Dietro Yvan ci sono tanti, tantissimi Ivan. Il suo nome d’arte nasce dalle tante firme lasciate in giro per i muri e per i banchi di scuola. Più che avvicinato, diciamo che è letteralmente nato nella musica: suo padre ne è un grande appassionato e non ha ricordi della sua infanzia che non siano legati essa. “Cosa mi frega” è il titolo del suo nuovo singolo, sesto capitolo musicale del suo progetto artistico.
Nome: Ivan
Cognome: Donatiello
In arte: Yvan
Età: 31
Città: Roma
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Top verde, Il porno di Belen, Le luci spente, ecc.
Periodo di attività: dal 2019
Genere musicale: Indie, Pop, Rock
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi c’è dietro Yvan?
Dietro Yvan ci sono tanti, tantissimi Ivan!
Come hai scelto il tuo nome d’arte?
Il mio nome d’arte nasce dalle tante firme lasciate in giro per i muri e per i banchi di scuola! Da ragazzino mi divertivo a scrivere il mio nome ovunque cercando vari modi di combinare le lettere così da creare una sorta di disegno. La “i” non mi ha mai convinto troppo, la “y” si sposava meglio con le altre lettere. (sorriso)
Quando ti sei avvicinato alla musica e quando poi hai capito di volerne fare più di una passione?
Più che avvicinato diciamo che ci sono letteralmente nato nella musica. Mio padre ne è un grande appassionato e non ho ricordi della mia infanzia che non siano legati essa. Alla musica suonata invece mi ci sono avvicinato nei primi anni del Liceo, tra le varie cover band dei Nirvana e di altri gruppi rock anni ‘70, ‘80 e ‘90. Ho però capito, anzi deciso, di volere fare questo nella vita nel 2009 dopo aver visto Bruce Springsteen all’Olimpico di Roma; non lo conoscevo affatto e mi ci sono trovato perché mi ci portò un mia ex ragazza del Liceo. Quell’esperienza mi ha decisamente sconvolto la vita. In quelle tre ore e mezza di concerto mi sono sentito ‘vivo’ come non mai e ho deciso di volermi sentire così per il resto della mia vita
Quali sono i generi musicali che ascolti solitamente?
Non ascolto un genere o dei generi in particolare. I miei ascolti sono mossi dai miei stati d’animo e quindi spazio tranquillamente dal pop al reggae, al metal, alla classica, al folk. Nell’ultimo mese ho ascoltato tantissimo Giorgio Canali; mi piace la sua scrittura rude e viscerale: è musica che viene dalla ‘pancia’.
Quali sono stati i momenti principali della tua carriera nel settore musicale fino ad oggi?
Sicuramente il mio primo concerto! Avrò avuto 13 anni e suonavo con la mia prima band. Credo si trattasse della festa della castagna o qualcosa di simile (sorriso); il palco era il rimorchio di un camion e il pubblico aveva un’età media di sessantanni (sorriso). Abbiamo suonato di tutto: dai Nirvana ai Sistem of a Down, passando per Max Gazzè e anche qualche inedito. La reazione del pubblico potete un po’ immaginarla (sorriso).
I punti di svolta sono spesso coincisi con la formazione, lo scioglimento o la sostituzione di qualche membro all’interno delle band nelle quali ho suonato. Ogni fine coincide con una rinascita che si porta dentro il bagaglio delle esperienze positive e negative vissute.
Dal punto di vista più pratico, c’è stato sicuramente l’arrivo a Roma, il sodalizio con il Bar Celestino che da anni ormai è il fulcro della musica underground san lorenzina e romana; l’incontro con il mio produttore Matteo Gabbianelli che mi ha aiutato a fare chiarezza so ciò che stavo facendo per primo mi ha portato in studio a rendere ‘fisica’ la mia musica: fino al 2019 non ero mai entrato in studio: per me la musica era solo LIVE! (sorriso). E infine la firma con l’etichetta discografica INRI.
Quali sono i caratteri principali della tua musica?
Tanta tanta anima e tanta tantissima pancia. Scrivo e canto di pancia. Anni fa ero molto più un “tecnicista”. Ad oggi ho capito che il miglior modo per conoscere ed esprimere sé stessi è essere il più ‘vero’ possibile. Canto quello che mi va di cantare, urlo al microfono; se lo sento io lo sentono anche gli altri; non credo ci sia miglior modo di fare musica. Arrivare al cuore e all’anima della gente passando per se stessi, mettendosi completamente a nudo.
Il mio caso poi è molto particolare dal momento che sul palco e nelle canzoni mi riesce del tutto spontaneo mentre nella vita reale sono molto introverso (sorriso). Ci sono due Ivan: uno sul palco e uno sotto il palco; completamente diversi ma allo stesso tempo completamente veri e autentici.
“Cosa mi frega” è il titolo del tuo nuovo singolo, sesto capitolo musicale del tuo progetto artistico. Come nasce e come è stato prodotto?
“Cosa mi frega” è nata durante la quarantena che ho trascorso nel mio paese natio. Il covid mi aveva portato via un sacco di cose: il lavoro, le prospettive, e per un momento anche lo stimolo e la voglia di scrivere. Poi un giorno ho imbracciato la chitarra e le prime parole che mi sono venute spontanee sono state “COSA MI FREGA!”. Avevo bisogno di leggerezza, di contatto, di vita.
E attenzione! “Cosa mi frega” non va inteso come “non mi interessa di nulla”, ma piuttosto come “Cavolo! Mi sono perso un sacco di momenti e occasioni in passato per futili e stupidi motivi; è giunta l’ora di vivere al massimo, VOGLIO VIVERE AL MASSIMO!”. La produzione è avvenuta in un secondo momento quando sono tornato a Roma; dapprima con il mio compagno di viaggio Mattia Deriu e in seguito con il mio produttore Matteo Gabbianelli.
In che modo questo brano si relaziona con le tue produzioni passate?
Questo brano si relazione con gli altri per lo sviluppo creativo che ha avuto. Difficilmente mi siedo a tavolino di punto in bianco con carta, penna e chitarra e butto giù qualcosa. Di solito la fase creativa avviene dopo aver vissuto intensamente qualcosa e dopo averla metabolizzata. Quando ad un tratto non ci penso più viene fuori la canzone e viene fuori da se. Poi dimentico anche di averla scritta: (sorriso) la maggior parte delle volte mi guardo indietro, riascolto le mie canzoni e mi chiedo: “Veramente l’ho scritta io?? Non mi verrebbero mai in mente questi pensieri e queste parole!”. È come se ci fosse un altro me dentro di me. È successo con “Cosa mi frega”, con “il porno di Belen” (che attenzione è una canzone d’amore!!! Amore visceralissimo), con “Top verde” e con tutte le altre mie canzoni.
Quali progetti hai per il futuro?
Tantissimi progetti, un album sicuramente, ma per il momento non svelo nulla. (sorriso)
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Quello che dico a me stesso! Vivete al massimo, fregatevene dell’immagine dei cliché dei blocchi mentali. Andate ai concerti! Andate alle mostre, andate al cinema. Ubriacatevi di arte che è l’unica cosa che nutre realmente la nostra anima. Fate l’amore. abbracciatevi baciatevi e tanto tanto tanto altro ancora. (sorriso)
Yvan for Siloud
Instagram: @yvan_js
Facebook: @iosonoyvan
Credits: Marco Negro, Astarte Agency