InTheMusic: Caspio, interview

Caspio nasce a Roma, quasi per caso. Immediatamente trapiantato, vive ancora a Trieste, città di confine che si si sviluppa sul, intorno e grazie al mare. Suona da sempre, da subito. Batteria, basso, chitarra. Nel 2019 esce “Giorni Vuoti“, il primo album maturo, sfogo di anni di soffocamento, di inibizione. In “mai”, il suo ultimo brano, Caspio fa pace con sé stesso, pur riprendendo alcune intenzioni chiave della sua scrittura. Di lui si potrebbe dire che fa musica elettronica, con influenze anni ’90, in una veste completamente nuova, attuale. È un trentacinquenne che, finalmente, sa quello che fa.

Nome: Giorgio
Cognome: Di Gregorio
In arte: Caspio
Età: 35
Città: Trieste
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Mai
Album pubblicati: Giorni Vuoti
Periodo di attività: dal 2019
Genere musicale: Elettronica/rock/alternative
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi c’è dietro Caspio?

Sono Giorgio e sono nato a Roma, quasi per caso, all’inizio dell’inverno più freddo di sempre, 35 anni fa. Sono cresciuto e vivo a Trieste. Nella vita faccio il trentacinquenne che lavora e tanta tanta musica.

Come hai scelto il tuo nome d’arte?

Ho scelto caspio, tutto minuscolo, perché c’è di mezzo il viaggio, posti lontani, l’Est, un po’ di quello che sono. Il mar Caspio è un mare chiuso e un lago salato, ha caratteristiche ibride: mi somiglia.

Sei un polistrumentista, immerso nella musica da sempre. Quando ti sei appassionato a questo mondo e quando, invece, hai cominciato a fare musica? 

Appartengo ad una generazione cresciuta in un periodo, gli anni ’90, dove tutto ruotava intorno alla musica. Ce n’era per tutti i gusti. Io ho imbracciato la chitarra di mia madre poco più che un bambino. Poi la batteria, il basso. Solo da adulto ho scoperto l’elettronica e la possibilità di fare musica anche senza corde di metallo e nylon.

In che modo i tuoi ascolti si confrontano con la tua musica?

Ascolto di tutto, anche cose che con la mia musica c’entrano poco. Anche se si sente l’influenza dei Massive Attack e dei Nine Inch Nails Nel mio precedente album c’erano sonorità anni ’80, con “mai” mi sono spostato in avanti, con un po’ di nostalgia, su suoni meno dark, forse più rock. 

Parliamo ora del tuo percorso artistico. Quali sono stati gli step più importanti fino ad oggi?

Dopo una serie di tentativi, più o meno riusciti, antecedenti il progetto Caspio, a dare il via al mio vero e proprio percorso solista è stata l’uscita del mio primo ep Giorni Vuoti.

Spostiamo ora sulle tue produzioni. Come definiresti ciò che fai e cosa cerchi di trasmettere a chi ti ascolta?

Quando scrivo, ovviamente, uso la testa di un trentacinquenne, ma non necessariamente indirizzo il messaggio solo ai miei coetanei. Cerco di ottenere musica intergenerazionale, che sappia parlare a tutti, in cui ognuno si possa ritrovare, in cui tutti si possano rivedere, più e meno giovani.

“mai” è il titolo del tuo ultimo singolo, un manifesto generazionale che descrive una generazione difficile da definire. Come è nato e come è stato prodotto? 

mai” nasce da questo strano ultimo anno, dal tempo. Tempo che ho recuperato, che ho avuto a disposizione, che non avevo più. Ho avuto la possibilità di concentrarmi su me stesso, sulla musica, su ciò che ho e che vorrei. La mia generazione, cui “mai” è dedicata, di tempo ne ha sempre avuto molto poco. Il brano è co-prodotto con Cristiano Norbedo, ingegnoso produttore prima, caro amico poi.

In che modo questo brano si relaziona con le tue produzioni passate? 

Come dicevo prima, attinge ad anni diversi, è meno dark, meno malinconico, più nostalgico. Giorni Vuoti ero io ieri, “mai” sono io oggi.

Quali progetti hai per il futuro? 

Oggi scrivo e produco. Domani vi faccio ascoltare.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Approfittate del tempo che avete per ascoltare musica. Di tutti, magari pure la mia.

Caspio for Siloud

Instagram: @caspio_music
Facebook: @caspiomusic

Credits: Morgana Grancia, Conza Press
Ph: Valentina Torboli

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