InTheMusic: Acate, interview

Acate è un ragazzo di 22 anni che vive in un paesino in provincia di Varese. Nella vita, oltre ad essere un musicista, lavora in ospedale come barelliere e in altri ambiti di logistica. Il suo ultimo singolo si intitola “Livido Blu” ed è un vero e proprio inno alla libertà.

Nome: Francesco 
Cognome: Aiello
In arte: Acate
Età: 22
Città: Leggiuno (VA)
Nazionalità: italiana
Brani pubblicati: sorbonne, livido blu
Periodo di attività: dal 2012
Genere musicale: Urban/R&B
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc

Ciao Francesco, parlaci di te!

Mi chiamo Francesco Aiello, in arte Acate, sono nato il 6 Agosto ‘98, ho 22 anni e vivo a Leggiuno, un paesino in provincia di Varese. Nella vita mi dedico a molte attività: oltre ad essere musicista, lavoro nell’ospedale di Varese come barelliere (sì, esiste un addetto al trasporto degenti) e altre funzioni di logistica (magazzino, farmacia), trasporto prelievi, trasfusioni, ecc.; e tra pochi mesi mi laureo in Storia Contemporanea per cimentarmi nell’insegnamento, in particolare della storia della musica. Mi tengo impegnato, insomma!

Quando e perché Francesco Aiello è diventato Acate?

In origine, il mio nome d’arte era Phra Aiello e pubblicavo dei brani sul web in maniera indipendente. Dopo una decina d’anni e varie esperienze, avevo bisogno di dare voce a qualcosa di nuovo e che fosse originale, che rispecchiasse in toto la mia personalità. Durante i vari lockdown, ho prodotto in home-recording diverse bozze (o, come le chiamo io, ‘’protobozze’’), volendo dare una nuova linfa al mio personaggio. Da quel momento, ho iniziato a pensare ad un nome che potesse dare idea di chi sono, un po’ intellettuale, un po’ storico, un po’ matto, un po’ così, insomma. Allora ho pensato all’Eneide, un continuum tra la mia dedizione per l’arte e la cultura: mi affascinava la figura di Acate, il soldato e amico fedelissimo di Virgilio, che rappresenta lealtà e amicizia, valori che voglio far mostrare nella mia musica e che rappresentano i miei stessi valori. Da lì sono diventato Acate. O, meglio, lo ero già. Doveva solo venire fuori.

Hai incontrato la musica fin da bambino: come ti sei avvicinato a questo mondo?

Quando avevo sei/sette/otto anni ero solito ascoltarmi i cd dei miei genitori sui vecchi lettori, quelli a cerchio di una ventina d’anni fa circa. In quel periodo della mia vita ero timido e chiuso. Quindi, la musica mi faceva viaggiare con la mente, con il cuore, con la mia sensibilità. Scrivevo anche delle poesie, mentre ascoltavo quelle canzoni. Da lì ho capito dell’urgenza di esprimermi a parole mie, con il mio mondo, di voler essere ricordato, rimanere nel tempo. Poi il pianoforte, la danza, il rap, il beatmaking, il cantautorato e tutto ciò che ne è conseguito negli anni, insomma.

Nel tuo percorso musicale sei passato dal rap ad un mondo più urban. In quale genere ti rivedi oggi?

Oggi vorrei immedesimarmi in uno tutto mio, un modo di esprimermi e di suonare personale, originale, dinamico, con diverse influenze e sonorità tra un cantautorato moderno e l’Urban/R&B. Ho sempre ascoltato tutto, da Chopin a Mac Miller, da Bill Evans a Mos Def; dagli A Tribe Called Quest a Berry Signs, da Mac De Marco a Tyler The Creator, Kaytranada, Tom Jobim, Brahms, tobi lou, il cantautorato italiano, ecc. Ho sempre ascoltato tanta musica e trovato ispirazione ovunque. Non riesco a specificare ulteriormente. Ascolto tutto e amo tutto ciò che è fatto bene. Poi chiaramente ciò che ascolti ti entra dentro e lo fai tuo.

Ci sono esperienze musicali che ti hanno particolarmente segnato?

Ce ne sono state diverse. Sicuramente, la prima di tutte, quando ero un ragazzino, la conoscenza di Fabio Caso. Essa è stata fondamentale per il mio percorso musicale, per la sua storia, la sua evoluzione. Una cosa che Fabio mi ha insegnato è stata ascoltare tutta la musica e cercare sempre di capirla, studiarla, perché musica è cultura. Però, ribadisco che ci sono state diverse esperienze fondamentali. Questa, in particolare, è stata la principale, da cui sono partite le altre: la prima tastiera, i primi controller MIDI, i vinili, le esibizioni. Un’altra, sicuramente, è stata la conoscenza di Alberto Rubino e Matteo Aldeni, dai quali, lavorando con loro ad alcuni vecchi progetti al CFM di Barasso (VA), mi hanno permesso di imparare gli aspetti più tecnici dei brani e di introdurmi un modo di vedere la musica e i generi diverso.

Il tuo ultimo singolo, “Livido blu” è un vero e proprio inno alla libertà, com’è nata?

‘’Livido blu’’ nasce durante il lockdown. Stavo lavorando a ‘’protobozze’’ nuove e ho iniziato a suonare un jingle fuori dal tempo e dallo spazio, con una ritmica ballabile, in un certo senso, spensierata. Il mood e approccio sono sempre nella linea ‘’io sono così e mi sento bene così’’, il resto, per citare Califano, è noia. Allora ho pensato ad un testo che potesse essere nella sintonia del ‘’preso bene’’, dando un messaggio che diamo per certo, ma che non lo è: siamo belli così, coi nostri pensieri, difetti, punti di forza e debolezza. ‘’Starò bene solo perché so, urlerò, Figaro’’. Urliamolo tutti insieme e fottiamocene dei canoni. I canoni si pagano e niente più.

Chi ti ha aiutato nella produzione del singolo?

Tutta la mia musica è lavorata in studio con la mano di Jurij ‘’Jurijgami’’ Cirone. Artista, produttore, grafico: lui fa tutto e mi aiuta in tutti gli aspetti del singolo, dalla pre alla post-produzione. Oltre ad essere un collega musicista, Jurij è diventato un fratello, un amico. In più, come sempre, abbiamo il supporto e il sostegno della nostra famiglia Piuma Dischi, Domino Management e Auditoria, con cui abbiamo sempre un confronto diretto.

E come si collega con le tue produzioni passate?

Sicuramente gli aspetti di continuità rispetto al passato si vedono nel mio modo di scrivere ironico e ‘’pirotecnico’’ e la dinamicità dei brani, i passaggi, i cambiamenti, trovare un connubio tra cantato e parlato. Da indipendente avevo elaborato insieme a degli amici un progetto dal nome ‘’21 ottobre’’. Lì dentro, nel suo essere grezzo e acerbo, c’era una sorta di enciclopedia dei generi, una ricerca quasi sociologica: diversi elementi e diverse influenze. Questa caratteristica è rimasta dentro di me e si è evoluta, ha trovato la sua personalità e identità chiare, a fuoco.

Idee per il futuro?

Ci sono sempre tante belle cose da fare e tante novità. Tempo al tempo e si saprà tutto. 

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Musica è condivisione. I preconcetti sono per gli estremisti. Ascoltare e fare musica è per cittadini del mondo.

Acate for Siloud

Instagram:@acatelloo
Facebook: Acate

Credits: PressaCom

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