InTheMusic: LaBambagia, interview

LaBambagia sono Isma e Marco, due ragazzi con la passione per la musica. Hanno sempre avuto gli stessi gusti; poi da sempre Marco adorava cantare e Isma scrivere e suonare. I loro caratteri si completano. La loro è una musica per tutti, popolare, senza distinzioni. “Giochiamo sempre bene” è una canzone in cui si evidenzia una visione ludica dell’amore, incarna più l’amore per la vita che per una donna in particolare.

Band: LaBambagia
Componenti: Marco, Isma
Età: 37
Città: Carrara
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Nessun Problema, Giochiamo Sempre Bene 
Periodo di attività: dal 2020
Genere musicale: Pop
Piattaforme: YouTube, Spotify, Soundcloud, Deezer, Apple music, Amazon music

Chi c’è dietro il duo La Bambagia?

Innanzitutto ciao Siloud, è un piacere rispondere alle vostre domande, anche se non le abbiamo ancora lette. LaBambagia sono Isma e Marco, due ragazzi con la passione per la musica. Siamo due over 30 e siamo cresciuti a Carrara. Frequentando lo stesso istituto tecnico in un quartiere popolare, abbiamo condiviso l’adolescenza, ogni sorta di scorribanda, un’esperienza a Londra e tutta la gavetta musicale. Io, Marco, sono nel commercio, settore estetico. Isma è nel commercio degli alcolici, per questo vado molto d’accordo con lui. Ma ci stiamo dedicando parecchio al commercio. 

Da cosa nasce il vostro nome d’arte?

L’ultimo nostro gruppo strumentale si chiamava “Eva”, un richiamo al peccato originale, ma abbiamo deciso di cambiare percorso lavorando in studio con sonorità più moderne. Una sera pensammo ad un nome e per scherzo dissi “sì, allora chiamiamoci LaBambagia”. Ci fu un’approvazione totale, tranne la mia. Poi ragionandoci pensai che suonasse bene e che fosse ironicamente anche una sorta di naturale evoluzione, da Eva a LaBambagia, dal peccato originale al giardino dell’Eden. 

Perché avete deciso di intraprendere un percorso artistico insieme e cosa, prima di ogni cosa, vi ha fatto legare per questo progetto? 

Dalla prima musica condivisa in classe, dai dischi dei mostri sacri, all’amore in quegli anni per gli Oasis, Stone Roses, il British rock ed il pop ma anche le serate e la cultura club che avanzava ed inghiottiva le nostre vite, l’elettronica, la no wave, non saprei da dove iniziare; abbiamo sempre avuto gli stessi gusti. Poi da sempre io adoravo cantare e lui scrivere e suonare. Inoltre, i nostri caratteri si completano.

Quali sono i vostri riferimenti musicali?

Questa è una domanda che odiamo, ora capirete perché e forse odierete la risposta. Per una volta risponderemo senza freno a mano! È difficile, come scritto in precedenza, citarne uno solo. Abbiamo ascoltato di tutto, ci passavamo CD e pennine dei Nirvana, Pearl Jam, R.E.M, Gary Numan, Madonna, Fabri Fibra, Dalla, Battiato, Depeche Mode, Tear for Fears, Smashing Pumpkins, Einaudi, Zucchero, Carboni, Jumi Hendrix, Talking Heads, My Bloody Valentine, Nick Drake, The Doors, U2, Smiths, Morcheeba, Joy Division, New Order, Underworld, Chemical Brothers, Foo fighters, The Dandy Warhol, Brian Jonestown Massacre, The Cranberries, The verve, Brian Eno, David Bowie, Beatles Rolling Stones, Vasco Ligabue, LED Zeppelin, Mogwai, Madonna, Pink Floyd, wu tang clan, Beastie Boys, The Cure, Still Crosby, Nash & Young, Tim Buckley and son, Rino Gaetano, Elvis, Dylan, Prozac+, Sick Tamburo, Carmen Consoli, Negrita, Velvet Underground, Bob Marley, Michael Jackson, Queen, Radiohead, Baustelle, Beach Boys, Sex Pistols, inoki, salmo, neu!, The Maccabees, Manu Chao, De André, Still Corners, Battisti, Gazzé, Devendra Banhart, After hours, Goldfrapp, Cocorosie, Portishead, Massive Attack, Berté, Prodigy, Archive, Tame Impala. Quanto spazio abbiamo? Mi sto dimenticando sicuramente un bel po’ di artisti. Forse amiamo meno il metal ed il glam rock estremo con chitarre acide ed il cantato costantemente urlato, prediligiamo le emozioni che arrivano nell’insieme al tecnicismo e virtuosismo puro, ma domani non si sa. Penso ci abbia stufato un po’ quell’indie che si piange troppo addosso, alle volte banale, con giochi di parole che non significano niente e che è ormai è diventato un genere da imitare. La musica indipendente è sempre stata altro. L’ispirazione per una canzone, un sound da inserire, un giro o una linea melodica, un riff o un beat possono venire da una musica qualsiasi. Poi ogni genere rappresenta uno stato d’animo o un periodo della vita. Siamo molto aperti, non ci piacciono gli stereotipi ed i campanilismi; fanatici solo della squadra di calcio della nostra città. Anche attivamente infatti siamo passati dal rock al pop ed ora all’elettropop. 

