continuare gli studi jazzistici, coltivare il mio progetto e lavorare sodo per costruire qualcosa di solido e duraturo. Sono molto paziente e riesco ad essere costante, quindi sicuramene l’obiettivo sarà sfruttare questo mindset per continuare su quella che sento essere la stradagiusta.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Si. In questo periodo in cui va sempre più di moda flexare, ostentare quello che si fa, mostrarsi sempre produttivi e impegnati in qualcosa; la cosa più importante è fermarsi. Fermarsi un attimo a guardare quello che abbiamo attorno, tutte quelle cose che spesso diamo per scontate e che scontate non sono.

Metcalfa for Siloud

Instagram: @metcalfa.exe

Credits: Morgana Grancia, Conza Press

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