Simone Fornasari attraverso la musica riesce a comunicare quello che non riuscirebbe a raccontare nemmeno all’amico più caro. Grazie alle sue canzoni riesce a comunicare ogni cosa senza alcun filtro e inibizione. Gli piace considerarsi un cantautore che usa le parole per comunicare, provocare e abbracciare. Il suo ultimo EP si intitola “Che poi” e parla di scelte, della tentazione di inseguire la fretta.
Nome: Simone Cognome: Fornasari In arte: Simone Fornasari Età: 38 Città: Piacenza Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Con i piedi per terra, Da che parte stare, Sinceramente, Fuori, Senza riflettere Album pubblicati: Che poi, Con i piedi per terra, ecc. Periodo di attività: dal 2008 Genere musicale: Pop, Cantautorato Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music

Chi è Andrea Simone Fornasari nella vita di tutti i giorni?
Sono una persona come tante che, attraverso la musica, riesce a comunicare quello che non riuscirebbe a raccontare nemmeno all’amico più caro. Ho 38 anni, sono felicemente sposato con Camilla e vivo a Piacenza.
Perché hai deciso di mantenere il tuo nome anche in arte?
Sinceramente non ho mai pensato a un nome d’arte diverso dal mio. Simone Fornasari è la stessa persona che si racconta attraversi le sue canzoni e che va al mercato a fare la spesa.
Come è avvenuto il tuo avvicinamento alla musica e cosa ti ha tenuto legato ad essa nel tempo?
Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni: ero “costretto” in casa con la rosolia e i miei genitori mi regalarono una chitarra usata che avevo adocchiato su un giornalino di annunci. Nella mia cameretta c’era un mangianastri e sono cresciuto a pane e De Gregori, Morandi, Battisti, Venditti, Dalla. Quando premevo play mi trasportavo in una dimensione magica che, solo dopo, ho capito meglio cosa fosse. Credo sia proprio quella dimensione ad avermi tenuto legato a questo mondo chiamato musica: grazie alle mie canzoni riesco a comunicare ogni cosa senza alcun filtro e inibizione. La musica mi consola e mi protegge da un mondo che troppo spesso sento rappresentarmi molto poco.
Da quali generi ti lasci ispirare?
Penso che il genere sia più una scusa per i discografici per identificare un artista e metterlo in un catalogo o in un preciso punto di un negozio. Io ho ascoltato talmente tanta musica che non ti so dire che genere faccio. Non ho un riferimento o un idolo anzi, scegliere qualcuno mi porterebbe a fare un torto a qualcun altro. Sono cresciuto con Dalla, De Gregori, Venditti, Vasco e Grignani passando per i Beatles, Dylan e i Radiohead. Posso solo dirti che in questo ultimo periodo “ci sono piuttosto sotto” con la musica Motown.
Prima di entrare più a fondo nella tua musica, vorremmo ripercorrere con te tutto il percorso che hai fatto nella musica fino ad oggi. Quali sono stati i momenti più importanti?
Sicuramente la mia prima intervista a Punto Radio a Bologna nel 2009: quella è stata la scintilla. La speaker rimase colpita da una mia canzone e mi suggerì quel contest di Radio Bruno che poi vinsi nel 2010. Seguirono esperienze uniche tra cui l’apertura a grandi artisti della musica italiana sino ad arrivare all’incontro con il mio manager Massimo Bettalico con il quale abbiamo condiviso un secondo posto al Premio Lunezia così come la mia esperienza in Nazionale Italiana Cantanti sino ad arrivare alla targa Tenco nel premio Musica Contro Le Mafie durante il Festival di Sanremo nel 2017.
Parliamo ora della musica di Simone Fornasari. Come definiresti ciò che fai e come sei arrivato allo stile che oggi ti caratterizza?
In questi anni ho cercato sempre di più di inseguire un mio stile, una mia personalità all’interno della dimensione cantautorale. Mi piace considerarmi un cantautore che usa le parole per comunicare, provocare e abbracciare. Non credo di essere un artista da hit e la cosa non gioca sempre a mio favore perché sono consapevole che le mie canzoni hanno bisogno di essere ascoltate e chiedere tempo alle persone, oggi è cosa tosta.
Il tuo ultimo EP si intitola “Che poi” e parla di scelte, della tentazione di inseguire la fretta e di altre tematiche tutte attinenti ai nostri giorni. Come hai lavorato a questa produzione e cosa hai voluto comunicare?
Ecco, il tempo. Mi sono dovuto fermare per capire cosa significava davvero correre. C’è voluto tempo, silenzio e costanza per confezionare questo lavoro che ho prodotto a quattro mani con Giancarlo Boselli. Mi piacerebbe potesse arrivare appunto questo concetto: rallentare e scegliere, la capacità di saper scegliere per sé stessi è una delle sfide più incredibili dell’uomo, saper scegliere è un atto di coraggio quotidiano. Spesso scegliamo con l’intento di essere compresi, accettati e capiti, più che per la necessità di essere fedeli a noi stessi. Non a caso il brano che apre questo disco dal titolo “Da che parte stare” è una dedica a Ignazio Cutrò, amico e testimone di giustizia. Un esempio di chi ha fatto i conti con sé stesso e ha pagato il prezzo di stare dalla parte giusta. Spero che queste canzoni possano trasmettere un po’ di tempo: tempo per pensare, per scegliere e per decidere.
Dall’uscita del tuo primo progetto musicale del 2008 a “Che poi”, cosa è cambiato nella tua musica?
È cambiato tantissimo e credo sia giusto così. Perché oggi non siamo quelli di ieri e domani non saremo gli stessi di oggi: siamo in continua evoluzione. Ogni volta che ascolto qualcosa fatto tanti anni fa mi viene da sorride. Mi “fa strano” ascoltare quelle cose scritte e prodotte così ma è altrettanto vero che suonano oneste perché quello era Simone nel 2008. C’è stato un grande lavoro fatto insieme a Giancarlo Boselli in questi anni: devo tanto a lui perché ha saputo accompagnarmi in questo mondo con grande pazienza e dedizione. Abbiamo studiato insieme e lavorato per ricercare un mondo nostro, una nostra personalità dentro la nostra stessa dimensione.
Quali progetti hai per il futuro?
Spero di poter tornare presto a raccontare le mie canzoni nella dimensione live.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Intanto li ringrazio per essere arrivati a leggermi fino a qua e li invito ad ascoltare il mio nuovo progetto. Grazie di cuore!
Simone Fornasari for Siloud
Instagram: @simone.fornasari
Facebook: @simone.fornasari.pagina.ufficiale
Credits: Sara Salaorni, safe&SOUND