InTheMusic: Marco Sonaglia, interview

Marco Sonaglia è una persona semplice, di quasi quarant’anni che vive a Recanati. Ha deciso di mantenere il suo nome come nome d’arte perché pensa che bisogna metterci la faccia in quello che si fa. “Ballate dalla grande recessione” è il titolo del suo terzo album che nasce in pieno lockdown, in piena solitudine.

Nome: Marco 
Cognome: Sonaglia
Età: 39
Città: Recanati
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Gauguin drogato, Stasera la luna, La luna e i falò, Emilio, Il vento della memoria, Nunzia, La staffetta
Album pubblicati: Il pittore è l'unico che sceglie i suoi colori, Il vizio di vivere, I galletti bulletti, Sentieri partigiani, Tra Marche e memoria, I Sambene cantano De Andrè, Di signori distratti, Blasfemi e spose bambine, Ballate dalla Grande Recessione
Periodo di attività: 2011
Genere musicale: Musica d'autore
Piattaforme: Spotify

Chi è Marco nella vita di tutti i giorni?

Una persona semplice, di quasi quarant’anni che vive a Recanati. Durante la settimana insegno chitarra e propedeutica musicale ai bambini (e non solo) nella scuola di musica Arslive. Il fine settimana (quando era possibile) giravo le Marche e l’Italia per suonare le mie canzoni.

Perché hai deciso di mantenere il tuo nome anche in arte?

Ho sempre pensato che bisogna metterci la faccia in quello che fai, quindi ho deciso che il nome e il cognome mi rappresentavano perfettamente.

Prima di ogni cosa, si parla di musica: quando ti sei appassionato ad essa e perché?

Qui andiamo parecchio indietro nel tempo. A casa mia si è sempre ascoltata tanta musica, posso dire che ci sono cresciuto. Ci ho messo poco tempo a capire che sarebbe stato il mio futuro, tanto era forte la mia passione.

Su cosa si concentrano i tuoi ascolti?

Domanda articolata. Per quello che riguarda i miei ascolti devo dire che sono veramente variegati, passo tranquillamente dalla classica al metal, dall’opera lirica al progressive, dal jazz alla musica d’autore. Chiaramente i miei punti di riferimento sono i cantautori italiani come Guccini, De Andrè, De Gregori, Bertoli, Bubola. Senza tralasciare gli stranieri come Dylan, Cohen, Young, Springsteen.

Hai una vita che gira tutta intorno alla musica: sei un insegnante di educazione musicale ma anche un cantautore. Quali sono stati i momenti più importanti del tuo percorso nel settore fino ad oggi?

Come dico spesso qualsiasi palco è stato importante per la mia formazione musicale e umana. Di momenti importanti ce ne sono stati veramente tanti che sarebbe lungo elencarli. Anche l’insegnamento è una parte importantissima del mio lavoro che mi arricchisce continuamente.

Quali pensi siano i caratteri principali del tuo modo di fare musica e da cosa è stato influenzato negli anni?

La mia musica cerca sempre di trasmettere un messaggio. Oltre al semplice intrattenimento, cerco di lasciare qualcosa, di smuovere le coscienze, di incuriosire con certe tematiche. La musica è cultura, ma può essere anche un atto di disobbedienza civile.

“Ballate dalla grande recessione” è il titolo del tuo terzo album: come è nato e come è stato prodotto? 

È un disco che nasce in pieno Lockdown. In piena solitudine ho messo mano ai testi del poeta Salvo Lo Galbo. Erano lì da parecchio tempo, mi guardavano, mi aspettavano. La pandemia è stata l’occasione migliore per lavorarci con la dovuta calma. Il risultato sono le 10 canzoni che compongono “Ballate dalla Grande Recessione”.

Qual è il filo conduttore tra le varie tracce? 

Il filo conduttore è quello di raccontare storie necessarie, urgenti. Di toccare temi forti e spesso lasciati alle spalle come il lavoro, la resistenza, la memoria, le ingiustizie sociali, l’emigrazione, le violenze di stato. 

Quali progetti hai per il futuro? 

Per il futuro, come tutti quelli che vivono di questo mestiere, spero di tornare alla musica dal vivo e di poter presentare presto le canzoni di questo disco. Spero anche che chi è al potere si accorga di noi, perché fino ad adesso ci hanno trattato come invisibili. Siamo stufi di passare solo come “intrattenitori”, il nostro è un lavoro come tutti gli altri e merita rispetto.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Grazie dell’attenzione e se avete gradito l’intervista, cercate di scoprire la mia musica e di sostenerla.

Simone Fornasari for Siloud

Instagram@marcosonaglia81gmail.3000
Facebook: @marco.sonaglia
YouTubeMarco Sonaglia

Credits: Giulia Massarelli

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