Dietro i Revinck ci sono tre vite molto diverse per molti aspetti, ma che poi si ritrovano così vicine quando si riuniscono. Quando qualcuno ha un’idea quello che fanno è portarla verso il loro sound, che ormai hanno bene in mente, e provano di volta in volta a rompere qualche limite, per non essere troppo ripetitivi o monotoni. “Tu” è il vostro ultimo singolo, che tratta di un legame profondo che sta per finire ma dal quale proprio non ci si vuole staccare.
Band: Revinck Componenti: Matteo Galoni, Massimo Della Vecchia, Lorenzo Lupi Età: 31, 32 Città: Roma Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: La vita che volevi, Partire dal Meglio, Squali, Tu Album pubblicati: lì sospeso, Partire dal Meglio Periodo di attività: dal 2014 Genere musicale: Pop, Rock Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music

Chi c’è dietro i Revinck?
Dietro i Revinck ci sono tre amici che si sono conosciuti tramite la musica. C’è la voglia di unire le proprie voci per esprimersi insieme e l’aiuto reciproco nel cercare di farlo. Ci sono tre vite molto diverse per molti aspetti, ma che poi si ritrovano così vicine quando si riuniscono.
Cosa significa il vostro nome d’arte?
In origine eravamo i Vincent, prendendo il nome da un brano del primo EP: lì sospeso. All’inizio ci è sembrata la cosa più naturale, tutti e tre insieme indicati da un nome proprio di persona, a sottolineare il fatto che le nostre identità singole si fondevano in una. Col passare del tempo però è diventato l’opposto, un nome proprio di persona come un altro, che poteva indicare sia noi che altre migliaia di persone nel mondo. Così l’abbiamo preso e l’abbiamo stravolto (perché alla fine ci eravamo affezionati) mantenendo la stessa idea iniziale.
Avete suonato, fin dall’adolescenza, in varie band della provincia romana. Anni dopo quei primi incontri vi siete ritrovati insieme: cosa vi ha spinto ad intraprendere un percorso artistico insieme?
Nella zona dei Castelli Romani se avevi una band frequentavi più o meno gli stessi posti e partecipavi agli stessi concerti degli altri artisti. È una realtà abbastanza piccola per quanto sempre in fermento. Così ci incontravamo sui palchi, nei locali, e si cominciavano a scambiare le prime idee. Io (Lorenzo) e Massimo siamo venuti in contatto per primi, frequentavamo anche lo stesso liceo, ed abbiamo cominciato a mettere su idee. Abbiamo collaborato con diverse persone fino a quando non abbiamo voluto Matteo, per la sua vocalità e la sua scrittura, che abbiamo capito, fosse quella più adatta a noi.
I vostri ascolti sono comuni o avete gusti musicali differenti?
Abbiamo gusti musicali diversi che però arrivano a dei punti comuni e forse è proprio questo che ci stimola, il confronto sulla musica non è mai scontato.
Parlateci ora della vostra musica: come la definireste e cosa cercate di trasmettere a chi vi ascolta?
Non ci siamo posti mai dei limiti dal punto di vista musicale. O meglio, i limiti che abbiamo sono definiti dai gusti di ognuno, ma non ci siamo messi a tavolino a decidere ‘questo si, questo no’. Adesso quando qualcuno ha un’idea quello che facciamo è portarla verso il nostro sound, che ormai abbiamo bene in mente, e proviamo di volta in volta a rompere qualche limite, per non essere troppo ripetitivi o monotoni. Le idee testuali e le melodie derivano principalmente da Matteo, anche se qualche volta io (Lorenzo) e Max diamo degli spunti o diamo una mano nelle modifiche.
Parliamo, ora, di sound: quello che oggi vi caratterizza è il frutto della voglia di comprendersi e di ascoltarsi, dell’amicizia, dell’equilibrio tra le vostre grandi diversità. Come siete riusciti a raggiungere la vostra unicità?
Sala prove. All’inizio era tutto un po’ disordinato, ognuno aveva le sue idee e non sempre combaciavano con quelle degli altri. La cosa più importante però è che fin dal principio ci siamo sempre aperti, messi a nudo, cercando di far capire agli altri cosa si voleva esprimere, cosa si voleva ottenere da un brano e come. Tentativi su tentativi, brani scartati, perché di una cosa eravamo sicuri, ci piacevamo l’un l’altro, dovevamo solo trovare la chiave e questo non ci ha mai spaventato, anzi, come già detto nell’intervista, ci ha sempre stimolato tanto.
“Tu” è il vostro ultimo singolo, che tratta di un legame profondo che sta per finire ma dal quale proprio non ci si vuole staccare. Come è nato, come è stato prodotto e cosa avete voluto raccontare con esso?
“Tu” è nata da un rapporto che volgeva al termine e, come spesso accade in queste situazioni, si può finire in pensieri ossessivi. È proprio questa l’idea che è partita da Max, un qualcosa di ripetitivo che si è trasformato nel “tu” che simula una percussione. Volevamo che la canzone fosse subito d’impatto, senza un eccessivo climax e da questa base il resto della canzone è venuto molto fluido. Per la produzione abbiamo fatto tutto da soli in home studio, anche la parte di registrazione, mix e mastering.
In che relazione si pone questo progetto con le vostre produzioni passate?
“Tu” così come “Squali” e gli altri singoli che usciranno a breve, sono un nuovo inizio per noi, mentre il primo EP “lì sospeso” e il disco “partire dal meglio” sono stati più un viaggio introspettivo, i nuovi brani sono incentrati su ciò che viviamo e ci accade nella vita di tutti i giorni.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Nel frattempo stiamo lavorando alla pubblicazione di altri brani, con la speranza di tornare a suonare live il prima possibile.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
Vorremmo invitarli a passare su tutti i nostri social e canali, ascoltare il nuovo singolo ma anche il vecchio EP e l’album, per farsi un’idea di come siamo arrivati ad aggi, con la speranza di lasciare un semino che li spinga a continuarci a seguire.
Revinck for Siloud
Instagram: @re.vinck
Facebook: @revinck
Credits: Giorgia Groccia, Riccardo Zianna