Dietro i The Mother ci sono quattro amici appassionati di musica che hanno trovato nella composizione musicale il loro modo di fare arte, la loro valvola di sfogo artistica. Quattro persone che riescono, tramite la musica, a comunicare qualcosa che in altro modo non riuscirebbero a dire. “OCD” è il titolo del loro nuovo singolo, che fotografa perfettamente il momento che tutti noi stiamo vivendo.
Band: The Mother
Componenti: Simone Guidi, Edoardo Saolini, Ludovico Saolini, Tiziano Sbardella
Età: 38, 32, 32, 30
Città: Roma
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: OCD, Electric Sheep, JX, the_basement, H.U.G.
Album pubblicati: Butterflies in a jar, Spare Parts
Periodo di attività: dal 2016
Genere musicale: Alternative Rock
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music

Chi c’è dietro i The Mother?
Dietro i The Mother ci sono quattro amici appassionati di musica che hanno trovato nella composizione musicale il loro modo di fare arte, la loro valvola di sfogo artistica. Quattro persone che riescono, tramite la musica, a comunicare qualcosa che in altro modo non riuscirebbero a dire.
Il vostro percorso è iniziato nel 2008: come vi siete conosciuti e perché avete deciso di intraprendere un percorso artistico insieme?
Il gruppo è nato nella testa di Ludovico e dalla sua voglia di suonare e di vivere la sala prove. Ha quindi coinvolto suo fratello Edoardo in qualità di cantante, Tiziano – conosciuto nella scuola musicale che entrambi frequentavano – in qualità di chitarrista, e altri due amici in qualità di tastierista e batterista. Dopo un primo percorso insieme, Ludovico Tiziano ed Edoardo hanno deciso di dedicarsi ad un progetto nuovo. La nuova formazione si è completata poi con l’ingresso di Simone alla batteria. Siamo una band, di quelle che adorano passare il tempo in sala o in qualsiasi altro posto insieme. La capacità e la voglia di condividere i momenti insieme, probabilmente, è ciò che ci ha spinto a scegliere gli altri come compagni per questo percorso.
Come è avvenuta la scelta del nome “The Mother”?
È una domanda che molti ci fanno ma a cui abbiamo sempre dato risposte fuorvianti. La realtà è che durante uno dei primi incontri tra Ludovico e Tiziano i due si sono ritrovati a condividere la comune passione per i Pink Floyd. Mentre Ludovico diceva che il primo brano ascoltato ed adorato era Mother (tratta dal disco The Wall), Tiziano estraeva dal suo portafogli l’intero testo della canzone scritta a mano. Lo abbiamo interpretato come un segno troppo evidente per essere ignorato. Da lì la prima formazione si è sempre rispecchiata in questo simbolo. La mamma è una figura piena di sfaccettature, dall’amore incondizionato verso un figlio fino a sfumature più inquietanti e over-protettive (proprio come quella raccontata da Waters), e la loro musica dell’epoca puntava a ricreare proprio quella sensazione di “accompagnamento in un viaggio”, che però poteva essere estasiante o pericoloso.
Quali sono i vostri riferimenti artistici e come si intrecciano tra loro?
Attualmente i nostri riferimenti artistici sono sicuramente gruppi come Radiohead, Massive Attack, Apparat (e Moderat nella sua versione con i Modeselektor). O almeno questi sono gli artisti a cui ci ispiriamo per scrivere le nostre canzoni. Poi, in realtà, ci piacciono una serie sconfinata di generi e artisti musicali, forse la nostra forza deriva anche dall’eterogeneità dei nostri gusti singoli. Per esempio, Simone ha un’anima più rock con un background da divoratore di Led Zeppelin, Ludovico è un po’ più elettronico, Tiziano ha sfumature pop e soul, mentre Edoardo grande conoscitore ed appassionato di prog.
Si possono distinguere due fasi del vostro progetto artistico: quella che va dal 2008 al 2013 e quella dal 2013 ad oggi. Cosa è cambiato?
Il nostro approccio alla musica, direi, e la nostra consapevolezza del mondo. Prima dell’inversione di rotta, come detto prima, avevamo tutti un grande amore in comune: i Pink Floyd. Avete presente quella fase della vita in cui «non è musica se non è suonata da strumenti veri su un palco»? Beh, noi siamo fermamente convinti che quella per noi sia stata solo una fase, seguita da una grande convinzione che il pentagramma (e un progetto musicale) siano un’enorme tavolozza, troppo grande per essere colorata solo con quello che si può suonare fisicamente su un palco. Amiamo colorare i nostri brani con campionamenti processati e riprocessati tramite software audio, parti di chitarra in loop che fisicamente nessuno potrebbe suonare sul palco (siamo pur sempre in quattro) o suoni percussivi che non potrebbero uscire dalla pelle di una batteria acustica. Le influenze musicali contemporanee hanno fatto il resto (le sonorità elettroniche dei Radiohead e dei Massive Attack su tutte, forse).
