InTheMusic: Ivan Stray, interview

Ivan Cogodi, in arte Ivan Stray è andato avanti a pane e musica per buona parte della sua vita. Ultimamente, però ha deciso di dedicarsi a questa passione con ancora maggiore intensità cercando di farne il proprio lavoro. Ivan è un artista alternative, che si ispira a musica pop e cantautorato italiano, due generi che insieme fanno da base ad un sound fresco e ricercato. Oggi lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del suo primo singolo, “Malafortuna”.

Nome: Ivan
Cognome: Cogodi
In arte: Ivan Stray
Età: 36
Città: Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Malafortuna
Periodo di attività: 2021
Genere musicale: Alternativa 
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music

Dicci qualcosa in più su di te Ivan!

Sono un ragazzo di 36 anni. Vengo da un piccolo paese del varesotto, e sono cresciuto in un contesto popolare, fatto da personaggi degni di un libro di Irvine Welsh. Sono una persona sensibile alla società, a volte ho la necessità di stare in mezzo alle persone, a volte devo nascondermi da loro. Dopo aver eseguito un diploma in una scuola tecnica superiore ho deciso di trasferirmi per qualche tempo a Londra per provare a scappare dalla realtà che mi circondava. Andavo avanti a pane e musica, era l’unica mia ragione. Con il passare del tempo mi sono reso conto che Londra non era la soluzione, piuttosto dovevo guardare in faccia i miei mostri e imparare a conviverci. Oggi lavoro in uno studio di Ingegneria, progetto cose per distrarmi dalla quotidianità.

Quando e come ti avvicini alla musica?

La copertina di Malafortuna suggerisce il giorno esatto che mi sono avvicinato alla musica. Stavo aspettando mia madre che in quel periodo faceva le pulizie nella casa di una ricca famiglia Svizzera. Quel giorno ho aspettato tutto il tempo seduto davanti al pianoforte, ‘’schiacciavo i bottoni’’ e mi facevo stregare dai suoni che uscivano dalla tavola armonica. La mia famiglia era una famiglia modesta, condividevo la camera con i miei 2 fratelli maggiori, non avevamo i soldi per comprare strumenti o per andare a lezioni di musica. Con il mio primo vero lavoro ho comprato una chitarra, e in maniera autonoma e con l’aiuto di qualche amico ho iniziato a suonare qualcosa. Per quello che mi riguarda la musica è qualcosa di importante per la mia persona. Non potrei immaginare di invecchiare senza musica.

E quando, invece, hai deciso di passare da Ivan Cogodi a Ivan Stray?

Ero a Londra per fare visita ad un amico. In quel periodo ero in fissa per gruppi post punk, Alexisonfire, Gallows, The Ghost of a Thousand, e tra questi gruppi cera anche un gruppo che si chiamava The Mourning. Stray era il pezzo di apertura, la colonna sonora di quei giorni. Decisi di entrare in un Tattoo shop e di tatuarmi Stray all’interno del labbro inferiore. Da li è diventato anche il mio nick name

Tanti i generi musicali che insieme vanno a formare il tuo sound: quali sono quelli che ti influenzano maggiormente?

The Smiths, Joy Division, Placebo, ma anche il cantautorato italiano, De Andrè, Tenco, De Gregori.

Marco Ulcigrai, è tuo amico e produttore, quanto conta per te la collaborazione con lui?

Marco è stato ed è tutt’ora una persona fondamentale per me. Ad oggi è l’unica persona su cui posso contare realmente, la fiducia che ho per lui è Totale. Con lui non ho dovuto fare fatica a spiegargli cosa stessi cercando. Tutto il nostro lavoro è arrivato in maniera del tutto naturale.

Il tuo primo singolo, “Malafortuna” vuole essere il manifesto del tuo progetto. Cosa rappresenta per te il brano?

Malafortuna rappresenta quello che sono stato e quello che sarò. Non si può scappare da alcune realtà, bisogna conviverci, bisogna accettare la vita per come viene. Malafortuna è la prima di sette tracce che raccontano i ‘’nostri disagi’’ le ‘’nostre preoccupazioni’’. Il trampolino di lancio di un manifesto comune descritto dal mio punto di vista.

Come nasce il singolo?

La maggior parte di noi pensa che alcuni artisti ci siano nati, ma la verità e che è quello che hanno passato, vissuto, che li hanno portati a diventare persone speciali, geniali e fondamentali per alcuni di noi. Leggevo una biografia di De Andrè, un personaggio complesso, pieno di paure e insicurezze. Poeta delle nostre generazioni. Quella biografia mi ha letteralmente aperto le porte, mi ha fatto sentire meno solo e mi ha aiutato a trovare il modo di scrivere i miei pensieri, i miei sentimenti.

Malafortuna nasce quasi di getto, è stato come un vomitare la mia storia.

Cosa racconta e qual è il messaggio del pezzo?

Racconta dei dolori vissuti in una famiglia di periferia. Racconta di una perdita intesa come sconfitta. L’educazione che ogni genitore cerca di dare nonostante la fatica. La Malafortuna che a volte è difficile da evitare, che nonostante facciamo il possibile per rigare dritti, alla fine qualcosa dovrà andare storto. Il messaggio di questo brano è semplice. La poesia, una canzone di Tenco, rincorrere un pallone, sono gesti di cui non ci curiamo ma che in realtà sono loro a curare noi, sono questi gesti che rendono speciale la nostra esistenza.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Il mio più grande progetto futuro sarà quello di conoscere mio figlio, poter essere un buon padre, poco scontato e sempre presente. Per quanto riguarda la mia forma artistica, non ho grandi progetti. Continuerò a coltivare la mia principale passione che è appunto la musica e sicuramente mi lascerò trasportare un po’ dagli avvenimenti per poter trarre ispirazione.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Come prima cosa vorrei ringraziarli per aver letto questa intervista. Vorrei anche  aggiungere che siamo parte di una società complessa, e che a volte un po’ di semplicità rende migliore le relazioni tra le persone.

Ivan Stray for Siloud

Instagram: @ivan_stray
Facebook: @IvanCogodi

Credits: PressaCom

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