Il vostro background è fortemente influenzato dalla scena culturale degli anni ’90-2000, ma più in generale il vostro progetto La Bambagia è il frutto di un trascorso comune e travagliato. Quali sono gli step più importanti del vostro percorso fino ad oggi?

Un EP edito come Fusion nel 2009, poi due come Gliese 2013-2014 e la attività live continua con la finale del Liguria selection e la finale nazionale di Rocktargatoitalia poi lo scioglimento per la perdita di un elemento importante; il negozio di strumenti di Gabbani che si sposta di fronte a casa mia ed il ritorno. Eva fino alla decisione di continuare insieme senza la necessità di dipendere da altri lasciando più spazio al lato creativo di Isma con il supporto della media Wave e di Lele. Ci troviamo bene in questa nuova dimensione e sembra proprio che funzioni. 

Come definireste la vostra musica? 

È una musica per tutti, popolare, senza distinzioni. Come ho già detto non ci piacciono gli stereotipi, la politica ed i temi sociali esasperati. In nessun problema abbiamo trattato dell’esterno un tema sociale ma con ironia e senza giudizi. È un brano leggero, anzi leggerissimo (CIT.) che ci diverte. In altre canzoni parliamo più intimamente di noi delle emozioni o di pezzi di vita vissuta. Cosa vogliamo trasmettere? Vivete la vita, non le c***ate degli altri, le c***ate fatele voi, insieme alle esperienze. 

“Giochiamo sempre bene” è il vostro secondo singolo che tratta della descrizione di una lunga serata tra due persone che han voglia di vivere ogni momento, senza programmi. Come avete lavorato a questo brano? 

Come sempre Isma me l’ha portata, io l’ho cantata in qualche sera passata insieme a bere e collaudare metrica e testo, in studio l’abbiamo impacchettata scegliendo il mood, suonando la chitarra e il resto, aggiungendo suoni insieme alla produzione di Lele e La Media Wave che interpreta bene le nostre intenzioni. È un pezzo che scorre come una notte di quelle in cui ti lasci andare, penso che ci sia tutta la nostra voglia di nutrirci di ogni attimo, con un pizzico di paura che possa rompersi l’incantesimo. È una visione ludica dell’amore, anche se incarna più l’amore per la vita che per una donna in particolare. 

Qual è il legame tra questo brano e le vostre produzioni passate? 

Il legame sta nella linea melodica, penso siano tutte orecchiabili e con una struttura abbastanza semplice, è la cornice che cambia, il sound è più ritmico ed incalzante, magari questo mi impone di usare versi più corti e diretti che suonano con la musica, ma rimangono pezzi suonabili anche acustici. 

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Abbiamo un video in uscita imminente, altri pezzi in fase di produzione, usciremo costantemente cercando di guadagnare sempre più consensi e visibilità. Obiettivo: vivere di musica, tramutando il lavoro in passione. 

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Certo, di seguire Siloud e ascoltare LaBambagia, basta musica molle! Speriamo presto di potervi guardare negli occhi e farvi ballare uno addosso all’altro, possibilmente da un palco! 

La Bambagia for Siloud

Instagram: @labambagi4
Facebook: Labambagia
YouTube: LaBambagia

Credits: Sara Alice Ceccarelli, Sound Communication

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