Nicoletta Marchica è una donna di 40 anni, iperattiva. Mamma di un adolescente, vocal coach, divulgatrice musicale per RaiGulp, amante dei libri e della notte. Marquica, come nome d’arte, è arrivata nel 2001. Quello che scrive ha melodicamente uno stile riconoscibile, nei brani veloci va verso la musica black, nelle ballad torna al cantautorato italiano con qualche vena che inevitabilmente arriva dal musical. “40” è il titolo del suo nuovo singolo che, con ironia, è un inno al mondo femminile.
Nome: Nicoletta
Cognome: Marchica
In arte: Marquica
Età: 40
Città: Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Pachamama, Fibre, Un Giorno qualunque, Ansia, Catarifrangenti, 40
Album pubblicati: Jaz’ , La Teoria della Ghianda
Periodo di attività: dal 2021
Genere musicale: Pop, Funk, Soul
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music

Chi è Marquica nella vita di tutti i giorni?
Sono una donna di 40 anni, iperattiva. Mamma di un adolescente, vocal coach, divulgatrice musicale per RaiGulp, amo i libri e la notte. Sono Nata in Valtellina in un paese di mille abitanti e mi sono trasferita a Milano da 20 anni.
Adoro viaggiare, fare Tai-Chi, camminare per ore cercando scorci nuovi, scrivere per me e per altri artisti. Sono innamorata dei suoni e della voce umana, ascolto musica di generi completamente diversi per curiosità e perché mi interessa tantissimo potermi contaminare sempre. Vivo cercando il bello, non ho paura della paura né di mettermi continuamente in discussione. Sono vegetariana da quando ho 19 anni, canto da quando ho cominciato a parlare.
Quando Nicoletta è diventata Marquica?
Marquica, come nome d’arte, è arrivata nel 2001, per il singolo Spot della Lipton che cantai in spagnolo. Il mio primo produttore trovava il suono del mio cognome molto bello, scrivendolo di fretta uscì la Q e graficamente ci sembrò perfetto, solare e ironico. Ridendo mi disse che essendo comunque quasi identico al mio cognome, per lo meno mi sarei voltata sentendomi chiamare così. Da allora in molti credono mi chiami Marquica e basta e devo dire che mi sta bene e mi piace, non ho mai sentito il bisogno di aggiungerci anche Nicoletta.
Un progetto artistico-musicale ha sempre, a monte, una forte passione per la musica. Nel tuo caso, quando hai scoperto questo amore?
Da bambina, e vi parlo dei primissimi anni di vita, tipo a 2 o 3 anni, mia madre racconta che passavo le ore a cercare di cantare come Freddie Mercury davanti ai giochi di mio fratello e con la spazzola in mano, provando ad imitarne mosse e suoni, non sapendo allora l’inglese. Ricordo che quando imparavamo le poesie a memoria, per me erano canzoni e cercavo sempre melodie nuove per quelle parole bellissime.
Un giorno d’estate mio cugino suonò “I just called to say i love you” di Stevie Wonder e in quel momento ho sentito un amore profondo, ritrovato poco dopo in una cassetta di Aretha Franklin. Ho passato interi pomeriggi ad ascoltarla cantandoci sopra e dicendo a mio padre che quello era ciò che volevo essere e fare nel mondo. In quarta elementare, un’animatrice di un centro estivo marittimo, mi spinse a partecipare al concorso canoro della spiaggia, avevo un’ansia incredibile perché non conoscevo nessuno ed ero la piu’piccola, passai sette ore facendo avanti e indietro sulle righe del campo da calcio esercitandomi, e ho vinto l’ambita collana di caramelle in palio, che per me valeva più di un oscar. Da allora mi sono esibita in molte manifestazioni paesane valtellinesi, scrivendo anche le Sigle Finali obbligando tantissimi bambini e ragazzi a cantarle con me.
Durante l’adolescenza ho continuato soprattutto a scrivere e ad ascoltare musica diversa, dai musical al cantautorato italiano, dal rock all’Opera, da M. Jackson ai Nirvana. A 19 anni sono arrivata a Milano per continuare a vivere di musica.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali e quali, invece, le tue influenze?
Le mie influenze musicali arrivano da ascolti molto differenti, non ho un solo genere preferito, sicuramente la musica black e soul di Stevie Wonder, Marvin Gaye, Aretha Franklin, Michael Jackson, il pop di Bruno Mars, i musical , soprattutto quelli scritti da Cole Porter e Michel Legrand, il cantautorato italiano di Diego Mancino, Meg, Tenco, la scrittura di Bruno Martino, Lucio Dalla, la dolcezza di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, la genialità di Samuele Bersani, la voce incredibile di Mina.
Cerco ispirazione ovunque so apprezzare uno standard Jazz come un brano Trap , amo Blanco e Tha Supreme, se qualcosa mi suona bello me ne innamoro senza alcun pregiudizio perché mi interessa la ricerca e il sentirmi libera di sperimentare e mettermi in gioco.
