Kya ha iniziato a cantare da piccola e credeva fosse il suo unico modo di comunicare. La musica l’ha curata dalla solitudine, dal dolore, dall’angoscia, dall’ansia. Il suo ultimo brano si intitola “Hegel” e nasce dalla consapevolezza che Chiara è cresciuta.
Nome: Chiara
Cognome: Esposito
In arte: Kya
Età: 22 anni
Città: Napoli
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Nei tuoi occhi, Hegel
Periodo di attività: dal 2011
Genere musicale: Soul, Pop, R&B
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi è Kya?
Sono una cantautrice, sì (o forse) ma sono anche una studentessa di Filosofia. Ho 22 anni, vivo a Napoli ma non mi piace la pizza. E credetemi, è una tragedia doverlo ammettere! Nella vita studio, mi lamento, faccio tanto esercizio fisico e scrivo canzoni. Ho iniziato a cantare da così piccola che credevo fosse il mio unico modo di comunicare, e quando ho cominciato a scrivere le mie, di canzoni, ho iniziato a raccontare di me senza più timore.
Siamo certi che il tuo nome d’arte nasca dal tuo vero nome. Perché questa scelta?
Il mio nome d’arte mi è praticamente stato attribuito. Il nome “Kya” è nato in un modo molto tenero e naturale: qualche anno fa (parecchi ormai) ho aperto il concerto di un gruppo che partecipò a XFactor: gli Up3side e dopo lo spettacolo, ho ricevuto un messaggio da Biagio, un cantante del gruppo, in cui mi diceva: “sei stata grande Kya”. Qualche giorno dopo, fu lui stesso a creare, sotto quel nome, la mia Pagina Ufficiale su Facebook. Grazie Biagio per essere stato uno dei primi ad aver creduto in me!
Cantavi già all’età di tre anni, per cui sei sempre vissuta nella musica. Cosa pensi ti tenga legata ad essa?
So molto bene cosa mi tiene legata alla musica e lo sapeva meglio di me Fernando Pessoa, quando affermava che l’Arte è la confessione che la vita non basta. Sono sempre stata ipnotizzata da ogni forma d’arte. Da piccola ballavo, disegnavo, dipingevo su tessuto, ma nella musica ho trovato il mio “spazio incontaminato”: è sempre stato il luogo in cui potevo sentirmi al sicuro; sentivo di essere me stessa e di poter esprimermi nel modo più naturale, personale ed efficace possibile. La musica mi ha curato dalla solitudine, dal dolore, dall’angoscia, dall’ansia ed è sempre stata protagonista dei momenti più significativi della mia vita.
Cosa ascolti solitamente e da cosa ti lasci influenzare di più?
Quand’ero piccola avevo dei modelli musicali, anche piuttosto diversificati: Janis Joplin, Alicia Keys, Amy Winehouse, Adele e amavo pazzamente i Pink Floyd. Da ragazzina adoravo Ed Sheeran e Jessie J. Nell’ambito della musica italiana, posso dire di aver fatto overdose di De André, Dalla, Battiato, Mia Martini, Bersani, ma col tempo ho imparato ad apprezzare anche quello che il panorama musicale attuale mi offre e posso dire che ascolto praticamente tutto.
Con gli anni, da semplice passione hai trasformato la musica in un progetto artistico e anche in un lavoro. Come è avvenuto questo passaggio e, più in generale, quali sono stati i tuoi momenti più importanti nel settore musicale?
Ho cominciato a cantare nei locali e ristoranti quando avevo 13 anni. Con gli anni ho lavorato come cantante nei villaggi e negli hotel e ho “prestato” la mia voce per qualche spot pubblicitario. Un traguardo musicale è stato, senza dubbio, il mio secondo posto all’EuroTalent nel 2016, un contest canoro a cui presero parte cantanti di tutta Europa. L’altro grande traguardo è stato realizzare di essere in grado di scrivere canzoni mie e non solo di cantare quelle degli altri.
Quali sono i caratteri principali della tua musica e in cosa pensi di essere unica?
Nella mia musica c’è una forte contaminazione di generi, è fortemente introspettiva ma cerca anche di essere leggera (un po’ come me). Le mie canzoni cercano di combinare l’amore per la letteratura e la filosofia alle suggestioni di una ragazza di 22 anni che ama, patisce, s’innamora, esplora il mondo e talvolta lo rifugge. Credo che sia questo che può rendere i miei contenuti autentici: verità. Nella mia musica, sono io, senza maschere né orpelli.
Il tuo ultimo singolo, “Hegel”, rappresenta per te il punto di partenza della tua svolta musicale. Come nasce e perché rappresenta un nuovo inizio?
Hegel è un inizio perché è il risultato, insieme ad altri brani, di un anno di sperimentazione. “Hegel” nasce dalla consapevolezza che Kya è cresciuta, ha fatto le ossa un po’ più forti ed ha capito che tutto sommato nella vita non tutto è razionale, malgrado quello che diceva il caro Hegel, e che l’amore non va sempre descritto con parole edulcorate, ma che talvolta è sensuale e sfacciato (altre volte, è solo deludente).
In che modo questo progetto anticipa le tue produzioni future e come si relaziona con quelle passate?
Hegel è l’inizio di un percorso musicale che tenta di dare voce alle mie emozioni, ai miei demoni interiori (ma non troppo) e alle influenze letterarie che mi hanno formata, sperando che i miei ascoltatori possano identificarsi nelle mie parole. Il file rouge resta sempre lo stesso: verità, pathos, leggerezza. È l’augurio che faccio anche a me stessa.
Quali progetti hai per il futuro?
Spero di pubblicare un EP entro il 2022. Spero di farvi conoscere Madame Bovary, non posso dire altro! Aspettatevi una sorpresa per l’estate…
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Non abbiate paura di raccontare di voi stessi, non abbiate paura di risultare banali, noiosi o stupidi. Si è raccontato e cantato tanto d’amore, di dolore, di vita e di morte. Ma ciò che rende ciascuno di noi autentico è il portato esperienziale che ci portiamo sulle spalle, quello, non è di nessun altro e non può essere paragonato a quello di nessun’altro! Ciò che deve importarvi, piuttosto, è di scegliere le parole giuste per descriverlo. E la giusta musica: la vostra.
Kya for Siloud
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