Come definireste la vostra musica e in che modo la utilizzate come veicolo di un messaggio per gli ascoltatori?
Fin dalla primissima formazione abbiamo sempre faticato ad incastrare la nostra musica in un genere musicale. Non che sia così sperimentale e stravagante, sia chiaro, piuttosto forse perché abbiamo sempre lasciato che il nostro flow interno prendesse il sopravvento in fase compositiva. Volevamo a tutti i costi cercare di evitare un inquadramento che avrebbe corso il rischio di diventare un limite. Ovviamente il nostro stile musicale è dettato dai nostri gusti quindi, più o meno, può essere avvicinato a quel ramo dell’Alternative Rock a cui piace sperimentare e contaminare con musica elettronica. La musica è al tempo stesso veicolo e messaggio. Esiste sempre un significato, ma sta a chi ascolta cogliere il proprio
“OCD” è il titolo del vostro nuovo singolo, che fotografa perfettamente il momento che tutti noi stiamo vivendo. Come nasce e cosa avete voluto trasmettere con questo brano?
Ludovico ricorda che stava suonando il basso senza amplificatore (il suo vecchio appartamento era poco più di una stanza). Il riff del brano gli è venuto quasi spontaneamente e la figura che componevano le dita era così regolare e “compulsiva”. Provava una sorta di piacere nell’osservare le dita scorrere sul basso ed ogni frustata, che le corde lasciavano sul manico, faceva nascere la necessità di dare il colpo successivo. Qualche giorno dopo, durante una prova, suonò quelle sei note e Simone improvvisò una figura di batteria che si incastrava perfettamente in maniera precisa e nevrotica allo stesso tempo. Pensò subito a tutte quelle volte che i suoi amici sorridevano delle sue manie per l’ordine, alle volte in cui conta passi, gradini, mattonelle e qualsiasi cosa e capì che quel movimento, quell’atmosfera erano in grado di regalargli quella stessa sensazione di piacere ed obbligo senza fine. Il pezzo doveva parlare di quello: è un loop ricorrente e frenetico che nei momenti di distensione regala quella soddisfazione illusoria che è propria della compulsione.
Passato, presente e futuro: come si relazionano tra di loro i vari brani rilasciati nel tempo e in che modo anticipano quello che sarà del progetto The Mother?
Visto il nostro “lasciar completo spazio all’ispirazione” in fase compositiva, non abbiamo mai scritto un concept album che raccontasse una storia. I nostri pezzi sono più assimilabili a stralci di visioni strane e particolari che spesse volte escono dalla mente di Ludovico, e che poi ogni membro del gruppo colora e completa con il suo imprinting personale. Gli album che abbiamo poi inciso hanno un loro fil rouge, sia chiaro, ma non hanno sicuramente una storia in comune. Come, invece, anticipano il futuro facciamo fatica a dirlo. Avviene, di solito, che avvertiamo l’esigenza di capire come e dove muoverà la nostra musica, ne parliamo, ascoltiamo cose insieme, ma alla fine ciò che esce dai nostri strumenti è il racconto di un nuovo momento, della nostra crescita come persone e come band. Per sapere cosa scriveremo domani dovremmo sapere come vivremmo e cosa vivremmo oggi pomeriggio. Non vediamo l’ora di scrivere cose nuove ma il “perché” ed il “per come” lo sapremo solo quando ci racconteremo tra le mura della nostra sala prove.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Dopo il live streaming di venerdì, con l’uscita di OCD e con la continuità che questa fase dalla pandemia ci sta nuovamente, pian piano, donando, l’obiettivo principale è sicuramente scrivere e comporre qualcosa di nuovo. Purtroppo, o per fortuna, scrivere è qualcosa che richiede costanza e in quest’ultimo anno questa condizione è venuta a mancare troppo spesso. Quello che speriamo adesso, quello che vogliamo, è poter trascorrere più tempo possibile insieme per vivere la nostra musica.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
Penso che il nostro messaggio si possa tradurre in: godete dell’arte. Non la nostra (non per forza, almeno) ma soprattutto in un periodo delicato in cui l’alienazione ha fatto capolino come rischio concreto in molte più persone rispetto a due anni fa, saper vedere il bello delle cose, il lato artistico, secondo noi è fondamentale per rimanere presenti a sé stessi.
The Mother for Siloud
Instagram:@themothersound Facebook:@TheMotherSound YouTube: @mothersoundofficial Credits: Riccardo Zianna, Giorgia Groccia