Quando hai capito di voler diventare un’artista e, ad oggi, cosa caratterizza maggiormente il tuo stile?
Quello che scrivo ha melodicamente uno stile riconoscibile, nei brani veloci vado verso la musica black, nelle ballad torno al cantautorato italiano con qualche vena che inevitabilmente arriva dal musical. Negli anni mi sono semplificata molto, sia come produzioni che armonicamente. Questa voglia di maggiore semplicità è arrivata naturalmente insieme sia a Lorenzo Avanzi, filmaker del video in uscita e produttore di “Ansia, Quanti cadaveri e Catarifrangenti”, che con Giovanni Ghioldi, chitarrista e produttore di 40. Credo sia stato un processo di Decluttering personale, non solo musicale, verso un senso più chiaro di quello che avevo voglia di dare al mondo.
I testi che scrivo spaziano da storie spesso autobiografiche, a concetti più ermetici, domande e intenzioni che mi sono trovata a vivere negli anni, che ho visto intorno a me in altri, che sono stati ispirati da viaggi o libri letti. La mia musica è mista, come la mia pelle. Può far ballare come commuovere e questo è ciò che amo e che sono, leggerezza consapevole ed emozioni forti.
“40” è il titolo del tuo nuovo singolo che, con ironia, è un inno al mondo femminile. Perché hai deciso di trattare questo tema?
40 sono gli anni che compio il 1 Luglio e in Lockdown mi è venuta voglia di farmi un regalo speciale per questa data importante, per questo passaggio. Scrivendola è stato inevitabile rivolgermi a tutte le donne perché di fatto è una canzone che parla di Libertà e Amor proprio, di consapevolezza e voglia di cominciare davvero a celebrarsi, salutando tutti questi retaggi imposti da millenni di patriarcato, dalla società, dalla condizione prescelta da altri, dall’obbligo della maternità, dal viverci solo in una direzione, relazione.
Per quanto mi senta molto felice e piuttosto libera, è chiaro che abbia in primis vissuto tante pressioni, per questo 40 segna un punto di svolta, perché è sincera senza dare ordini né imposizioni. È voglia di allargare i propri orizzonti, di osare, di sentirsi fiere del proprio Caos, di indossare i panni sia di Morgana che di Venere, quando e solo dopo averlo scelto da sole. La condizione della Donna sta migliorando e ho grande fiducia nel futuro. So che 40 contribuirà a farci sentire orgogliose e piene, vive e fiere dell’essere cos’importanti, mai come in questo momento di grande cambiamento del mondo.
Come hai lavorato alla produzione del brano e come si interfaccia con le tue produzioni passate?
40 è nata da un Groove arrivato per caso mentre scrivevo una canzone per un’altra artista. Ho saputo fin dall’inizio che sarebbe stato un pezzo funk perché nella mia testa sentivo la parte dei fiati, poi magistralmente suonati da Piergiorgio Elia e Daniele Moretto. Quando parto dalla ritmica uso meno il piano per accompagnarmi perché solitamente il pezzo si sviluppa fino al ritornello nella mia testa, senza particolari appoggi armonici, così è stato per 40, come per Pachamama,Catarifrangenti e Quanti Cadaveri.
Il ritornello finale e lo Special sono arrivati insieme a Giovanni Ghioldi, in un pomeriggio della scorsa primavera. Volevo che 40 fosse tutta suonata dai miei musicisti, non perché non ami la musica elettronica che adoro, che ho utilizzato più volte in altri singoli precedenti e che riuserò presto, ma perché questa canzone, nata nei Lockdown, aveva anche voglia di farci sentire vicini, ed è stato quindi naturale scegliere di tornare ad un suono più acustico.
Per finire, vorremmo conoscere qualcosa di più sul lato artistico della tua vita. Quali sono stati i momenti più importanti, fino ad oggi, del tuo percorso nel settore musicale?
Il Tour di RTL nel 2003, più’ di 30 date cantando il mio singolo”Easy” e interpretando “Evita” sui palchi più’ belli d’Italia insieme ad artisti grandiosi, i Dirotta su Cuba e la scrittura di Jaz’,”Ansia” cantata da Fiorello su VivaRaiplay, “Amami Forte”nella colonna sonora di Choose Love il film di Thomas Torelli, “Catarifrangenti” citata nel libro di Ivan Foina “L’innovazione è come l’amore”, “Pachamama” al FridayForfuture.
Quali progetti hai per il futuro?
In autunno uscirà un nuovo singolo. In futuro vorrei scrivere ancora per i film e le serie tv, per pellicole in linea con le storie che amo cantare. Voglio continuare ad unire la musica alle altre arti, alla poesia, al cinema appunto, alla qualità e alla sperimentazione artistica, cantando sempre e il più possibile live, scrivendo per chiunque mi ispiri ardore.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Fatemi sapere che effetto vi dà 40! Grazie per aver letto la mia vita attraverso questa bellissima intervista, spero di vedervi presto dal vivo in uno dei miei prossimi concerti.
Marquica for Siloud
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Credits: Marta Scaccabarozzi